.: vu-topia
di piko! (del 24/01/2003 @ 12:53:10, in _muy felìz :., linkato 1471 volte)
Una breve proposta per risanare uno Stato distratto
Idee utopistiche per un colpo al cerchio ed uno alla botte: Giovani Artisti Vs Comune

Senza ambizioni, ma con grande fervore, mi capita di giungere alle soluzioni più disparate per migliorare un sistema che tuttavia conosco solo nell'ottica utilitaristica del cittadino, noncurante delle pressioni dei "potenti", dei media, forse anche della malavita, chissà.

Nota postuma: premetto che durante la stesura del saggio, ascoltavo, pensate il caso, l'opera di Giuseppe Verdi, quindi concedetemi il tono un pò polemico, è "quasi" involontario.

Penso a Ferentino, penso allo Stato italiano, partendo dal presupposto che per la solidità di un mandato è necessaria la fiducia e la stima dei cittadini, a cui si può giungere facilmente con opere visibilissime ai più: è necessaria un'evidenza tale da "urtare" gli occhi del passante.
Questo perchè considero la popolazione italiana non tanto antiquata e materialista, quanto ancora poco sveglia per recepire il messaggio di una rivoluzione dei costumi che tanto auspico, imperniata sulla ricerca e sulla cultura.
Perchè non è in dubbio, Italia è cultura, è arte, è turismo. E il turismo fa economia. Chi possiede il patrimonio del BelPaese? Chi così illustri menti?

Opere pubbliche, sistemazione del degrado, principalmente un paese più vivibile caratterizzato dalla presenza di opere d'arte in qualsiasi angolo, questo il mio sogno.

Non è poi così complesso: ogni muraglione di cemento (viviamo in collina, e ce ne sono ad esempio presso Case Popolari, salita da Pontegrande verso S.Antonio, strada per la Stazione, Tofe, San Rocco e sotto il Vascello) può potenzialmente trasformarsi in un'attrazione, con ovvi risvolti positivi per il turismo, vera forza per l'Italia intera.

Primo quesito: chi li realizzerà?
Dimentichiamo la forza di volontà di questi giovani d'oggi, vogliosi "sfondare" con le loro idee, di mettere in mostra le loro pulsioni interiori? Basterà mettersi d'accordo con ragazzi frequentanti l'Accademia di Belle Arti di Frosinone o Roma, o chiedere ai professori dei Licei Classico, Scientifico, Artistico, di selezionare alunni degni di particolare menzione. Vedo già l'espressione illuminata della passione che si accende, dell'ispirazione che dilata le pupille, subito pronti per cominciare : io stesso non vedrei l'ora di potermi mettere all'opera, considerando che il lavoro sarà un dono alla comunità, pubblico, firmato e riconosciuto, ma soprattutto che avrò una tela tutta mia, in cui proporre il meglio della mia creatività.

Secondo quesito: i soldi.
La superficie deve essere trattata per accogliere le opere, e creata anche una struttura atta a conservarle, non contando il materiale per l'esecuzione, ad esempio a mosaico o ad affresco.
Il Comune non ne trova. Ma non è poi così difficile ottenere sponsorizzazioni da ditte, anche dell'ordine delle multinazionali, premendo sui tasti della pubblicità positiva ed organizzando adeguate cerimonie e riscontro sui media.
Gli artisti otterranno una gigantesca vetrina sulla società che si aprirà al loro stile, e l'esperienza di un'opera pubblica celebrata da un'adeguata incisione descrittiva su marmo, affissa vicino l'opera.
Immaginiamo cosa possa significare per un ventenne questa responsabilità e vedere che un Comune serba in lui fiducia: subito estenderà l'invito ai suoi più stretti collaboratori, creando anche un certo movimento nell'ambiente dei coetanei. Chi ama l'arte poi poco se ne importa della vanità, e l'attuazione delle proprie capacità creative sono la migliore gratificazione.

