I love fotolandia! sconti per prenotazioni via internet
 
[piko!] said: _questa è l'immagine che probabilmente non stai vedendo. l'accessibilità in questo caso raggiunge livelli stratosferici.
\\ _su questo spazio è vietato scrivere maiuscolo:.
questa è l'ennesima rumorosa pagina automaticamente generata da un calcolatore silente di nome [piko!], chiuso in un armadio e per questo poco incline alla sopportazione di utenti che puntualmente molesta con interventi poco educati. unico vezzo imposto è lo scriver tutto minuscolo.

screzii e scherzi provenienti dalle urticanti risorse del calcolatore dittatoriale [piko!], motore dell'intero sito.

[piko!] con non poca fatica è riuscito ad elencare gli interventi pubblicati in questa sezione in ordine cronologico.



di piko! (del 01/01/2006 @ 00:00:00, in _muy felìz :., linkato 2477 volte):.

prende vita questa idea fantastica. spero non mi arrestino per propaganda anarco insurrezionalista, perchè sono un bravo ragazzo che gioca solo a provocare. certo, se poi la gente prende a credere in se stessa e comincia a pensare con il proprio cervello per davvero...angry mob!
 
di piko! (del 01/12/2005 @ 12:39:57, in _muy felìz :., linkato 1420 volte):.

dopo sei mesi in malattia, rieccomi a tremila [nota a posteriori: e il futuro me lo conferma. meno male che c'è mio padre, stò benissimo!]. finalmente torno a roma e soprattutto ai miei studi in ingegneria dei modelli e dei sistemi con indirizzo nanoelettronica. hard times, cypher.
 
di piko! (del 01/11/2005 @ 12:41:03, in _muy felìz :., linkato 1395 volte):.

dopo aver tagliato, piantato e raddrizzato alberi, terrazzato l'uliveto, eliminato recinzioni inutili, rinforzato quelle necessarie, cercato di catturare la volpe che ha fatto razzia di galline ed oche, sistemato legna e mattoni, ed ovviamente riciclato tonnellate di oggetti (da buon robivecchi che sono), ecco che è pronto anche il forno a gas, con la volta nuova di zecca, grazie anche all'amico (di zio pietro e mio) e scultore giancarlo costantini. le spara grosse si, ma è un'anzianotto arzillo in compagnia del quale la giornata sembra sempre durare troppo poco.
 
di piko! (del 01/10/2005 @ 12:41:25, in _muy felìz :., linkato 1362 volte):.

settimana di ammazzate, consistenti principalmente nella sveglia forzata alle sei di mattina per sistemare l'illuminazione stradale comunale, nel caricare, scaricare, montare, smontare tonnellate di amplificazione, e in tremendi tour-de-force tra convegni varii e pomeriggi interi in biblioteca, passati a chiacchierare d'arte con chiunque (per la verità, principalmente ragazze del liceo che credono che flair sia una rivista culturale, anche se a me piace strapparci le pagine delle pubblicità migliori). quando ho trovato un pò di spazio per me, ho voluto rinnovare la mia tradizione di accattone abusivo.
l'idea dell'opera ambientale m'è venuta per strada: ho fatto degli stencil di cartone con delle frecce ombreggiate bianco/rosso, e mentre camminavo di notte ho segnato il mio percorso. mi dava l'impressione di essere padrone di tutto lo spazio che attraversavo. da un discorso di qualche giorno prima mi era venuta fuori la considerazione che la puzza è un segnale invadente, nel senso che non puoi chiudere gli occhi per non vederla, non puoi tapparti le orecchie o chiudere la bocca: è più subdola e invadente delle altre percezioni (tant'è vero che l'olfatto è il nostro senso più primordiale). allora mi sono chiesto come avrei potuto avvicinarmi al concetto di puzza (ecco cos'è il vile-stench!) utilizzando la facciata di un palazzo, oltre la strada, e poi l'etere (ed ovviamente continuando a lavarmi come faccio spesso). ho lasciato poi perdere gli stimoli olfattivi perchè non riuscivo a collegarli ad un messaggio di senso compiuto. sono nati così come performance gran:fury, documentario sul quale lavoravo da circa quattro mesi nella selezione di found footage, ed esperimentoalkombo, che invece è un'idea cresciuta proprio in quegli otto giorni, nel senso che l'ho realizzata durante il workshop.
il primo è andato a ripetizione per cinque giorni (durava quattro ore!), con gente che parcheggiava in piazza martino filetico tipo drive-in con lo scopo di pomiciare un pò, ed altri furboni che hanno approfittato del buio notturno in piazza per sigillare il portone d'ingresso del liceo con il silicone, spezzando anche una chiave nella serratura per sicurezza. critiche contrastanti sul fatto che il filmato fosse troppo lungo, allora ne ho fatta una versione velocizzata al 400% (ovvero 4 ore diventano un'ora) ed una al 1600% (4 ore diventano 20 minuti), così ho accontentato tutti, anche se poi a guardarlo ti veniva il mal di testa. a riprova del fatto che comunque il filmato non l'ha visto proprio nessuno (nemmeno i sensibili abitanti del posto) è l'assenza di denunce per atti osceni: ho infatti inserito un intero film porno (selezionato accuratamente da un mio amico di cui non posso fare il nome, è segreto professionale, io non avrei potuto farlo, conoscete la mia opinione al riguardo) velocizzato in venti secondi. il bello è che ho proiettato quelle scene il sabato sera alle 20:00, nel momento di massima affluenza: ciò dimostra che nessuno osserva al di là del proprio naso e, ancora peggio specialmente per gli uomini, non sa nemmeno riconoscere una figa in piano americano e per giunta a colori (perdonate la volgarità, ma tutta la questione è una provocazione nei confronti dell'assoluta mancanza di reattività agli stimoli dei ferentinati, in pratica una massa di vegetali).
per quanto riguarda esperimentoalkombo mi ha creato problemi non per i contenuti (che invece erano l'unica cosa opinabile) quanto per la forma. telecamera pronta a registrare le reazioni dei presenti. alle ore 7:58 esatte partono in dissolvenza le urla di una folla. i ragazzi sotto casa cominciano ad interrogarsi su cosa stesse accadendo: 2 casse da 600watt sui davanzali, con le persiane socchiuse a nasconderle, il master a 3,5 su 10. entra la prima battuta, un riverbero che fa vibrare i vetri e voltare tutti i passanti, sindaco piergianni fiorletta compreso (ignaro del fatto, che invece era stato autorizzato da antonio pompeo, tuttavia inconsapevole della vera natura della mia richiesta, che parlava solo di "prestito di attrezzature di proprietà della banda musicale di ferentino"). alle 8:00 squilla il telefono: "annamaria, forse tuo figlio ha dimenticato lo stereo acceso...", si come no, mia madre fa la vaga. era la vicepreside, ma mia madre davvero non sapeva nulla: ti pare che la mettessi al corrente di una trasmissione a quel volume e soprattutto a quell'ora. professori alterati nel dubbio che la questione continuasse per il resto della mattinata. arrivano i carabinieri, ma non individuano la provenienza del suono (certo, sono carabinieri...) per via del riverbero. si sentiva dalla rotonda alla posta. le sonorità durano più o meno 12 minuti, giusto in tempo per la campanella delle 8:10, orario d'ingresso degli studenti. ecco che secco, finisce il pezzo. la folla rumoreggia, il traffico s'è intasato. apro la persiana, in vestaglia, sorrido inzuppando un biscotto nella tazza che ho in mano, saluto. clacson frammisti ad urla mentre faccio scendere il siparietto con scritto esperimentoalkombo: tutti divertiti per la forma (professori miei amici compresi), tutti ignari del contenuto. le bidelle che urlano ai ragazzi di entrare, faccio segno che la trasmissione abusiva è bell'e finita, chiudo. torno a dormire. il giorno dopo lascio in giro dei fogli con la spiegazione del contenuto: controllo delle nascite, contraccettivi, genetica, bimbi e genitori perfetti. c'è gente che ancora oggi mi chiede di riproporla, e in effetti ho pronte altre due puntate. sarà per l'anno prossimo.
memore di queste esperienze, per la serata finale decido di recitare il qvinto potere (gente guasta: el presidente&polaroide): mi tocca a porta sanguinaria a mezzanotte, in mezzo ad un'installazione che sa di necrofilia (ma guarda un pò...), con venticinque persone di pubblico che tuttavia (essendo in maggior parte poeti e scrittori, e quindi ampiamente educati all'ascolto) carpiscono, ridono e riflettono. avrei voluto una scenografia di televisori, da spaccare con una mazzetta di quelle da 10kg con l'impugnatura lunga, ma pesavano troppo e non avevo abbastanza energie per trasportarli. vedi che appena posso ne tiro fuori un piccolo videoclip. se avete bei televisori funzionanti mandatemeli.
 
