.: qualcuno butta al secchio la cultura
di piko! (del 05/01/2003 @ 18:11:20, in _muy felìz :., linkato 1716 volte)
questo articolo, in tre differenti versioni, è comparso su ciociaria oggi, il periodico dei verdi e la freccia.

HipHop ... c'è qualcuno che butta al secchio la cultura

Capita a volte di trovarsi sull'autobus verso piazza Guadalupe per raggiungere un'amica, e sentirsi chiedere il significato di quei disegni che ti ritrovi sulla borsa che porti sulle spalle (da otto anni ed almeno tre giri del mondo) e che per giunta ti hanno rubato due volte. Tu cortesemente rispondi che li hai fatti quando avevi 14 anni...quindi non rappresentano l'attuale stato di evoluzione del tuo personale stile. Dopo un attimo di imbarazzante silenzio ti si chiede se in realtà sei un writer, e tu, da buon b-boy fiero kaossiano, rispondi di si, precisando che dai tempi dei guai con gli sbirri hai preferito passare al legale. E ti senti rispondere da chi non conosci nemmeno per nome, che (letterale citazione) "non capisci un cazzo". Purtroppo la modestia è una freccia del mio arco, e pur avendone passate un bel pò in vita, sento di doverla all'umanità intera. Rispondo perciò "...sarà pure che non capisco un cazzo (e per giunta mi scocciava perchè ero davanti ad una suora), ma so il fatto mio". Ovviamente il signorino in questione desiderava incessentemente gli elogi di chiunque avesse incrociato il suo cammino, principlmente perchè vestiva oversize, ascoltava con il lettore cd portatile musica hardcore e parlava con uno slang abbastanza strano, in modo da far sentire a disagio chiunque non utilizzasse le stesse parole o semplicemente non ne fosse a conoscenza. Bene.

Sapete, parlerò in parole semplici, parte integrante della cultura HipHop è un detto di AfrikaBambaata, che recita "You wanna battle?!? Battle now!". Cosa significa per i non adepti...una sottile aura di competizione aleggia in ogni contest o jam mai organizzata, una sana battaglia il cui unico scopo è quello di permettere anche a chi è arrivato dopo, di evolvere (altro capisaldo) nello stile, nella mentalità e nella completezza. Peccato che la maggior parte di chi ha aderito a questo stile di vita, abbia completamente travisato il messaggio a cui gente come i membri di ZuluNation o PhaseTwo (solo per dire due nomi abbastanza rappresentativi) hanno dedicato la loro intera esistenza.

Vogliamo fare lezione di morale? Sai caro "mc" (così ti sei definito) di modesta caratura stilistica, hai trovato pane per i tuoi denti...alla base della cultura troviamo un messaggio quasi cristiano di fratellanza: la crew, un gruppo di amici, legati da un patto di sangue, che si riuniscono per una collettiva crescita interiore, sfidando di volta in volta altre crew, non esattamente nemiche (perchè ricordo che non viviamo nel Bronx di New York, ma solamente in una più semplice Italia) in modo da decretare quali siano i più meritevoli del rispetto degli altri, nelle 4 discipline di djing, mcing, breaking e writing. Io stesso mi sono cimentato, con l'impegno che profondo in ogni mio preogetto, in tutte e 4 le arti, ottenendo anche una rispettabilissima posizione nella mia zona. Peccato che non abiti però a Roma...

Se al posto di straparlare, molti di voi conoscessero profondamente l'opera di chi c'è stato prima, mentre in realtà siete a conoscenza solo degli ultimi arrivi, avremmo sicuramente salvato insieme una scena che in realtà in Italia è andata via via morendo. Passiamo per i rimanenti punti che avevo intenzione di rammentarti:

Livello 47, Zona Dopa, Bologna. Cos'è? La cultura della doppia acca maiuscola cerca di aiutare i disagiati. Fratellanza Uno.

Io conosco tutti: ricorda che i vari Game, Gast ... e svariate cricche che nomini come tuoi "amici" in realtà non sono i primi arrivati, non sono i pionieri, e non hanno inventato nulla di nuovo. Ricordi l'Mdf Crew per portare l'esempio di Roma? Rispetto a loro miei simpatici fratelli! Hekto? Nemmeno nei prossimi 2395 anni i tuoi riusciranno a fare uno solo dei suoi 3000 pezzi. Per giunta i tipi che nomini sono conosciuti solo per i loro throw-up e per le tags che in realtà rovinano solo i vagoni di Fs e Metro, magari incise con la punta di diamante (ma non ricorderai l'articolo a cura di PhaseTwo che si intitolava Throw-Up o vomito?). Tutto ciò è fantastico!
Chi come Zio DeeMò, Flycat o Styng273 (solo per fare 3 nomi) ci crede nell'arte (e come me...) non può che sentirsi offeso...dov'è la ricerca stilistica? Dove sono i pezzi su superfici impossibili, a 30 metri da terra come dice Kaos ne "Il Codice"? Vedo solo tagz e sfregi...dov'è il colore? I vagoni... pieni di questo vomito. Riflettiamoci su.