Terzo quesito: cosa sarà delle opere?
Certo, il muraglione (ma è solo un esempio delle possibilità del progetto) necessita di una certa preparazione, che mira ad eleminare l'umidità (quindi isolamento con guaina plastica e catrame, poi stuccatura della superficie da affrescare oppure stesura della malta per il mosaico), ma questo non può bastare perchè le opere vanno anche conservate. Ecco quindi comparire una piccola tettoia (imperniata sul muraglione, non è poi così difficile...) ed una copertura con plexiglass molto rigido, che va ad incorniciare i colossi di colore (anche 30 metri...!), proteggendoli dalle intemperie ma anche da eventuali atti vandalici, e rendendo ancora migliore l'effetto scenico, magari con colonnine di cotto fatto a mano e coppi sulla tettoia. Finalmente un paese curato anche nella periferia, in cui anche le zone più cupe sono ravvivate dal colore in quantità industriali (pensiamo al percorso che facciamo spostandoci verso la Stazione). Infine vigerà una semplicissima legge, la cui attuazione sarà affidata agli autori stessi, o ad un eventuale responsabile di quartiere (vedi considerazioni successive sul servizio civile): chi rompe paga!

Risultato: ma sei scemo?
No, non sono scemo. Ci sono anche altre soluzioni, più semplicistiche ma meno efficaci.
Assegnare con bandi, agli alunni di suddette scuole ed agli interessati, la cura di ognuna di queste superfici. L'autorizzazione ad operare sarà strettamente personale, e loro stessi dovranno trovare modi e mezzi per poter realizzare forse la più grande tela che qualcuno gli metterà mai a disposizione. Quindi dovranno occuparsi del fund-rising con le sponsorizzazioni, con la speranza che il Comune possa dare una mano, almeno con una cerimonia ufficiale, magari la consegna di un riconoscimento, che sarebbe il minimo per chi mette a disposizione il proprio genio. Sarà quindi compito degli artisti curare ogni dettaglio delle fasi di realizzazione e la cura dell'opera dopo di essa.
Affidare queste superfici ad esempio alle opere estive de "Il Gabbiano" per i più piccoli (che si spera continueranno ad essere adeguatamente finanziate dal Comune, poichè tra i pochi segni di vitalità di questo paese). Fondamentalmente il problema resta irrisolto, perchè l'intenzione era quella di ottenere opere imponenti, durature, testimoni dell'evoluzione di artisti, anche se ancora in erba (ma che in futuro potrebbero crescere in importanza), di un bello oggettivo e di importanza culturale e chissà, ce lo auguriamo, un giorno anche storica, monumentale, artistica.
La peggiore soluzione, visto che a volte ai piani alti per non ascoltare tutte queste voci si dà un "contentino" ad ognuno, sarebbe rendere tutte le superfici libere, come spazio comunicativo. Vi avverto di già, succederà l'inevitabile senza un moderatore: caos e immoralità, lo spreco ed un degrado ancora maggiore, basti pensare all'edificio del Liceo Martino Filetico.

Fin qui non mi sembra un proposta utopistica, aspettate di ascoltare le altre...



Passiamo ora dal Comune allo Stato.

Leva obbligatoria e servizio civile: introduciamo la pubblica utilità.

Già da tempo l'Italia è passata su posizioni più pacifiste, come vuole l'articolo 11 della Costituzione. E ci mancherebbe pure, fortunatamente non siamo americani e tra i tanti nostri difetti quel vizietto non c'è.
Ma tutte queste caserme, campi militari ed esercitazioni a cosa servono?
Perchè non si crea un corpo molto più selezionato, formato dai migliori, che si arruolano per scelta personale?
Perchè non si mandano i ragazzi ad crescere in strada, un corpo potentemente forgiato da presidii anti-mafia, dalla lotta al contrabbando e dal controllo dell'immigrazione clandestina?
Mi si obietterà: costa troppo. Si, ma mantenere tutti nelle caserme non costa ugualmente?
Ed ha effetti positivi sul cittadino? Almeno così si potrebbe migliorare la qualità di vita ed innalzare il livello di sicurezza della nostra Italia.
Qui c'è la mia soluzione. Ognuno di noi ha un debito verso lo Stato: chi decide per la leva, chi per il servizio civile.
Oggi anche le donne possono arruolarsi e con la parità il gentil sesso sta rimpiazzando gli uomini nelle posizioni chiave, anche perchè ci sanno fare, diciamolo.
Allora perchè non estendere l'obbligo anche alle donne?
Queste le clausole: leva obbligatoria di 9 o 10 mesi, in strada però, oppure servizio civile di 12-14 mesi (sicuramente meno rischioso, non credete?).
Gli uomini saranno chiamati al servizio di leva e potranno scegliere l'obiezione di coscienza; le donne saranno chiamate al servizio civile e potranno scegliere la leva.
Penserete che sia una precisazione inutile, invece no: è un sottile giochetto di antropologia, pensateci.
In molti, solo per pigrizia, non scelgono, vanno dove sono chiamati.
E' lo stesso per il diritto di voto: purtroppo siamo tutti un pò sfaticati e "comodini", e l'affluenza è sempre scarsa (vedi considerazioni successive sul sistema elettorale).

