.: media defender own crackdown?
di piko! (del 02/01/2008 @ 02:40:02, in io contro tutti, linkato 2505 volte)
durante le mie ricerca per la proprietà intellettuale, non potevo che imbattermi nell'uragano internettiano di settembre 2007: il fatto che media defender, società di hacker professionisti, fosse al soldo delle più grandi multinazionali hollywoodiane e musicali per quantomeno ostacolare il file sharing.
traduco allora per gli italiani una serie di articoli assolutamente da leggere, tra i quali una importante intervista a broke-p comparsa su torrenfreak. chissà perchè queste cose da noi non arrivano mai in televisione. anzi, forse una idea ce l'ho: i colletti bianchi queste cose non le capiscono.

un breve riepilogo: piratebay.org è il più grande sito per torrent. media defender lo attaccava continuamente nei varii modi che leggerete, e gli svedesi se ne sono accorti, mica son scemi. con impegno sono allora riusciti a rubare a media defender 700 mega di traffico email interno, con in mezzo di tutto: resoconti dettagliati delle attività, come stipendi e carte di credito, e foto delle vacanze. in più, in tempi successivi, hanno anche intercettato una chiamata via skype tra media defender e l'fbi, per una questione di pedofilia. ma questa è un'altra storia.

un altro punto chiave della questione è che miivi.com, sito trafficatissimo da cui scaricare video, era tenuto in piedi proprio da media defender, allo scopo di denunciare tutti gli utenti. bella roba.
ma il fatto più grave è che la lobby del cinema hollywoodiano e le multinazionali del pop caramellato scadente si permettono di agire contravvenendo alla legge, restando tuttavia impunite. se vi andate a cercare i documentarii steal this film parte uno e due, prodotti sempre dalla stessa cricca di cui vi parlo, e con la quale sto intrattenendo proficue discussioni, scoprirete che ci sono state pressioni da parte dei potenti americani sull'ambasciatore svedese, e di conseguenza sul ministro della giustizia e sul capo della polizia svedesi, per far chiudere piratebay.org. questo non è corretto, anche perchè per le leggi svedesi non c'è alcun motivo per chiuderlo. si sono allora inventati che i server contenevano materiale pedofilo, e dopo il nuovo sequestro di pirate bay si è scoperto che era una mossa per quantomeno diminuire le attività in concomitanza al lancio di un qualche kolossal noioso.

sapete allora il buon broke-p cosa ha fatto? scoperti i continui attacchi di tipo denial of service ed altre porcherie perpetrate da mediadefender, ha denunciato i mandanti nelle loro sedi in svezia. denuncia seguita da lettere minatorie di avvocati, alle quale vedrete come hanno risposto. non capisco perchè gli americano credano di esser il centro del mondo: la loro mpaa, il loro digital millenium act, non sono mica validi nel resto del mondo! e poi dicono che vogliono esportare la democrazia... ehm. la tirannide!

Non è comunque la prima volta che le società di antipirateria [RIAA in testa] si comportano in modo palesemente illegale o, quando va bene, semplicemente immorale. Questa però è la prima volta in cui, concretamente, una organizzazione che da anni sfida l’antipirateria [rifugiandosi in paesi in cui le leggi sul diritto d’autore sono meno soffocanti] può intentare una causa contro tali società e per i loro mandanti [le case discografiche, ad esempio].

Dalle mail si evince senza ombra di dubbio che Media Defender:

1] ha creato un sito di ricerca di file torrent [miivi.com, ora defunto] per intrappolare e perseguire penalmente chiunque scaricasse materiale protetto da copyright tramite i loro tracker.
2] ha ripetutamente distribuito in rete milioni di file torrent “spam” per scoraggiare il traffico peer-to-peer [e molto probabilmente continua a farlo].

media defender si auto descrive[va] come "leading provider of anti-piracy solutions in the emerging Internet Piracy Prevention [IPP] industry" [leader nel fornire soluzioni anti pirateria nell'industria della prevenzione della pirateria su internet] e veniva ingaggiata dalle case di produzione cinematorgrafia per rendere il file-sharing illegale il più difficile possibile.
l'infame download fermo al 99.9% su torrent spy è forse il più famoso esempio di come lavoravano.
La corporation, che ha sede a Santa Monica [California], ha messo in piedi una rete di oltre 2mila server con nove gigabit di banda per la connessione ad Internet. Grazie a questa imponente infrastruttura, offre ai propri clienti un servizio completo per combattere la diffusione abusiva del loro materiale: il listino prezzi varia da 5.000 dollari per una "copertura base", fino a 15.000 per un lavoro più complesso e prolungato.