Un pò di slang: "...tu non sei un vero writers". In realtà, per ovvie regole grammaticali dovrebbe dirsi writer, se poi magari credi che sia slang HipHop per chi la scena l'ha fatta questa è una vera e propria bestemmia...sa molto maccheronico. E uno. "Game (pronuncia game) e Game (pronunzia gheim)": se io voglio chiamarlo "game" ne ho tutto il diritto, essendo italiano. In realtà il nome di un writer (per scelta stilistica, dettata anche da una certa furbizia) dovrebbe potersi leggere in tutti i modi possibili. Chi invece copia dai nomi già esistenti (i furboni che si chiamano Phaise, mentre esiste Phase) sento di dire chè un pò un "coglione", nella vera accezione del termine. "...ma tu scrivi?" e qui lasci scoprire facilemente quali siano le tue inadeguatezze: ecco dov'è il punto, scrivi non disegni! Io ci faccio attenzione a dire che disegno! Voi scrivete e basta! Poi mi dici che tu canti...e abbiamo completato l'opera. E questo è negativo.

Tha Fantastic Partners: forse pochi eletti ne saranno a conoscenza, ma a fine anni '70 nasceva a New York una crew in cui era consentito l'ingresso solamente ai ragazzi che semplicemente erano i migliori a scuola, nello studio, a giocare a basket e con le ragazze. Nel senso che dovevano essere assolutamente i migliori della città...infatti alla fine si trovarono in 3, e tra i 3 c'era un certo CaseTwo, che se vogliamo dirla tutta è stato il primo a cimentarsi nel 3d.

La cultura musicale: il superbo esponente della scena romana, lui che conosce tutti, parlava di festini gabber...non ho la minima idea di cosa siano e chiunque lo sappia è invitato a scrivermi, ma di certo chi ascolta e si vanta della prorpia cassettina di musica hardcore, poco ne capisce del resto, considerando del resto un pò di rumore all'altezza del termine musica, che nel mio vocabolario non è poco. Esempi...Neffa, il mio preferito, ma pochi lo conoscono per la sua evoluzione per intero. Ricerca stilistica e musicale, semplice e lineare (esempio tangibile è "Vento Freddo"). Dal soul degli anni '70 (e dopo non sai nemmeno chi è Curtis Mayfield...) alla poesia di Dante. In realtà un dj che non abbia una vastissima cultura musicale non è un produttore, ma sa mettere solo i dischi sul piatto, ed un mc che, come il signorino in questione, non abbia un vocabolario vasto e ricercato, non è degno della mia attenzione per il semplice motivo che manca di cultura.

Alla fine della breve disquisizione volevo introdurre un'altro capisaldo di questa cultura: respect! Detto tipico degli anni '70, che tutti gridano ma nessuno sa cosa significhi veramente. Rispetto per chi è arrivato prima e va bene. Rispetto per chi non si è ancora sfidato, e non è così scontato. Rispetto per il prossimo, per l'ambiente che ci circonda, per chi non ce l'ha fatta, per la storia, per chi ci ama e chi non c'è più, per chi ci permette di trovarci qui, e questo è la radice del male in questo sporco pianeta. Implica cioè di rimboccarci le maniche per cambiare questo mondo che gira dal verso sbagliato.

Pesonalmente la vedo così, HipHop è migliorare. Sostanzialmente il problema non è risolto, ma ora si è capito meglio chi (citando le tue inadeguatezze) "non capisce un cazzo"...

_____

HIP-HOP: QUALCUNO BUTTA AL SECCHIO LA CULTURA...
...ABBAGLIATO DAGLI ERRORI DI CHI LA PRENDE PER MODA.

Non so chi di voi lo ricorda, ma il buon Andy Wharol un giorno urlò tra la folla: "Everyone is an artist! So come and see!" (tutti sono artisti, cimentatevi anche voi!), ed è da tale premessa che possiamo affermare che writing è arte.
Uno stile che si è evoluto, nell'elaborazione e nella precisione delle rappresentazioni, mantenendo le caratteristiche di messaggio sociale; possiede le sue regole, basti pensare che ogni buon writer (dobbiamo chiamarli così, e non "graffitari") ha tale senso civico da curare l'aspetto di zone in degrado a sue spese, così, solo per passione.
Fondamentalmente due cose urtano il writer: la mentalità di chi non conosce questa cultura, e i vandali, proprio perchè troppo spesso i due nomi vengono utilizzati con la stessa accezione.

(Permettetemi tra parentesi delle brevi chiose sui vocaboli utilizzati.)

Capita a volte di trovarsi sull'autobus verso Piazza Guadalupe (Roma Nord), e sentirsi chiedere il significato dei disegni che ti ritrovi sulla borsa che hai in spalla. Cortesemente rispondi che li hai fatti quando eri più giovane, mentre pensi che da quei tempi il tuo stile si è evoluto, non che siano una vergogna, solo un ricordo.