di piko! (del 01/06/2005 @ 12:42:19, in _muy felìz :., linkato 1433 volte):.

mio zio pasquale, nel giorno del mio compleanno, porta alla fornace uno gnomo subito ribattezzato polduccio, in onore del suo mirabile predecessore. dalla forma piuttosto tozza, impaurito al massimo considerati i maltrattamenti subiti, si rivelerà un colossale mangiatore d'avanzi, capace di lasciare piatti talmente ben ripuliti da sembrar nuovi. peccato che porti nella sua cuccia qualsiasi oggetto riesca ad afferrare, e che trovi particolar gusto a mangiare scarpe e calzini e a spaventare le pecore, fino a farle scappare nei più reconditi angoli della collina.
 
di piko! (del 01/05/2005 @ 12:43:36, in _muy felìz :., linkato 1367 volte):.

causa emoglobina vertiginosamente scesa a valori da trasfusione ematica. mi sento come mia nonna.
 
di piko! (del 19/03/2005 @ 12:44:05, in _muy felìz :., linkato 1435 volte):.

estemporanea in sala di posa con sonia, modella tutta ignuda. non è la prima volta che disegno dal vivo una modella, e nemmeno la prima volta che vedo una ragazza nuda, ma tutta la questione ha preso una strana piega. entro, salgo le scale e mi trovo di fronte una lei, nuda, a prima mattina, che mi saluta. metto a fuoco e la conosco pure. guardo gli altri undici eletti e sono tutti sopra i cinquanta. le sorrido, mi accomodo. disegno, disegno, un'atmosfera religiosa, di silenzio concentrato, creativo. spettacolo di otto ore che non turba affatto, donna che diviene oggetto, un tutt'uno con la scultura aggrappata alla quale posava. condizione di flusso, giornata stimolante e spirituale. espongo per una settimana i sette disegni risultanti, più un omaggio ad egon schiele ed una stampa da pittura digitale di un profilo di donna, 12x12cm, in cornici quadrate di legno sbiancato, con passepartout 24cm. ogni tanto la incontro, lei non parla molto, non so cosa fare oltre a guardarla.
 
di piko! (del 15/03/2005 @ 12:45:00, in _muy felìz :., linkato 1655 volte):.

durante una tranquilla seduta mattutina, trovo un trafiletto minuscolo su una rivista per donne. dice di presentarsi in pigiama la mattina del 15 marzo, giorno del compleanno di mia sorella, all'ikea roma anagnina. vogliono sfidarmi a stare dodici ore in un letto, in vetrina, senza scendere, con la gente che passa. il sogno mio e di paolino paperino: fare il collaudatore di materassi! tra i circa novanta partecipanti, ovviamente i giudici non potevano esimersi dal selezionarmi, per i semplici motivi che seguono: 1) sono nato sotto una buona stella; 2) vestito con il piagiama di mio nonno, a righe verticali, con la vestaglia di mio padre, papalina e ciabatte di cuoio, ero il più buffamente elegante; 3) gli scarsi pigiamini aderenti di flanella a tinta unita, i capelli arruffati e le smunte facce addormentate non potevano competere con la mia, freschissima, faccia tosta; 4) data la mia innata umiltà, nascosto dalla folla che invece zompettava per attirare l'attenzione, ho destato negli organizzatori l'effetto "rosa nel deserto"; 5) a causa di risorse interiori paragonabili solo a quelle di un cavaliere jedi, riuscivo a corteggiare due delle organizzatrici alle otto del mattino, peraltro vestito come un deficiente, e costoro avrebbero di certo voluto proseguire l'amabile conversazione per il resto della giornata. detto con sincerità, m'è presa un pò a male: la classica sensazione d'ansia che rende le gambe mollicce e stringe lo stomaco. tutto risolto: colazione svedese a letto, scelta del quotidiano, opto per repubblica. per fortuna portavo con me il mio prode notebook, che mi ha permesso di amalgamarmi all'arredamento e anche di sistemare il layout di due capitoli della tesi. alle undici del mattino iniziava già ad esserci abbastanza pubblico, e quindi potevo dare il via al mio spettacolino: da buon padrone di casa, ospitale come sono, chiacchieravo con chiunque passasse per il mio loft di 35mq: camera da letto, antibagno e bagno. "posso aprire la cassettiera?", ed io: "certo, faccia come se fosse a casa sua. nel cassetto piccolo ci sono i calzini". intervistato in radio, faccio intervenire anche massimo, un signore conosciuto cinque minuti prima, che si era seduto sul bordo del letto. gli faccio testimoniare l'utilità del ripiano mobile sul quale avevo il computer, dato che lui era caduto in una gara di motocross, spaccandosi il cranio assieme a varie altre ossa, e ne aveva avuto per sei mesi in ospedale. bella anche la presentatrice. una signora mi chiede se la tazza del bagno funzionava, le dico di no, ma anche che l'idraulico sarebbe arrivato a momenti. giacomo, un ragazzo che era iscritto all'oratorio a bei vecchi tempi, rimane immobile a guardarmi e chiama la mamma: "oh, mà! ma che stai a fà qua!?". girando, disinvolto, pagina al quotidiano: "niente già, stò a lavorà! collaudo i letti. certo che è proprio una faticaccia!". arriva lo squisito pranzo, servitomi nientemeno che dal capocuoco e dal direttore dell'ikea. decido di chiedere se potevo sgranchirmi le gambe andando in bagno, pur facendo uno strappo alle regole del concorso, ovviamente accompagnato dalle belle commesse, a braccetto, una per lato. permesso accordato, vestaglia, silvia e francesca. optiamo per il giro lungo dell'esposizione, tra gli sguardi stupiti dei clienti. entro nel ristorante proprio mentre gli altroparlanti interni parlavano della promozione, e tutti, ma proprio tutti i clienti ai tavolini, si voltano in un breve momento di silenzio. noi tre fermi all'ingresso, guardo la sala, mi sistemo il colletto della vestaglia, e mi avvio verso il bagno. anche il bagno è gremito, tutti mi chiedono qualcosa, dico loro d'essere il guardiano notturno: con tutte quelle comodità, qualcuno doveva pur abitarci! nel pomeriggio, vinco la gara di montaggio veloce di un comodino, saltello un pò sul letto, nuova intervista in radio a base di risate, mi disegnano delle caricature, il pienone sempre attorno alle venti, anche se era un martedì. l'ansia era andata a farsi fregare, ero in dirittura d'arrivo per vincere il letto. arriva mia sorella, ceniamo assieme sempre nel mio letto, anche se dopo colazione, merenda delle undici, pranzo, merenda delle quattro e merenda delle sei, la cena era proprio indigesta. mi avevano fornito circa 15000 calorie per esser stato un giorno a poltrire in un letto. mah, dopo dici il rischio obesità! il gran finale scoppiettante vede marito e moglie attempati discutere sull'utilita di due mezzanini uguali in legno chiaro subito (opzione della moglie) oppure di un mobile in noce scuro massello su misura fra qualche tempo (opzione marito). grandi insegnamenti di vita sull'uovo oggi o la gallina domani. vinco questo benedetto premio: struttura letto matrimoniale, due reti separate con doghe in legno regolabili e schienali reclinabili, materasso matrimoniale in lattice, materassino matrimoniale superiore in fibra, quattro cuscini di piuma d'oca, mensola superiore, carrello su ruote abbinato al letto, trasporto incluso, firmo la bolla per un controvalore di 950 euro circa iva inclusa. premiazione il sabato alle 18, alle commesse e alla presentatrice ci penso io, da paura, vengono loro pochi giorni dopo (ammazza questi dell'ikea che serietà!) e da quel momento... finalmente si dorme come si deve. quasi rasento la pigrizia!
 
