.: e allor ti dico questo
di piko! (del 04/10/2003 @ 18:21:02, in _muy felìz :., linkato 1509 volte)
e allora ti dico questo.

un pò di saggezza.
il poeta cinese del decimo secolo poo' chi i scriveva poesie. ne andava fiero, perchè erano lo specchio del suo animo semplice, non corrotto da nessun ideale, da alcuna restrizione di orizzonte, aperto alla conoscenza. portava le sue poesie ad una contadina, che abitava appena si apriva la vallata, che era una delle persone più anziane che conosceva. la contadina non sapeva nè leggere nè scrivere, e non si era mai posta altri problemi all'infuori della sopravvivenza, come se fosse un semplice mammifero. il poeta le leggeva le sue poesie, cambiando poi definitivamente nel testo tutto quel che risultava poco comprensibile alla contadina. la storia ci tramanda poo' chi i come uno dei più grandi poeti di tutta la lunga storia degli imperi cinesi.

credo che il fiato, e di conseguenza le battute sulla tastiera, la corrente elettrica ed il costo della connessione, lo spazio per allocare memoria sui server ma soprattutto il tempo, non vadano sprecati.
è un inno alla semplicità, all'essenzialità. quando le persone si nascondono dietro l'ermetismo, dietro discorsi che solo loro possono capire, perchè talmente intimi da tagliare fuori tutto il resto del mondo, le loro parole non servono a nulla. l'uomo stesso non esisterebbe se non in rapporto con gli altri, è in fin dei conti un animale sociale. un eremo tibetano può raggiungere la saggezza, ma non rimarrà mai per tutta la vita da solo. scenderà al limite dell'anzianità a valle, per scegliere un suo discepolo, che lo accudisca fino a vederlo morire, ma che custodisca ed amplii la saggezza fino ad allora raccolta.

è abbastanza ora con le parabole.
alcune parole, messe in fila in un certo ordine, hanno un suono musicale, che dipende anche dalla loro raffinatezza. ma non è detto che abbiano un senso.

quel che ho letto su questo blog è assolutamente ermetico e personale, è un canto interiore.
la radice di questo comportamento è da ricercare nella assoluta mancanza di empatia di chi scrive, verso il resto del creato. le preghiere non sono lamenti che implorano l'impossibile. chi prega sa che nelle preghiere non si chiede nulla. chi prega è fuori dal tempo. nella preghiera si ringrazia di esistere, perchè chi prega sa che non necessita di null'altro che non sia un senso di fusione col tutto che lo circonda. nella preghiera risiede una forza immensa, che a pensarci è quella del solo pensiero. io prego in molte occasioni, e principalmente quando cammino per strada ed incrocio sguardi e sconosciuti. prego perchè la terra che calpesto esiste, e perchè ho piacere e sentirla sotto i piedi. ringrazio quando vedo un bimbo, o quando posso sorridere. mi sento solo in un vasto deserto di uomini, ma è una condizione che non mi preoccupa, visto che non ho nulla da chiedere. ecco perchè io parlo chiaro: non ho nulla che mi leghi realmente alla vita, se non il piacere che provo a pensare che tutto questo sia reale.
il tempo schiavizza chi lo considera, chi ci pensa, chi lo conta, chi non ama che passi.
chi scrive dovrebbe allora ricredersi, ed amare principalmente quel che non conosce, o quel che non vuole conoscere.