La forza lavoro a disposizione dello Stato, completamente gratuita, è così raddoppiata. Cosa farne?
Chi decide per la leva si addestra in strada, in situazioni reali con conseguente esperienza diretta.
Gli obiettori come al solito scelgono una loro destinazione ed hanno impegnativi orari di assistenza.
Ma ora sono molti, molti di più: si potrà così introdurre una sottosezione del servizio civile, che è quello della pubblica utilità.
Si parlava prima di responsabili di quartiere: potrebbero tenere sotto controllo le problematiche di zona, comunicarle con report e relative soluzioni.
Ma attenzione a non mettere in mano denaro a questi ragazzi, già ne va perduto tanto in altre tasche prima di farlo arrivare ai quartieri.
Ecco l'occasione per responsabilizzare i giovani, che si impegnano in un ruolo importante nella gestione comunale, che avrà così manodopera a costo zero per molte attività collaterali, come quelle di controllo del traffico all'uscita delle scuole, del verde pubblico, di supervisione dei lavori pubblici (perchè si sa, spesso senza supervisori i tempi di lavorazione si dilatano...cosa fate quando avete i muratori in casa, non li spronate a lavorare sodo?), e questi sono solo pochi esempi delle possibili applicazioni (vedi considerazioni successive sul sistema elettorale).

Torniamo al discorso più generale.
A volte mi chiedo: sarà mai possibile eliminare del tutto le sezioni organizzative riguardanti la guerra, tramite accordi internazionali di non belligeranza reciproca e di disarmo totale?
Una certezza, visti gli interessi in gioco: fin qui non si arriverà mai.
Penso solo a quanti capitali si renderebbero disponibili da impiegare per i cittadini, ma devo ammettere di essere solo un sognatore pacifista.
Però se si creasse un esercito unificato europeo? Nel senso di un corpo comune a tutti gli stati, di numero complessivo certamente inferiore, ma con maggiore qualificazione (volontario che scelgono la carriera) e qualità degli armamenti (molti paesi comprano armamenti comuni)...potrebbe funzionare? Visto che vanno impiegnati solo in missioni di difesa...

Non dimentichiamo il sistema elettorale.

Punto primo. Perchè non si ritorna al sistema precedente, che vedeva il popolo votare le proprie leggi, come vuole la democrazia?
Perchè il nostro tenore di vita deve essere stabilito da chi spesso persegue il proprio tornaconto?
Perchè il nostro interesse passa in secondo piano in favore di quello dei potenti?
Vi faccio un esempio. Sappiamo tutti che dilaga l'assenteismo nelle Camere.
Ma guardacaso quando si è trattato di votare per un aumento di stipendio, tutti erano presenti in giacca e cravatta, e per la prima volta tutti d'accordo: guarda un pò, solo 30 o 40 milioni di lire al mese in tutto.
Sarei tanto curioso di vedere il risultato di queste proposte tra i cittadini...finalmente una normalizzazione tra questi squallidi divari.
Per non parlare delle agevolazioni...in pratica qualsiasi aspetto della vita quotidiana e mondana è gratuito. Cosa dà questo diritto in più rispetto ai cittadini "comuni"? Per non parlare della storia dell'immunità parlamentare....Io, disoccupato, metalmeccanico, ma anche medico e ricercatore, vivo di stenti e di umiliazione, lavoro il doppio di te e non sbarco nemmeno il lunario. E' giustizia?
Calcoliamo quanto lo Stato potrebbe risparmiare senza tutti questi sprechi: come dire, piove sempre sul bagnato, e Marx non si sbagliava a dire che il capitale si sarebbe concentrato via via nelle mani di pochi.
Supponiamo per assurdo che si possano risparmiare 5000 euro x 10 mesi x 600 uomini circa = 30.000.000 euro. Ragazzi, con trenta milioni di euro all'anno (l'anno di 10 mesi, s'intenda...) vuoi che non sia costruita una monumentale opera pubblica, orgoglio nazionale, o restaurati monumenti, o finalmente destinati capitali alla ricerca?!?
Scusate gli innumerevoli voli pindarici, torniamo sulla terraferma.