Ciò che conta è l'approccio tenuto da MediaDefender: forse è impossibile impedire che presto o tardi il film di cassetta finisca nelle maglie dei pirati ma, ricorda il Guardian, si può cercare di rendere le cose più complicate a chi decide di infrangere la legge e scaricare un torrente di musica o di video dalla rete. Nate Anderson, in un bell'articolo su ars technica, riassume in quattro punti le principali strategie adottate dalle major per scoraggiare gli utenti: nell'ordine di efficacia si passa da Decoying a Spoofing, passando per Interdiction e Swarming.

La tecnica di diffusione dei cosiddetti "Decoy", vale a dire file esca condivisi proditoriamente per sviare l'attenzione degli utenti dalle copie reali, non si è rivelata un successo [ed ha anzi avuto anche risvolti polemici]: può essere snervante per i neofiti, ma i frequentatori esperti dell'universo BitTorrent e eDonkey hanno in breve sviluppato adeguate contromisure per riconoscere la "fuffa" messa in circolazione dalle major.

Con "Spoofing" in questo caso ci si riferisce al sistema creato da MediaDefender per interagire con le reti P2P: a chi cerca materiale vengono forniti risultati fasulli, che scoraggiano dal proseguire oltre la ricerca.

"Interdiction" prevede invece un approccio differente: invece di depistare l'utente, si procede ad impedire, a chi distribuisce, di svolgere il proprio ruolo. Questa tecnica viene impiegata soprattutto durante i primi giorni di diffusione di un album molto atteso o di un film cult: saturando la banda in upload del pirata con centinaia di richieste fasulle, si diminuisce drasticamente la sua capacità di condivisione.

Infine "Swarming": inquinare un torrente BitTorrent con un flusso di frammenti vuoti o corrotti, come ha fatto in passato il noto network via cavo HBO. Sebbene il protocollo sia in grado di scartare questi pezzi difettosi, il risultato finale è un drastico peggioramento delle prestazioni complessive, che si traduce in un download lentissimo del file in questione.

Queste tecniche funzionano? Jonathan Lee, vicepresidente di MediaDefender, ammette che probabilmente non è possibile arrestare lo scambio del materiale: ma rallentarne la diffusione consente alle case di produzione di garantirsi una finestra temporale nella quale è possibile vendere il proprio prodotto e incassare soldi, senza doversi preoccupare della concorrenza di chi distribuisce gratuitamente [ed abusivamente] il frutto del loro lavoro.

Le frecce all'arco delle major non si esauriscono qui: ci sono altri metodi, alcuni discutibili e altri al limite della legalità, sviluppati per proteggere le royalty. Certe tecniche hanno goduto di molto successo e non mancano neppure le trovate originali, ma tutte testimoniano quanto discografici e cineasti siano pronti alla battaglia [grazie anche all'appoggio dalle proprie lobby politiche].

Tra i principali incubi dei pirati [e non solo] ci sono i rootkit, che una volta installatisi nel sistema provvedono a tenerlo sotto controllo all'insaputa del proprietario: queste tecnologie tuttavia non sono esenti da difetti, che possono in alcuni casi danneggiare anche ignari clienti in regola con la legge. Per combattere questa minaccia è intervenuta di recente Grisoft: il suo nuovo anti-rootkit gratuito impedisce la contaminazione dei sistemi, proteggendoli dai rischi.

Tra i meccanismi meno invasivi ci sono i filtri, come quello pensato per le università o quello per il traffico dei provider: sebbene l'efficacia di questi strumenti resti discutibile, i consumatori non tardano a costruirsi delle alternative che eliminino la necessità di ricorrere alle reti aperte. E a premere contro certe soluzioni è anche il crescente numero di società che oggi sceglie il P2P come strumento di distribuzione del proprio prodotto.