di piko! (del 01/03/2005 @ 12:45:56, in _muy felìz :., linkato 1533 volte):.

il mio cane preferito di sempre, il grande poldo (non pòldo, con la o chiusa, ma poldo con la o aperta), m'è apparso in sogno martedì 15 marzo 2005. bianco, in posizione eretta, con cilindro e frac bianchi, bastone di madreperla, accompagnato da una barboncina. mi dice: "ciao mà, t'ho voluto bene. ora scappo che stò con una..." e se ne va. torno da roma il venerdì, zio pietro è triste, aveva anche pianto. scomparso da quel lunedì, aspetteremo il ritorno di poldo invano.
la vita di poldo è speciale per vari motivi. arriva come randagio non si sa come. ancora cucciolo e già esperto vagabondo. orecchie pendenti e coda lungha, faccia da pluto, pelo bianco corto, gambe lunghe, torace imponente, fianchi snelli. sempre a testa alta. il tipo di cane che ti mette la testa sotto la mano quando vuole una carezza, che risponde anche se gli fai solo un cenno, che ti segue sempre, che t'aspetta accucciato e che s'accuccia quando gli fai cenno giù con un dito. il tipo di cane che gioca con il gatto, prendendolo in bocca o spostandolo con la zampa, anche mentre gli rubava il mangiare. il tipo di cane che appena arrivi corre da cinquecento metri di distanza per salutarti, sempre. io lasciavo che mi saltasse addosso anche se era tutto sporco di fango, mi leccava le mani. sgozzata la sua prima gallina, capì da solo il danno, e dal quel momento divenne il paladino delle galline. avvisò mio zio dell'incendio notturno e della fusione della fornace nel duemilaquattro. controllava tutta la collina, e durante la sua attività, non si sentì mai una singola storia su volpi o faine affamate. si faceva almeno un bagno al giorno, tuffandosi nel laghetto. dormiva sempre fuori: d'inverno tra le reti delle olive che s'era sistemato da solo, il resto dell'anno davanti alla porta a far la guardia. appena si svegliava mia nonna, lui dava un colpetto contro la porta con la zampa, mia nonna apriva e gli dava un biscotto, che aspettava come s'aspetta l'ostia alla comunione. accompagnava mia nonna quando usciva a piedi con il bastone per salire su a ferentino, aspettandola accucciato sulla scalinata di san valentino finchè non finiva la messa o il rosario, per poi riaccompagnarla alla fornace. quando mia nonna andava con la macchina, lui saliva da solo per seguirla ugualmente. fu l'unico a riuscire ad entrare (e soprattutto ad avere il permesso di entrare) nel recinto di persia, boxer femmina di razza molto aggressiva vicina di casa, scavalcando qualsiasi barriera il vicino costruisse in maniere sempre nuove. nacquero nove cuccioli, dei quali cinque di impronta molto poldiana, tutti regalati escluso buba, che è poldo in versione femminile extralarge per via degli ascendenti boxer. accortasi della mancanza di poldo, persia è entrata in depressione, confortata da buba sua figlia. chiamando poldo, persia tutt'ora si imposta sull'attenti nella speranza di rivederlo. in seguito, non ha permesso a nessun altro cane di avvicinarla.
 
di piko! (del 01/11/2004 @ 12:47:18, in _muy felìz :., linkato 1537 volte):.

sponsorizzato dall'assessorato alla cultura della provincia di frosinone, sono riuscito a portare per la prima volta in un'aula di scuola i miei interessi cosiddetti collaterali. sfruttando le mie tecniche da animatore, sono ruscito a divertirmi per dodici ore alle spalle dei contribuenti. ho tenuto poi incollati alla sedia trenta studenti per lo stesso lasso di tempo, ma questo è un fatto secondario. arrivo alla prima lezione vestito da breaker, con il mio completino puma, un filo di barba giusto per far capire ai ragazzi che non ho la loro età. "per favore, non datemi del lei, mi chiamo marco" è la prima cosa che ho detto. piggi, che m'aveva accompagnato alla prima lezione, si divertiva. a breve i ragazzi hanno iniziato a chiacchierare con me, nel senso che dopo un quarto d'ora già la lezione era diventata un dibattito, molto ridanciano, che seguiva il mio canovaccio. se i ragazzi preferiscono saltare la ricreazione, è un segnale di buona riuscita. anche se la ricreazione ci vuole, quindi ai primi segni di disattenzione ho chiesto ai ragazzi di urlare a squarciagola saltando in aria. ovviamente al primo tentativo si ripete sempre con la scusa che era un pò moscetto, così fanno doppio casino: da quel momento attenti fino alle due del pomeriggio. sono riuscito, cosa che m'ha commosso, anche a riproporre la mitica scena de "l'attimo fuggente" nella quale robin williams fa salire i suoi studenti sul tavolino, per fargli comprendere che la curiosità deve essere il motore dello studente, il considerare le cose da un diverso punto di vista. la seconda lezione ha visto anche un piccolo compito in classe, a ritmo di musica però, con domande che rasentavano l'assurdo, ma molto indicative su chi quantomeno aveva provato a capirci qualcosa. discorsetto finale sull'importanza di essere ricettivi e sensibili nei confronti di quel che ci accade e degli altri esseri umani, dettato dalla morte di mia zia mariapia. l'empatia è il primo passo per essere uomini e per l'arte, e così si giungeva alla terza lezione. siccome nella prima s'era parlato molto di matematica, e nella seconda si di natura, nella terza s'aveva da far l'arte. non ero in gran forma, avendo vomitato la colazione a cinque minuti dall'inizio della lezione, ma è andata. conclusi i riepiloghi degli approdi precedenti, esposti i perchè dei miei quadri, esplorati altri frattali tra lo stupore di tutti e soprattutto messi i ragazzi al corrente di quante cose curiose può fare l'occhio, tutti in aula di disegno. buoni i risultati anche lì, considerando che per aver mano sicura nell'impugnare uno stiletto non basta una vita. tutto davvero meraviglioso. poi sono arrivati pure i soldi, ed è una vera soddisfazione quando puoi riscuotere un assegno che ti permette di acquistare strumenti per proseguire nella tua ricerca personale.
 