Punto secondo. Un innovativo sistema elettorale in cui sceglie finalmente il popolo, più giusto, che tenga conto delle irregolarità della distribuzione di capitale, ma che vada incontro alle masse e alla loro pigrizia, portando il voto in casa.
Internet e le telecomunicazioni sono la frontiera.
I sistemi di autenticazione on-line sono ormai una realtà comune, ed ognuno di noi possiede anche una identità virtuale, un avatar che tiene conto di tutti i suoi rapporti con lo Stato, che dovrebbe essere personificato dal fatidico tesserino con il chip, che si spera arriverà prima della notte dei tempi.
Ormai su Internet si può eseguire qualsiasi operazione: transizioni bancarie ed acquisti, richiesta di informazioni e comunicazione di dati (ad esempio l'autolettura per il contatore dell'energia elettrica).
Perchè allora non votare? E per renderlo ancora più comodo, perchè non permetterlo con un semplice messaggio sms dal telefonino (che questa strana cultura vuole quasi in rapporto 1/1 sulla popolazione)?
La procedura: inserire un codice di autenticazione personale (comunicato in via strettamente personale dallo Stato, come si fa con la consegna dei documenti), il numero della legge da votare (ad esempio XXXGGMMAA dove x è il numero della legge g/m/a è giorno/mese/anno, ma non è indipensabile, vedi ragionamento sul numero telefonico) ed il parere (SI/NO, cos'altro di più semplice?), infine inviare al numero comunicato.
Accordi tra Stato e compagnie telefoniche (altro business per l'economia italiana: se lo stato investe su aziende nostrane non può che far bene) permetterà l'acquisizione in affitto delle infrastrutture e delle procedure: qualcuno terrà nota delle votazioni (i tabulati delle compagnie), e per non sovraccaricare i router telefonici si potrebbe istituire un numero diverso a seconda del prefisso (ad esempio tutti coloro che votano da un telefono con prefisso 339 dovranno inviare il parere al numero 339XGGMMAA, così non c'è nemmeno più la necessità di inserire il numero della legge, perchè varia da numero a numero).
Un messaggio di ritorno comunicherà l'avvenuta votazione, o la presenza di errori con la possibilità di correggerli re-inviando il messaggio: eliminate tutte le schede nulle.
Via internet la situazione si semplifica grandemente, considerata la possibilità di interfacce semplici ed esplicative, si potrebbe anche inviare un'email ad un dato indirizzo formattata come l'sms.
Semplicissimo infine calcolare gli exit-poll: con questa gestione informatizzata, scompare tutta la manodopera per la validazione e i giorni di chiusura delle scuole, che tuttavia ricordo con gioia.
Altri soldi che si risparmiano da dedicare alla ricerca e ai servizi al cittadino.
Il problema più evidente è: ma gli anziani sapranno usare internet ed il telefonino?
Ed ecco che entrano in gioco i ragazzi del servizio civile esteso: le forze sono ora raddoppiate, e raggiungere tutti sarà più facile, grazie a delle liste comunali di soggetti da assistire dal punto di vista teconologico.

La mia visione non si conclude a queste idee strampalate, ma non intendo essere prolisso, anzi perdonatemelo.

Allora, cittadini, siete o no feriti nell'orgoglio?
Quando ci organizzeremo in maniera capillare per sovvertire questo ordine ingiusto per noi comuni mortali?