Infine ci sono i crackdown, vale a dire la cancellazione o la messa offline di un sito di riferimento per la comunità dei pirati: una strategia seguita più volte dalle major, che tuttavia non ottiene sempre l'effetto desiderato.

Nonostante tutto, il fenomeno del P2P continua a restare vivo e vegeto. La sua maturazione lo ha portato anche ad avvicinarsi alle esigenze dei colossi dell'intrattenimento, oppure ad offrire la collaborazione nell'eliminazione del materiale sgradito.

Adesso le aziende pensano di sfruttare questi protocolli: la stessa MediaDefender è la capofila del tentativo di impiegare il Decoying per distribuire materiale pubblicitario, facendosi pagare per questo da artisti e sponsor, mentre alla YuMe Networks lavorano alle pubblicità su BitTorrent. Se questo meccanismo potrà costituire il metodo per riportare il download pirata alla legalità, sarà solo il tempo a dirlo.

cominciamo allora a ridere con la lista dei bersagli in cui media defender postava files fake relativi a prodotti 20th century fox, in modo da ridurre la possibilità di scaricare i loro pessimi blockbuster, proprio il giorno d'uscita nelle sale. la teoria è limitare le perdite, non eliminarle. pirate bay e mininova sono in fondo alla lista ordinata per efficacia, semplicemente perchè si erano accorti che gli ip dai quali media defender uploadava immondizia eran sempre li stessi: basta inserirli in una blacklist.

From: Pedro C.
To: Octavio H.
Subject: RE: Fox torrent sites

Here is the Fox list site we protect on....from strong to low presence, in that order.

-Bitenova.org
-Torrentportal.com
-Torrentreactor.to
-Isohunt.com
-Torrentbox.com
-MyBittorrent.com
-Torrentspy.com
-Mininova.org
-ThePiratebay.org

The following are sites where we additionally post torrents.

-Meganova.org
-Worldnova.org
-Fenopy.com
-BTmon.com
-BTjunkie.org
-Snarf-it.org
-Bushtorrent.com
-Fulldls.com
-Extratorrent.com
-torrentlocomotive.com

~Pedro

per inciso: la lista che trovate indica quali siti evitare per non scaricare contenuti fasulli, o ancora peggio, per non aver il proprio ip incluso in una lista bersaglio per azioni legali.

La prima reazione di Media Defender alla pubblicazione del blocco di email come file [ovviamente torrent!] da scaricare liberamente è stata quella, quasi prevedibile, del cease-and-desist a tutti i siti che indicavano come scaricare le mail. I risultati però non sono stati all’altezza delle attese, come si evince dalla risposta dei responsabili di MediaDefender-Defenders [coloro che son riusciti a prelevare le email] e Meganova [qui se ne leggon delle belle]:

"Hello, Mr. Bob Gerber.

First off, this e-mail may not be a complete statement of fact, fiction,
and I fully reserve a right to change my mind if I feel like it.
Etc. Oh! Also, this e-mail addresses MD, not your law firm.
I didn't feel like digging through the database for an e-mail address, so here I am.

So! I'd like to make you aware of the following facts:
* You don't have any jurisdiction in Norway.
* The server is located in Norway.
* I'm located in Norway.
* Norway is not the United States of America.

That appears to preclude you from pursuing anything but a pointless scenario of
e-mailing me in the middle of the night.

However, fear not! The super-duper Server Admin From North may just yet save you.
See, if you provide a server in the US, I can upload everything there and redirect
the domains - then you can C&D that provider, and let the owner of the server
put in another redirect. Soon, after about a couple hundred C&D's, we'll reach
a state where any client (internet browser) will decide that it's in a loop, and shut down.

You could also pay me a lot of money. That might help. That'd actually help immediately.

But as it stands, it appears that your legal grounds for throwing letters at me
claiming this-or-that is shaky enough that you might want to relocate.

I look forward to your prompt reply. If no such reply is recieved within six hours,
I consider this case null and void as I'm an impatient man.
Well, it's already null and void, it'll just get nuller and voider.