di piko! (del 12/09/2004 @ 11:34:32, in _muy felìz :., linkato 1436 volte):.

le sperimentazioni dei giovani dovrebbero darci un'idea della direzione verso la quale potrebbero muoversi i fervori creativi, le pratiche progettuali, gli impulsi sperimentali.

se la volontà è quella di comprendere la contemporaneità, l'obiettivo è ricostruire il complesso intrecciarsi dei molteplici orientamenti e delle sempre differenti contaminazioni, elaborate in un momento in cui la tensione verso la globalizzazione culturale si mescola con l'esigenza di una profonda riflessione sulla propria identità.

allora esiste ancora la possibilità di creare un'arte, un pensiero, che sia autoctono ed originale? che abbia una patria ed un fondamento storico e geografico? io credo di si. sono convinto che l'ambiente in cui si vive influisca profondamente sulla formazione, fino a quell'età in cui si comincia a guardarsi attorno. personalmente ho cominciato intorno ai nove-dieci anni. ovviamente ci metteva lo zampino anche mio nonno, o mia madre, nel senso che oltre a quel che andavo a cercare da solo mi proponevano altre cose. credo che il vero passo sia stato attorno ai quattordici, in cui ho preparato i primi progetti autonomi. finito il liceo ho sviluppato l'unica cosa che davvero dovrebbe insegnare la scuola: la curiosità e come incanalarla in qualcosa di concreto. le ricerche si sono via infittite, in varie direzioni, e le ho sviluppate in maniera autonoma.

le influenze si manifestano quando un soggetto cerca volontariamente confronto o informazioni riguardo un argomento, e ciò è insito nella ricerca. è ovvio che esistano contaminazioni indipendenti dalla nostra volontà, ma quelle le faccio rientrare nel meccanismo della società, in cui bisogna vivere e che deve per forza influenzarci.

il modo di vestire, i media, la pubblicità, la musica, sono cose che  difficilmente riusciamo a selezionare: incontremo sempre una serie di soggetti spuri, che entreranno automaticamente nel nostro bagaglio senza che ce ne accorgiamo. questo è il guaio di una società globalizzata: un bagaglio vario nel complesso (perchè comunque tutto quello che ci viene propinato deriva dalle più disparate esperienze di professionisti) ma uniforme sulla popolazione. lo stile italiano è ovviamente distinto da quello americano, ma non è precisamente localizzato, regionalizzato nel bel paese ad esempio.

personalmente cerco di evitare che si raffermino in me certi tipi di concetti, evitando volutamente tutto quel mondo glamour che è andato creandosi con il diffuso benestare della società borghese. nel tentativo di evitare musica, cinema, televisione, letteratura, grafica, e quant'altro ci sia di commerciale, sono costretto a capitolare: spesso mi accorgo che il mio percorso si è intrecciato con un qualcosa di già fatto, visto, sperimentato. la fonte principale dalla quale sgorga questo sentimento è internet: strumento effettivamente globalizzante, anche nei suoi lati positivi però. libertà assoluta di espressione, nessuna regolamentazione, nè autorevolezza, non è localizzato, non ha un ordine temporale. è un gigantesco forum disordinato in cui tutti espongono un qualche messaggio.

chi, come me, lo studia, ne è di certo affascinato, anche come esperimento social-antropologico, ma per chi cerca uno stile proprio internet è una maledizione. troppi sono i dati che ognuno di noi potrebbe ritenere interessanti, ai quali poi spendiamo del tempo, sottraendolo al nostro che già è poco. in fin dei conti è come se si stessero raccogliendo informazioni volutamente (e non...!) per tutta la vita, alla ricerca di non si sa cosa. ci si ritrova con dischi di backup pieni di files che a volte nemmeno si leggono, perchè richiederebbe troppo tempo.

a che serve allora tutto questo studiare? nel mio ideale credo che bisogni stringere il più possibile, anche se è forte la tentazione di andare a pescare proprio le ultime frontiere. il guaio è che sono così disperse, e mai raccolte in un solo individuo, o in un gruppo organizzato, che tutta la questione perde senso. se raccolgo in me e sviluppo dieci idee delle avanguardie che ho notato nella rete, non ne esisteranno comunque altre centomila che di certo copriranno l'importanza della mia? allora è importante creare un'avanguardia a livello locale, oppure un qualcosa che sia universalmente valido? e cosa dire delle proprie avanguardie? come fare in modo che le proprie idee, esposte, cadano in mano a qualcuno che le degradi, abbassandole al livello commerciale, invece di innalzarle nell'olimpo dell'arte con un suo contributo creativo?

suppongo di non esser troppo contrario allo scambio di idee, di ispirazioni. le soluzioni possono esser così varie che con lo stesso concetto si possono costruire diversi buoni risultati. ma è davvero utile il confronto con gli altri autori, riguardo i loro intenti? avranno mai costoro una base programmatica, una direzione verso la quale stanno davvero muovendosi? oppure la loro produzione è frutto di una stupida casualità, fatta di proposte che vengono dall'esterno, in seguito rielaborate?

a mio avviso è importante conoscere le altre persone che creano o si occupano di arte. confrontarsi sulle tecniche e sulle conoscenze è sicuramente un utile scopo: spesso molte attività lavorative possono venirci in aiuto, con conoscenze o macchinari a noi inaccessibili; con un piccolo sforzo di overloading, un artista potrebbe utilizzarle in maniera del tutto creativa, ma chi è giovane non ha uno orizzonte su tutte le possibilità espressive offerte. una volta scoperte invece, possono essere utilizzate per realizzare un'opera esattamente per come la si era concepita.

mi si obietterà che anche il processo realizzativo aggiunge del suo, un contenuto extra che deriva dall'esperienza di lavorazione. ma non è comunque tempo di lavorazione quello che si passa in ferramenta a cercare prodotti adatti, oppure quello che si guadagna quando si utilizza un macchinario professionale, ad esempio per il taglio, o la lucidatura di un eventuale legno? vogliamo forse dire che conviene fare tutto a mano, dimenticandoci dei ritrovati che la nostra epoca ci mette a disposizione? io credo che il fine giustifichi i mezzi. e che direbbe leonardo, che passò anni a ricercare l'esatta formula dell'encausto romano? non avrebbe dovuto usarlo perchè era tecnica non sua, ma contaminazione?

comunque tutt'altro discorso è, se ci mettiamo dall'altra parte del vetro.