Dopo un attimo di imbarazzante silenzio ti si chiede se ti definisci writer: da buon b-boy fiero kaossiano (Kaos, cantante della scena dei centri sociali, definiva b-boy fieri quelli "seri") rispondi di si, precisando che dai tempi dei guai con le forze dell'ordine hai preferito passare al legale.
E ti senti rispondere da chi non conosci nemmeno di vista (letterale citazione): "certo che non capisci proprio un ca**o".
Silenzio, come per dire vabbè, non fa niente.
Era ovvio che il signorino in questione desiderava elogi, principalmente perchè vestiva oversize (vestiario largo, derivante dai metalmeccanici degli anni 60 americani), ascoltava musica hardcore (genere che poco si coniuga con radici musicali nel rhythm'n'blues e nel soul) e parlava in slang stretto.

C'è un detto di AfrikaBambaata (fondatori di Zulu Nation, organo mondiale per la diffusione positiva della cultura), che recita "You wanna battle?!? Battle now!" (Vuoi combattere? Fallo ora!).
In ogni contest o jam aleggaia sempre una sottile aura di competizione, si è pronti ud una battaglia il cui unico scopo è quello di permettere, anche ai nuovi adepti, di evolvere (altro capisaldo) in stile e mentalità.
Molti hanno però travisato i messaggi e i valori, oserei dire cristiani, che sono alla base della cultura: fratellanza, rispetto ed una continua ricerca finalizzata alla crescita.

Pensiamo a Livello47, ZonaDopa, Bologna. Cos'è? La cultura della doppia H maiuscola cerca di aiutare i disagiati con un centro sociale tra i migliori d'Italia; quanti salotti no-global positivi e costruttivi, quante comunità di recupero; pensiamo che ZuluNation lavora per l'alfabetizzazione nei paesi sottosviluppati e nella lotta all'AIDS. All'inizio la battaglia era per i diritti dei neri d'America. Fratellanza Uno.

Respect! Per il prossimo, per l'ambiente che ci circonda, per chi ci ama e chi non ce l'ha fatta, per la storia, per il lavoro degli altri, per chi ci permette di trovarci qui. Hip-Hop implica cioè di rimboccarci le maniche per cambiare questo mondo che gira dal verso sbagliato, in molti campi che esulano dall'arte fine a se stessa.
Consideriamo la situazione romana: sempre meno artisti, sempre più ragazzini con le loro tag e i loro throw-up-vomito (chi ricorda quel che disse Phase2 a proposito?). A Roma si dice "scrivi", non "disegni". L'effetto è disordine e degrado, anche di edifici con importanza monumentale o appena restaurati. Sbagliato.
Rispetto Due.

Riflettiamo infine sul punto più importante con degli esempi. Tha Fantastic Partners, fine anni '70, New York: una crew in cui potevano entrare solo i migliori nello studio, nello sport, con le ragazze... Nel senso che dovevano essere assolutamente i migliori: alla fine si trovarono in tre, me ne uscirono tre artisti. Un dj che non abbia una vastissima cultura musicale non è un dj, sa solo mettere solo i dischi sul piatto (ed è l'esempio di molti), ed un mc senza vocabolario vasto e ricercato, non è un mc, perchè manca di cultura.
Evoluzione Tre.

Pesonalmente la vedo così, HipHop è migliorare. Sostanzialmente il problema non è risolto, perchè il male è profondamente radicato nell'uomo, ma ora si è fatta chiarezza su chi (citando le troppe inadeguatezze) "non capisce un ca**o"...

_____

IN RISPOSTA ALL'ARTICOLO DI CRISTINA IORIO APPARSO IL 29 DICEMBRE 2002 SI CIOCIARIA OGGI

Al di là della cultura, ricordiamo esserci il dovere di cittadini.
Rovinare così, peraltro per una semplice tag, uno dei pochi angoli rifiniti del centro, è un gesto che lascia trasparire l'assoluta inconsapevolezza con cui agiscono molti di quelli che l'immaginario collettivo identifica come writers.

Rifiutando l'identificazione con gli autori, si intende invitare i cittadini a non generalizzare sulla tematica writing: è anche rispetto per l'ambiente che ci circonda, per il decoro urbano e per il lavoro altrui.
In passato anche altri hanno sbagliato, ma è importante che poi siano cresciuti con la giusta mentalità, riconoscendo l'errore, prodigadosi per riparare, condividendolo con i coetanei.
Quindi no categorico a questo genere di interventi, che sono definiti vandalici anche dall'etichetta della cultura hip-hop.

E' palesata così una fondamentale, quanto necessaria, componente in questi ragazzi di oggi, spesso considerati apatici e tanto immobili dalla "critica": un'istintivo bisogno di esprimersi, in modi e stili differenti, di esternare sentimenti che un oppressivo sistema scolastico-lavorativo reprime, e di realizzare sogni che una società troppo orientata al successo, all'escalation sociale, allo status symbol, al consumismo costringe a chiudere in un cassetto.

No, non è l'apologia dei ragazzi: sono cuori che battono tra il grigiore di un ambiente socialmente poco stimolante, sono menti che palpitano di curiosità per la cultura, e animi che disprezzano la corruzione dei costumi dei "grandi", da cui dovremmo prendere esempio. E' creatività che nasce, e potenzialmente crescere in arte.