Best regards,

Person Who Fakes His WHOIS Information"

ovvero:

"salve, signor bob gerber.

prima di tutto, questa e-mail potrebbe non esser una completa affermazioni di fatti o finzione e mi riservo il totale diritto di cambiare idea ed opinione riguardo quel che sto per scrivere.
eccetera. ah! aggiungo che invio questa risposta a media defender, non ai vostri avvocati.
non mi va di scavare nel database per un indirizzo e-mail, così eccomi qui.

allora! mi piacerebbe farvi presenti i seguenti fatti:
* non avete alcuna giurisdizione in norvegia.
* il server è situato in norvegia.
* io sono in norvegia
* la norvegia non sono gli stati uniti d'america.

questo sembra precludervi quasiasi possibilità di perseguire qualsiasi cosa che non sia mandarmi inutilmente una e-mail nel bel mezzo della notte.

comunque, fa nulla! il super-fico amministratore che viene dal nord potrebbe avervi appena salvato.
vedete, se mi date un server negli stati uniti, posso caricarci su qualsiasi cosa e fare un redirect tra i domini - così potrete inviare una lettera cease&desist al provider, e permettere al proprietario del server di fare un altro redirect. e così, dopo un centinaia di cease&desist, raggiungeremo uno stato di cose in cui ogni client [browser per internet] potrà vedere che si è formato un anello, e magari chiudere la questione.

potete altrimenti pagarmi un sacco di soldi. potrebbe aiutare. anzi, aiuterebbe immediatamente.

ma come stanno le cose, sembra proprio che le vostre conoscenze in legge siano abbastanza scarse, visto che mi subissate di lettere che chiedono questo o quello. forse è il caso di cambiar mestiere.

allora, facciamo che io aspetto una vostra immediata risposta. se non ottengo alcuna risposta in sei ore, considererò la questione nulla e risolta perchè sono una persona impaziente.
bene, è comunque nulla e risolta, e sarà in futura solo ancor più nulla e risolta.

le mie migliori congratulazioni,

la persona che camuffa il proprio whois
"

bene, molto elegante. ma questa... :

“Dearest little asstunnels,

Let me start off by thanking you for your pitiful attempt to have your e-mails removed from the entire internet.
In case you haven’t noticed, this site is located in Europe [I hope you can point it out on a map] where your stupid copyright claims have no base.

But fair is fair, you guys did suffer over the past week so here’s bit of advice to you:

Fuck you!
Fuck you again!
Fuck you again and again and again!”

ovvero

"carissime testine di minchia,

fatemi cominciare nel ringraziarvi per il vostro penoso tentativo di far rimuovere le vostre e-mail dall'intera rete globale.
in caso non l'abbiate notato, questo sito risiede in europa [spero possiate individuarla su una mappa] dove le vostre stupide richieste sul diritto

d'autore non valgono.
ma quel che è giusto è giusto, voi ragazzi avete penato un bel po' la scorsa settimana quindi ecco un piccolo consiglio:

vaffanculo!
fottetevi!
fottetevi e vaffanculo ancora un volta!"

a dir poco grandioso.

Non bastasse la derisione, e arriviamo al punto, è di ieri la notizia che The Pirate Bay avvierà un’azione legale contro 10 multinazionali, tra cui Twentieth Century Fox, Sony e Universal, basandola su quanto emerge dal contenuto delle email:

“Thanks to the email-leakage from MediaDefender-Defenders we now have proof of the things we’ve been suspecting for a long time; the big record and movie labels are paying professional hackers, saboteurs and dosers to destroy our trackers.
While browsing through the email we identified the companies that are also active in Sweden and we have tonight reported these incidents to the police. The charges are infrastructural sabotage, denial of service attacks, hacking and spamming, all of these on a commercial level.”

permettete una traduzione:

"grazie al recupero delle e-mail interne da parte dei mediadefender-defenders [i protettori da mediadefender, ovvero il gruppo di hacker che è riuscito a pescare le e-mail] ora abbiamo prova di ciò che sospettavamo da tempo; le più grandi compagnie discografiche e cinematografiche stanno pagando hacker professionisti e sabotatori per distruggere i nostri tracker.
rovistando tra le email abbiamo identificato le compagnie che sono attive anche in svezia ed abbiamo denunciato i fatti alla polizia. le accuse sono di sabotaggio delle infrastrutture, attacchi di tipo denial of service, hacking e spam, portati ad un livello commerciale."