è necessario spiegare un'opera, o è bene lasciare il processo di lettura agli spettatori? non sono costoro totalmente ignari di tutto il sottofondo culturale, di convinzioni filosofiche e di fantasiose peripezie dell'autore? finora ero convinto che servisse spiegare in qualche maniera quantomeno ciò a cui si voleva arrivare con un'opera.

ora dico che non è necessario. anzi, lo stesso titolo dovrebbe a volte (...in molti tende sempre) ad essere il più misterioso possibile, per lasciare tutta la libertà di interpretazione allo spettatore. chissà, forse una sua convinzione riguardo l'opera lo renderà felice, costruendo un ponte con la sua vita quotidiana, mentre un titolo troppo esplicativo stroncherebbe quella cavalcata dell'immaginazione che avrebbe suscitato un sentimento. da me però, cercherò di evitare i senza titolo: mi sembrerà, oltre ad aver costruito un qualcosa di inutile, come del resto è tutta l'arte, di non aver avuto nemmeno voglia di dargli un nome. è un pò da scarsi o svogliati, a meno che non ci sia una provocazione dietro: anche senza nome, senza titolo, può essere un titolo.

un metro di giudizio molto interessante è che se uno spettatore, chiamiamolo così (...cioè, lo spettatore, non mi riferisco a medio!), medio, rimane per più di dieci secondi davanti ad un quadro, è un successone. mah, ci sono sicuramente cose che non destano la nostra attenzione, che non risvegliano il minimo senso, nè ripugnanza, nè sentimento, nulla. come è possibile? questo non lo so. comunque a questo punto meglio un'opera vaga ed indefinita, che susciti un qualcosa, che un rigido formalismo autoesplicantesi.

questo credo che abbia a che vedere con una sorta di istinto, di affinità che proviamo davanti ad un qualcosa che ci attira. io lo chiamo il magnetico. stai bene ad inventare trucchi di barketing subliminale: ognuno ha il suo, è una questione troppo personale. in un'opera l'istinto rientra qui, perchè è l'espressione del magnetico dell'artista, suo autore.

ma perchè in genere si rimane ad osservare un'opera per due, tre secondi? forse quelle in esposizione sono troppe? forse non ci piacciono i colori? forse ne abbiamo già viste di quel tipo? secondo me è tutta questione di impatto, perchè poca gente prova a chiedersi quel che c'è dietro, dentro, a volte anche fuori del quadro... credo sia come quel fatto che viene descritto nel piccolo principe di de saint exupery: i "grandi" pensano al peso, alle dimensioni, non piace a nessuno sforzarsi di un pò di immaginazione, che poi sforzo non è, è liberazione. quando si conosce una persona o si descrive un oggetto, si chiede quanti anni ha, si dice quanto pesa, quanto è grande. numeri. mai nessuno chiede di che colore è, se è caldo, se è salato, se si muove a scatti o in maniera fluida, che impressione ci dà, se ci vuole bene, se è morbido. non dovrebbe esser troppo richiedere una prestazione del genere al pubblico, un piccolo slancio conoscitivo.

guarda ma non toccare per me è una cosa stupida, anche se mi dispiace vedere impronte di grasso su qualsiasi superficie, ma è un male necessario. alla fine cercherò di pulire. certo, sono anche riusciti a strappare, o addirittura bruciare, ma quantomeno si ricorderanno dell'opera che avevano davanti, perchè ci hanno fatto qualcosa di più attivo del solo osservare. l'hanno conosciuta. allora altra qualità dell'opera dovrebbe essere l'interattività, a livello sensibile o sensitivo, sentimentale e spirituale.

come si fa a creare questo collegamento tra l'opera e lo spettatore? si può esser coinvolti per il soggetto, per il colore, anche per la cornice, o solo per il bianco che c'è attorno. ma le opere devono coinvolgere più sensi? ho sperimentato varie soluzioni, che stimolassero la voglia di esser toccate, magari di nascosto. ho provato anche ad utilizzare materiali che avessero un diverso odore, più o meno consistente, ad esempio la ruggine o un particolare profumo. credo che assaggiare un quadro fosse una cosa che solo van gogh ha provato, quando mescolava i colori al piombo con la bocca. dipingeva a sapore insomma. tocca provarci, magari si scoprono strani risvolti. non dimentichiamo le caratteristiche sonore (particolare sottofondo, o suoni generati dalla stessa opera) e meccaniche (parti che potenzialmente possono esser mosse, ma non lo si fa per paura di distruggere tutto, oppure devono esser necessariamente attivate): ma allora l'opera diventa una installazione? ma l'installazione non dovrebbe anche amalgamarsi con il territorio in cui è inserita? sennò che installazione è?

lo spettatore, passiamo a lui. possiamo chiamarlo così? o è egli stesso che partecipa al processo creativo, in un momento tutto interiore? oppure è solo un lontanissimo scrutatore che guarda, con fare vouyeuristico, nella vita dell'autore? lo spettatore è passivo, è ignorante, o è più forbo degli altri? perchè mai dovrebbe interessargli un'opera che non sia sua? forse perchè egli non ne sarebbe capace, per un puro senso di ammirazione? che l'arte possa suscitare ammirazione, è risaputo. forse perchè gli piacerebbe avere qualcuno di quegli oggetti in casa. appunto, degradando l'arte ad oggetto d'arredamento? del resto oggi c'è ben poca differenza tra le due cose, visto che c'è chi riesce anche a produrre in serie. ma in quel momento lo spettatore non genera l'idea per una installazione, inserendo l'opera in un contesto che lui conosce per un qualche motivo?

secondo me lo spettatore è solo curioso. ed è la stessa curiosità che dà il via al processo creativo, quindi anche lo spettatore crea a modo suo, anzi, comincia a creare nel momento in cui trova qualcosa che trova lo incuriosisce.

possiamo allora concludere che è arte un qualcosa che susciti anche solo un sentimento di curiosità, che è il più piccolo ed il più comune sentimento che si può provare? è allora l'arte alla stregua del gossip dei giornali rosa in edicola? anche quelle son curiosità, di chi sogna una vita che non è sua. tuttavia ci stiamo confondendo con l'ammirazione, desiderio che spinge l'uomo ad arrivare dove, ad una prima considerazione, non può arrivare. allora la mia ipotesi guadagna un peso ancora maggiore: lo spettatore è anch'esso autore, perchè vorrebbe partecipare al processo creativo, spinge per farlo in un istantaneo streben. ma non ci riesce, non si trova nelle condizioni di farlo, o non può.

chi ce lo dice che non può? vogliamo forse dire che l'interpretazione, che è soggettiva e personale (visto che per molti è sbagliato esser troppo precisi nell'esporre motivazioni e significati di un'opera), non è un gesto creativo anch'essa? per quanta fantasia si può usare, si potrebbe stravolgere qualsiasi significato, anche semplicemente estrapolando un pezzettino dal contesto. tuttavia questo è il lavoro che fanno certi critici, ed è una cosa che a me non interessa.

concludo che lo stesso spettatore è artista, perchè è curioso, perchè elabora a sua maniera quel che gli si presenta davanti, e perchè crea una percezione nella sua mente che possiede un qualcosa d'arte, ma che è ancora nello stadio di idea. chissà se un giorno si concretizzerà, unendosi con altre esperienze e magari anche con un pò di farina del proprio sacco, fino a portare il soggetto a creare egli stesso un qualcosa che sia originale.

ritorniamo all'inizio: è impossibile evitare contaminazioni. la società si è trasformata, la cultura è alla portata di tutti, e con essa anche tutti gli strumenti per creare dell'arte, sia essa letteratura, filosofia, musica, pittura, scultura, architettura, arredamento, cinema, fotografia. tutto è davvero alla portata di tutti, se escludiamo i popoli che per via di questa stessa globalizzazione invece diventano via via più poveri. del resto noi viviamo nell'emisfero giusto, ne sono consapevolissimo ed io stesso me ne dolgo.

se ci pensiamo, il primo gesto dell'uomo-artista è stato il voler riprodurre la realtà. me in quel riprodurre, non è forse insito il copiare-rielaborando? i massimi tecnici vengono lodati proprio per la loro capacità di verosimiglianza con il reale. non fanno altro che riprodurre esattamente, con grande perizia, quel che vedono, la loro esperienza. ed ogni esperienza può contribuire.

allora l'arte non è più nulla di elitario, nulla di eccezionale, come invece era nei secoli addietro, forse. non credo sia un peccato, o forse lo credo ma non so come spiegarlo: ma non per via del potere che acquisisce un nome, nè per la sua impronta nella storia. si è creato solo un immenso disordine, ed il mare magnum che è internet ne è la prova più immediata. a me il disordine non piace, perchè l'arte è una questione ordinatissima, nel senso che do io alla parola, e del quale discuterò chissà quando. in questo macello allora, come distinguere chi dovrebbe sciacquare i panni nell'arno? come scegliere le cose da salvare, e quelle da buttare?





questo è l'ordine.

ditemi voi se terreste tutto quel che avete in soffitta e in cantina dentro casa... non avreste più aria per respirare. credo che l'arte sia come una casa in cui si vive, nella quale c'è necessità di respirare. è possibile rimarcare la linea che suddivide quel che è arte, da quel che non lo è?
tra le mille provocazioni, i miliardi di esagerazioni in cui ovviamente chi è poco competente incappa, e l'infinità di copie e fac simili (in cui io stesso cado, perchè spesso scopro di aver avuto un'idea che qualcuno prima di me ha già realizzato!), non si sa più cosa fare. non si può continuare a creare con tutto questo rumore di fondo, anche perchè agli occhi stessi dell'autore tutto perde valore se è già fatto, già visto. sembra di aver creato dei mondi, e si scopre di esser stati comunque preceduti.

oggi anche il kitsch è arte! l'arte del cattivo gusto! ma siamo scemi?! mi sembra una contraddizione in termini: per definizione arte è espressione del Bello Assoluto, no? ah, scusate... anche il bello è soggettivo oggi. quanto individualismo allora... ma no, guarda che l'arte ha anche la caratteristica di essere universale, accessibile a tutti e condivisibile. boh, mi sembra di arrivare ad un livello talmente basso che tutto davvero perde senso, forse è meglio ritirarsi.

l'ordine è la classe, lo stile. creare uno stile personale è tra le cose più difficili che può richiedere la vita, e ciò che permette di distinguere un artista da un'altro, o da uno che non lo è. è questione di formazione, di carattere, di ideali. credo esistano individui che ne sono totalmente privi, altri superdotati ma abbattuti dalla visione di quel che fa il resto del mondo, altri che spingono ignari, ed altri che spingono consapevoli che riusciranno prima o poi ad innovare in qualcosa.

io chiamo i primi tre disordinati. fanno tentativi spuri, senza forti motivazioni. chiudere il cerchio tra arte è scienza è stato uno dei fondamentali motivi di dibattito nel secolo scorso, e dovremmo coglierne i frutti. anche nell'arte serve ordine e metodo: quando si crea un esperimento, non si può andare sempre alla cieca, aspettando una serendipità; deve esserci un filo conduttore che percorre il laboratorio tra un giorno e l'altro.

oggi invece, così frequentemente, c'è un'orda di dilettanti, che sfornano un numero ridotto di opere pro capite: tentativi disparatissimi, lontani uno dall'altro per forma, colore, intento, realizzazione, tecnica. praticamente oggi è come se ogni giorno si ricominciasse tutto daccapo, come quando si riordina la cameretta, e per scrivere bisogna ricercare tutto quel che ci serve nei cassetti. sempre che lo ritroviamo.

è facile rimanere disorientati, e sprecare energie in questo genere di tentativi.

nell'arte classica trovo molto ordine. già la figuratività mette ordine di per sè. i contenuti allegorici mettono un ulteriore contenuto, che badiamo, io non considero affatto un vincolo. è il perchè, è il significato sottinteso. indietro nella storia solo chi aveva particolari conoscenze avrebbe potuto comprendere l'allegoria, il disegno segreto che si cela in ogni dipinto, in ogni scultura. oggi invece, anche se la cultura può potenzialmente essere appannaggio di tutti, nessuno si sforza, nè trova interesse.

quel disegno segreto è lo scibile dell'autore, che viene protetto dalla patina protettiva dell'opera, e viceversa la protegge, rendondola affascinante, misteriosa, ma soprattutto non aperta a tutti. che poi la critica ci ricami sopra è un'altra questione. nell'odierno tutto questo non esiste più. non c'è traccia dell'autore, nemmeno si firma più. sembra tutto una catena di montaggio: mettere insieme i pezzi, e far credere agli altri che sia arte.

questa mia concezione forse deriva dal particolare gusto che trovo nel nascondere indizi, parallelismi, simmetrie, nelle mie opere. è più forte di me, e parimenti mi sembra indispensabile. sento come necessario lasciare una gran parte di me in ogni creazione. che poi gli altri non lo notino, son problemi loro, ed ecco perchè lascio sempre degli indizi che possono esser percorsi in maniera circolare. in questo senso, anche se molte delle mie creazioni sono figurative, esse sono in verità profondamente concettuali, dense di intrinseche allegorie.

badiamo bene invece che l'arte non deve assolutamente essere quel che gli altri intendono per elitaria. evitare spiegazioni perchè altrimenti si degraderebbe la riuscita di un'opera è ben povero espediente. nasconde una insicurezza, che deriva dalla consapevolezza che l'opera di per sè non riesce a sostenersi. è come un'automobile di forma sportivissima, senza motore. credo sia invece più corretto, e coerente con l'appellativo di cui ci si vuole cibare, lasciare una carrozzeria scintillante, ma quantomeno mettere un motore sotto, anche modesto: almeno l'organismo riesce a muoversi da sè.

certo, poi ci sono anche carrozzerie pessime con un signor motore, o opere d'arte totale che oltre ad una realizzazione efficace, impeccabile, sono supportate da un'ideale di fondo massiccio. è questo il caso del caravaggio e del michelangelo, o di piet mondrian e kandinskij.

per come la penso, nascondere la propria essenza è una scusante, utilizzata per sentirsi in alto, ermetici, ma in realtà per evitare spiegazioni che altrimenti non si potrebbero dare, o non si vorrebbero dare. io ad esempio tengo sempre e comunque un registro, in cui annoto qualsiasi dettaglio abbia contribuito a formare ogni mia opera. è un libro con la mia chiave di lettura, magari diversa da quella che vorrebbero leggere gli altri, ma sicuramente esatta, visto che descrive i miei intenti riguardo quella particolare opera. credo che ogni artista debba farlo per correttezza, come gesto di umiltà.

a volte è così evidente la tecnica utilizzata, e seppur povera, desta comunque un profondo sentimento. cosa può significare questo, se non che l'artista non è sintetizzabile in quel che fa, ma nel sentimento che ci mette? tutti sanno come fare un acrilico su tela, ma non tutti hanno l'idea di base per farlo: ecco perchè io dico che è importante lasciare una traccia che testimoni la concezione che sta alla base dell'azione in sè. quella degli artisti comunque rimane una categoria dalla quale ripeto mi tiro fuori, e chissà se mai ci entrerò; speriamo.