Scommetto ci sarà di che divertirsi, anche se nulla si sa sull'andamento delle indagini.

quel che accade in questo caso [escluso in italia!] è l'effetto streisand, termine utilizzato per descrivere un fenomeno mediatico su internet dove un tentativo di censura [in particolare le lettere di tipo cease and desist] ottiene l'effetto contrario, ricevendo enorme risonanza in brevissimo tempo.
il termine nasce nel 2005, riferendosi alla denuncia nei confronti della fotografa Kenneth Adelman e Pictopia.com per un risarcimento di 50 milioni di dollari, perpetrada da barbara straisand, che voleva rimuovere la foto aerea di casa sua da un set di dodici foto della linea costiera californiana, per presunti motivi di privacy. certo che queste star non si appagano mai, ed i soldi li vanno a cercare in ogni modo.la Adelman affermò che stava documentando l'erosione della costa, come parte del progetto California Coastal Records.

Andy Greenberg di Forbes cita altri tre casi tipici:
bloccare la pubblicazione su digg delle chiavi che bloccano i dvd-hd - “The online uproar came in response to a series of cease-and-desist letters [...] demanding that the code be removed from several high-profile Web sites. Rather than wiping out the code, [...] the letters led to its proliferation on Web sites, in chat rooms, inside cleverly doctored digital photographs and on user-submitted news sites. [...] The ironic thing is, because they tried to quiet it down, it’s the most famous number on the Internet.” “[...] at this writing, about 283,000 pages contain the number [...] There’s a song. Several domain names including variations of the number have been reserved.” Google attualmente riporta 700,000 siti contenenti il numero in questione.

un video di Bhumibol Adulyadej, re di Thailandia, ritoccato in modo da sovrapporre dei piedi sul suo cappello, ha portato il governo thailandese a denunciare youtube: “The Thai government charged the site with lèse majesté, insulting the monarch, and [...] banned the site altogether. YouTube users around the world responded by posting a series of Bhumibol-bashing clips, some even more offensive than the originals [...] Each clip has been viewed tens of thousands of times”.

per non pensare agli scandali porno, tra cui spetta un posto d'onore a quello della star televisiva brasiliana Daniela Cicarelli, ripresa durante un rapporto sessuale con il fidanzato su una spiaggia spagnola. il punto è che per via di quel video, youtube fu bloccato in brasile!

ed ecco che anche la nostra storia ha goduto dell'effetto straisand, ma come già detto escluso in italia.
non che sian cose nuove, a giugno l'ifpi, che rappresenta i fonografici nel Mondo, ha messo nero su bianco i dieci fatti così scomodi da essere spesso sottovalutati e persino dimenticati dai media come dagli utenti. Questo il suo modo, evidentemente, di considerare fatti che, a detta di IFPI, sono un decalogo che dev'essere un monito e una ispirazione per tutti.

Nessun preambolo, nessuna statistica roboante, nessun link agli studi che vengono citati qua e là, solo inossidabili certezze: la colonna infame di IFPI dà per scontato che The Pirate Bay incassi bei soldoni con la pubblicità, che Allofmp3.com sia il nemico numero uno dei popoli liberi delle Terre d'Occidente e che l'impossibilità di acquistare sempre e comunque originale non sia affatto una scusante per chi, in fin dei conti, se la passa abbastanza bene da potersi permettere di comprare prodotti legittimi.

Una classifica che fa sorridere qualcuno e pur tuttavia indicativa delle priorità in seno alla campagna anti-pirateria che i discografici perseguono da anni. Un decalogo, cioè, che rappresenta anche una sorta di dichiarazione d'intenti, un elenco del come IFPI e i suoi avvocati, coltello tra i denti, si preparano a difendere fino all'ultimo lo status quo dello showbiz musicale.
Ma ecco la classifica delle "dieci scomode verità sulla pirateria musicale":

1. The Pirate Bay, la baia dei torrentisti che continua a fruire di un vento favorevole è considerata da IFPI "una delle ammiraglie del movimento anti-copyright", che genera migliaia di euro in ricavi provenienti dall'advertising nonostante continui a propugnare la sua "retorica di musica gratuita contro lo status quo".