a volte mi sento male, perchè non riesco a trovare una maniera effettiva per esporre in un quadro certe mie idee, per fondere certi elementi che sento necessitino una qualche ulteriore elaborazione. è importare continuare a far evolvere ogni concetto, magari ripescandolo tempo dopo. ad esempio io, durante il tentativo di recuparare e riordinare le mie prime creazioni, ho trovato molto su cui lavorare ancora, tanto che non riesco a trovare il tempo di conciliare i progetti cominciati con le idee che sono risorte dal mucchio.

sento a volte la necessità di un'altra armatura che protegga questi elementi dalla banalizzazione a cui assistiamo oggi, che li protegga da quelli che lo guardano due secondi e dicono carino, che li protegga soprattutto da quelli che vogliono spiegare a me, che l'ho fatto, cosa significhi.

questo è il colmo. certe volte i bambini, con cui passo moltissimo tempo, ci arrivano con una tranquillità disarmante, mentre gli adulti inventano certe macchinazioni inutili: spendono paroloni incomprensibili ai più, credo per mascherare le loro inadeguatezze. credono che così anch'essi possano partecipare al processi, solo perchè si sentono incomprensibili, ermetici. ripeto che l'elite sta nella maniera con cui ci si rapporta all'esisitenza, nel motivo intimo che ci spinge a creare dell'arte, che sappiamo esser comunque inutile. questo è il nocciolo della questione: la necessità di esprimere i propri pensieri, che è impellente e deve sfogarsi in qualche maniera.

il vero artista (e tengo a precisare che in tutta la disquisizione l'ho inteso nel senso più ampio del termine, ossia riferito a tutte le possibili arti) è quindi colui che nutre un così forte sentimento verso la vita, che non riesce a contenerlo in sè, e deve esternarlo. tengo in maggiore considerazione coloro che anche se incapaci, hanno costruito nel tempo un sottostrato del genere, che coloro che non saprebbero porti un perchè, visto che non li tange.

come la mettiamo però con l'istinto? è una questione controversa. esistono di certo persone che possiedono l'istinto di creare per necessità o per puro gusto, e dico questo perchè credo di esser tra loro. nell'essere umano però l'istinto è un qualcosa di diverso dagli altri mammiferi. l'istinto è una caratteristica comune a tutti coloro che possiedono un qualche interesse, e che trovano gusto a cimentarsi in esso: proprio perchè è quel qualcosa che li spinge ad interessarsi ad esso.

la differenziazione tra gli individui avviene prima dell'atto istintivo: l'istinto deriva da quel che siamo, con tutte le implicazioni dei nostri pensieri e riflessioni, messi da parte tempo prima. è come confrontare il sesso contemplato come gesto meccanico, con la passione che ingenera l'amore: l'atto in sè non contiene alcuna differenza, ma è quel che proviamo in noi che cambia totalmente. il coinvolgimento emotivo trasforma ed amplifica. quindi istinto e sentimento, pulsione e riflessione, nell'arte devono necessariamente andare di pari passo.

sinceramente, parlo del mio caso, non mi sono trovato a teorizzare forme come kandinskij per creare un quadro di buona riuscita con procedimento scientifico. arriva un momento istintivo, in cui provo la necessità di costruire un qualcosa, per esprimere un qualche sentimento. questo istinto però è supportato dalla base di pensiero che lo ha generato. ossia anche l'istinto ha un motivo dietro, che deriva dalla vita che facciamo, dalle emozioni che proviamo. è impossibile separare questi processi interiori, sono (fortunatamente!) indissolubili, altrimenti ogni opera avrebbe solo la furia dell'ispirazione, o il contenuto della riflessione.

allora perchè bisognerebbe nascondere le proprie opinioni, i propri motivi, le proprie riflessioni su una propria opera? tanto nasce sempre da questi due momenti che si intrecciano: in alcuni autori sono sbilanciati, ma non è necessario equilibrarli, perchè caratterizzano lo stile. però è importante farli presente, come fondamento filosofico dello stile. mettere nero su bianco i propri pensieri è quanto di più utile possa fornire un artista se vogliamo saper qualcosa sulla sua opera. perchè bisognerebbe rimanere sul vago, o non pronunciarsi per nulla?

sono un purista dell'arte, punto. la conclusione di tutto questo è, a mio avviso, che per fare davvero arte, per creare, (fatto che ci piace perchè ci avvicina a Dio, come afferma anche schopenhauer, perchè ci permette di squarciare quel velo di maia che è la realtà, aggiungendo qualcosa che non è reale, è spirituale), è necessaria una profonda autonomia dalla società, una consapevole fusione con il mondo, un decisa forza spirituale, un fermo credo riguardante tutti i sistemi che ci circondano, ed infine una tecnica ed una manualità che ci permettano di concretizzare quel che pensiamo, le cose sulle quali riflettiamo e dalle quali nasce la necessità di esprimersi.

ho volutamente trascurato la cultura, perchè per chi ragiona in questi termini, arrivare a porsi i quesiti che hanno fatto la filosofia della storia e la storia della filosofia viene automatico. la cultura serve solo a sapere cosa ne pensano gli altri su una particolare questione, detto poi che lo si voglia sapere.

il confronto è comunque un cosa che io tengo nella massima considerazione, insieme alla condivisione delle idee e del personale scibile. per rendere però il discorso più generale possibile, perchè c'è anche chi lo aborrisce, ho pensato che dovesse far parte della filosofia di vita della persona stessa, quindi potesse esserci o non esserci, indipendentemente dalle qualità dell'autore. in fin dei conti coloro che son stati disprezzati in vita, perchè eran troppo avanti, con chi avrebbero mai potuto confrontarsi?



una nota finale sull'elìte.

a pensarci bene, credo che già il fatto che ci sia qualcuno che pensi divide la popolazione. è un altro discorso, ma non posso trascurarlo: quanta gente se ne frega completamente di tutto questo? quanta parte di ragazzi non legge, non cerca di discriminare il commerciale dall'indipendente, non crea nulla? allora, rapportandosi al totale della popolazione, uno dovrebbe sentirsi più rilassato, perchè in fin dei conti si dedica a qualcosa? e allora con chi mai ci si può confontare, se solo quattro persone della mia età si interessano di cultura? posto anche che si arrivi ad un qualche punto, nel senso che tra questi cinque si aggiunga ogni tanto una qualche spinta innovativa. allora vedi che l'arte è una questione per pochi?
 
di piko! (del 10/07/2004 @ 23:27:14, in _muy felìz :., linkato 1574 volte):.

otto.arte.duemilaquattro
la poetica della solitudine



forse va così.
ti accorgi che la vita è una foto di gruppo:
molti posano,
troppi restano a contatto con una realtà che non è di casa.
si affrettano a prender decisioni nell'attesa
di qualcosa, con il rischio che non accada
di qualcuno, con il rischio che non ti veda,
del motivo che ci accomuna dentro la cornice.
ancora troppo poco stanco per dormire.

un albero fiorì
qualche primavera fa;
rimase in fondo all'anima un frammento rosa.
ed è logico che noi ci rifugiamo lì:
al primo freddo anche un niente di caldo diventa qualcosa.

spleen.
solitudine malinconica.



scrivamia (ferentino, 2001-2004)

a sei anni era convinta che si chiamasse scrivamia. ci disegno sopra io, ci gioco io, è la mia: si chiama scrivamia.

vorrei vedere se tua madre ti permette di scrivere sui mobili di casa come fai sul banco di scuola, mi ripetevano i professori di liceo. beh, sulla scrivamia da nonna si.

la scrivamia era di nonno. io mi ci siedo a riflettere, o quando voglio scrivere, o semplicemente per stare da solo: avrà letto tutte le mie lettere. lì su il pensiero scappa dalle briglie, e la penna esce fuori dal foglio. altro che sessanta centimetri di scuola, un metro e ottanta per un metro di massiccia confusione grafica.

ci ho messo su un foglio di plastica trasparente, e vistolo riempito non potevo buttarlo. ci sono tre strati, anno per anno.
qualcosa è andato perduto, qualche scarabocchio è diventato un disegno, qualche disegno è diventato utile. alla fine tutto quel tempo passato in solitudine, a sognare, a ripensare ai casi della vita, non poteva esser sprecato.

anzi, solo a cercar di ricostruire tutto quel che c'è scritto, ripercorrendo la genesi e gli sviluppi di quelle idee, mi si riempie il cuore. di un sentimento esattamente opposto a quello che generava quei pensieri.