2. Allofmp3.com, il portale russo che vende mp3 a prezzi stracciati, non possiede nemmeno una singola licenza da alcuno dei membri di IFPI, è stato disconosciuto dai detentori dei diritti in tutto il mondo ed è nei guai con la giustizia del suo paese. Va chiuso senza appelli, secondo i discografici, poco inclini a nutrire incertezze sulla verità dei fatti e sulle reali motivazioni dietro l'ostracismo internazionale nei confronti del sito.

3. La vendita di CD contraffatti aiuta il crimine organizzato e "persino i gruppi terroristici" a guadagnare denaro utile alle loro attività illecite e a ripulire denaro sporco.

4. I condivisori di brani musicali illegali sul P2P non si curano del fatto che il lavoro messo in circolazione senza autorizzazione provenga da una delle grandi sorelle musicali o da una etichetta indipendente. Oltre a danneggiare le major insomma, chi scarica a scrocco uccide anche il prosperare delle piccole realtà musicali alternative.

5. Guadagni ridotti per le major significano meno fondi disponibili per investire capitali di rischio negli artisti dell'underground musicale, spingendo così le etichette ad investire in starlette facilmente smerciabili in stile American Idol. Ragionevole, dicono in molti, gli stessi che chiedono spiegazioni sull'affaire di Fiona Apple, il cui ultimo album è stato prima messo a riposo forzato per anni, è stato poi "liberato" dal P2P e infine fatto uscire in versione depotenziata per accomodarne lo stile con i - presunti - gusti del grande pubblico.

6. I provider di accesso alla rete spesso pubblicizzano la possibilità di scaricare musica attraverso i propri servizi, ma piuttosto che impegnarsi in una sana azione di filtraggio - o che almeno è quella che IFPI appare volere - facilitano altresì la distribuzione illegale dei contenuti su larga scala.

7. Il "movimento anti-copyright", come lo definisce l'organizzazione, non crea lavoro, non movimenta merci, non produce ricavi dalle tasse o crescita economica. Tutto ciò che fa è "pontificare su un mondo commerciale di cui conosce ben poco".

8. Pirateria non significa povertà. A tal proposito IFPI cita uno studio del professor Zhang di una università cinese, secondo il quale i cittadini cinesi che acquistano prodotti pirati appartengono principalmente alle classi medie e alte.

9. Sapere che condividere sul P2P materiale illegale è contrario alla legge anzi peggio, "sbagliato" in senso etico, morale e materiale non ferma i condivisori. Almeno finché non vengono colti con le mani nel sacco e messi di fronte alle loro responsabilità, secondo un altro studio del gruppo australiano antipirateria MIPI.

10. Con il P2P, questa la verità finale di IFPI, non si scoprono affatto nuovi artisti e nuovi generi musicali. A dimostrazione di ciò il fatto che la musica più frequentemente condivisa sulle reti di scambio sia quella popolare, quella che va per la maggiore. Ma è davvero così? L'esperienza degli utenti nei forum sembra indicare da sempre l'esatto opposto. Artisti come i Razorlight, i 24 Grana o i Durutti Column se non fosse per la diffusione della rete forse sarebbero sconosciuti a molti dei loro attuali fan.

come risolvere la situazione? è quel che sto cercando di capire, magari buttando giù una vera e propria proposta legislativa. ispirandomi a quel grand'uomo che è broke-p: sfuggente, invisibile, protetto da una cortina di ferro. per concludere vi traduco quel che son state le sue risposte:

What is the main reason why you decided to file charges?
Brokep: To make the big companies aware about their own wrong doings. They are huge corporations where I’m sure a lot of different people decide. I don’t want that to be an excuse, I want them to take their crappy methods and stop their wrong-doing. They are going around accusing the pirate community for doing immoral stuff, when they do illegal stuff. We need to make a statement that just because something might be hard to fight it doesn’t mean that laws do not imply in the case.

qual è il motivo per cui hai deciso di denunciare tutti?
broke-p: per far si che le grandi compagnie si accorgessero dei loro comportamenti scorretti. sono grandi multinazionali in cui son certo che a prender decisioni siano molte persone. non voglio che sia una scusa, voglio che prendano i loro merdosi metodi e la smettano. vanno in giro ad accusare la comunità dei pirati perchè scaricare files è immorale, mentre loro fanno cose addirittura illegali. dobbiamo rimarcare che se una cosa è difficile da combattere, non è che possiamo dimenticarci le leggi.

In your blog post you said that the MediaDefender leaks started all this. Have you contacted MediaDefender about this suing of their clients?
Broke-p: Yes. I talked to Randy Saaf, he sounded like a nice guy but he didn’t want to talk about it. He basically said “you do what you have to do” and honestly - if it were my clients, I would be a bit more eager to not get them in trouble.

hai scritto un post nel tuo blog in cui dici che la fuoriuscita di dati da mediadefender ha dato origine a tutto questo. li hai sentiti?
broke-p: certo. ho parlato a randy saaf, mi è sembrato un ragazzo tranquillo ma non ne ha voluto parlare. ha semplicemente detto "fai quel che devi fare" ed onestamente - se fossero stati miei clienti, sarei stato più attento a non metterli nei casini.

What’s the legal status of the leaked emails, can they be used in the lawsuit as evidence?
Brokep: Yes. We have something called “fri bevisprövning” in Sweden which means that evidence, no matter how they’re obtained, can be used.

qual è il valore legale delle email che possiedi, possono essere utilizzate in tribunale come prova?
broke-p: si. in svezia abbiamo il “fri bevisprövning”, significa che le prove, non ha importanza di come siano state reperite, possono essere utilizzate. [notiamo che in italia, oltre ad esser vietato, ci sono prove che non vengono considerate in processi poichè presentate fuori da certi termini]

Do you have any other evidence against the media companies?
Broke-p: Yes, stuff like our own logs of the connections from MD and such.

hai altre prove?
broke-p: certo, roba come i log dei server che attestano le connessioni da parte di mediadefender.

Have you heard anything from the companies you pressed charges against?
Broke-p: No. We tried having a debate in national swedish radio but they refused to talk to us. They sent a note using IFPI saying “we will not talk about unserious claims like this”. It’s a twist of irony. They do illegal stuff and it’s unserious claims, we do stuff they consider immoral and they force the police to help them out. How’s that for democracy…

hai ottenuto risposte dalle compagnie che hai citato in giudizio?
broke-p: no. abbiam provato ad organizzare un dibattito sulla radio nazionale svedese ma loro hanno rifiutato di intervenire e di avere rapporti con noi. ci hanno mandato una nota tramite l'ifpi che diceva "non rispondiamo alle sue astruse affermazioni". è proprio curioso. loro fanno cose illegali e allora son baggianate, noi facciam cose che loro considerano immorali ma costringono la polizia ad aiutarli. dimmi te se è questa democrazia... [ricordo del sequestro dei server, dovuto a pressioni sull'ambasciatore, il ministro della giustizia ed il capo della polizia svedese, con la minaccia di imporre dazii sull'esportazione dei vari supporti digitali dagli states]

What message do you want to send out to the movie and music studios and anti-piracy companies like MediaDefender, and what else do you hope to accomplish by pressing charges?
Broke-p: That you can’t fight file sharing. You have to join it, embrace it and adopt to it. It’s the only way, like it or not. It’s not going away, it’s grows every day and it’s for a good reason - the people want it. And the people are their customers, why fight them? Listen to them.

hai un messaggio per le etichette musicali e gli studi cinematografici e per le compagnie anti pirateria? e cosa speri di ottenere da questo boom mediatico?
broke-p: voglio dire che non si può combattere la condivisione di files. bisogna invece entrarci dentro, adottarla e sostenerla. è l'unico modo. cresce giorno per giorno ed è così per una buona ragione - la gente desidera condividere informazioni. e le persone sono i loro acquirenti, perchè combatterli? li ascoltassero, invece.