Vanamente avevo sperato di trovare nel mio paese di che calmare l'inquietudine, l'ardore di desiderio, che mi seguono ovunque.
Lo studio del mondo non mi aveva insegnato nulla, tuttavia non avevo più la dolcezza dell'ignoranza.

Mi trovai ben presto più isolato nella mia patria di quanto non lo fossi stato in terra straniera.
Volli gettarmi per qualche tempo in un mondo che non mi diceva nulla e che non m'intendeva.
La mia anima, che nessuna passione aveva ancora logorato, cercava un oggetto che potesse legarla a sé.
Ma mi avvidi che davo più di quanto non ricevessi: non si richiedeva da me né un linguaggio elevato, né un sentimento profondo.
Non ero che occupato a rimpicciolire la mia vita, per metterla al livello della società.

Trattato ovunque come uno spirito romantico, vergognoso della parte che sostenevo, disgustato sempre più dalle cose e dagli uomini, trovai da principio abbastanza piacere in una vita oscura e indipendente.
Sconosciuto, mi mescolavo alla folla: vasto deserto d'uomini!
Quando giungeva la sera, riprendendo la via del mio rifugio, mi fermavo sui ponti per veder tramontare il sole.
L'astro, infiammando i vapori che si levavano dalla città, sembrava oscillare lentamente in un fluido d'oro, come il pendolo dell'orologio dei secoli.
Mi ritiravo di notte, attraverso un labirinto di vie solitarie.
Guardando i lumi che brillavano nelle dimore degli uomini, mi trasportavo col pensiero alle scene di dolore e di gioia che essi rischiaravano.
E pensavo che sotto tanti tetti abitati, io non avevo una donna.

Quella vita, che m'aveva all'inizio affascinato, non tardò a divenirmi tediosa.
Mi misi a sondare il mio cuore, a domandarmi cosa desiderassi.
Non lo sapevo.

Ma eccomi all'improvviso risoluto a terminare in una sorta d'esilio una carriera appena cominciata, e nella quale avevo già divorato dei secoli.
Abbracciai il progetto con l'ardore che metto in tutti i miei disegni.

Mi si accusa di avere gusti incostanti, di non poter godere a lungo della stessa chimera, d'essere preda di un'immaginazione che si affretta ad arrivare al fondo dei piaceri, come se fosse oppressa dalla loro durata.
Mi si accusa di oltrepassare sempre la meta che sono in grado di raggiungere.

Cerco soltanto un bene sconosciuto, il cui istinto mi perseguita!
È colpa mia se trovo ovunque dei limiti, se ciò che è finito non ha per me alcun valore?

La solitudine malinconica, lo spettacolo della natura, mi fecero piombare in uno stato pressoché impossibile a descriversi.
Per così dire, solo sulla terra, non avendo ancora affatto amato, ero come sommerso da una sovrabbondanza di vita.
Talvolta arrossivo all'improvviso, e sentivo scorrere nel mio cuore come dei ruscelli di lava ardente.
Talvolta gettavo delle grida involontarie, e la notte era egualmente turbata dai miei sogni e dalle mie veglie.

Mi mancava qualche cosa per riempire l'abisso della mia esistenza.

Ascoltavo motivi malinconici, che mi ricordavano che in ogni paese il canto naturale dell'uomo è triste, anche quando esprime la felicità.
Il nostro cuore è uno strumento incompleto, una lira a cui mancano delle corde, e con la quale siamo costretti a rendere gli accenti della gioia sul tono consacrato ai sospiri.

Così pensando, camminavo a grandi passi, il viso in fiamme, mentre il vento sibilava tra i miei capelli, senza sentire né pioggia né gelo.
Ammaliato, tormentato, e come posseduto dal demonio del mio cuore.

La notte, quando le piogge cadevano sul mio tetto, quando attraverso la finestra vedevo la luna solcare il cumulo delle nubi, mi sembrava che la vita si reduplicasse al fondo del mio cuore, e che avrei avuto la forza di creare dei mondi.
Se avessi potuto far partecipare qualcun altro agli slanci che provavo!
Oh Dio! Se tu mi avessi dato una donna secondo i miei desideri!
Se, come al nostro primo progenitore, tu mi avessi condotto per mano un'Eva tratta da me stesso…
Bellezza celeste, io mi sarei prosternato dinanzi a te; poi, prendendoti tra le braccia, avrei pregato l'eterno di donarti il resto della mia vita.
Ero solo. Solo sulla terra!

Un segreto languore si impadroniva del mio corpo.
Ben presto il mio cuore non fornì più alimento al mio pensiero, e non mi accorgevo della mia esistenza che per un profondo senso di noia.

Lottai qualche tempo contro il mio male, ma con indifferenza e senza avere la ferma risoluzione di vincerlo.
Infine, non potendo trovare rimedio a quella strana ferita del mio cuore, che non era da nessuna parte ed era ovunque, mi risolvetti a lasciare la vita.
 
di piko! (del 10/05/2004 @ 13:53:51, in _muy felìz :., linkato 3148 volte):.

A'li guai: ammonimento.

Babbeo, babbuneo, babbuneuz, babbione, babbo: vedi "smiroldo".

Ballotta: crew.

Bastardè: vedi "sbrasbez".

Batuì: vedi "sbrasbez".

Blu: sballato.

Bolo: Bologna.

Bum cha: base musicale.

Cane sciolto: bboy.

Chico: vedi "sbrasbez".

Cacciare rime: rappare.

Cicileo, cicileu, cici: vedi "smiroldo".

Dopa, dopamina: musica hip hop. Essere in -: rappare.

Dopalistico: vedi "nonvenevolo".

Fare su: rappare.

Fastidio: rabbia, ira, odio.

Fotta: talento.

Giambene: bene, molto bene.

Già sai: è ovvio che..., è naturale che... .

Guaglione: vedi "sbrasbez".

Impustare: vedi "svoltare".

Impusté: colui che riesce a guadagnare con la musica.

Impusteda: fonte di guadagno.

Massiccio: vedi "nonvenevolo".

Mone: denaro.

Musta: viso, espressione.

Niente in dolce: ammonimento.

Non ve n'è: "non ce n'è, non c'è competizione".

Nonvenevolo: aggettivo che qualifica qualcuno come "talentuoso, tecnicamente preparato".

Piciu, picio: vedi "smiroldo".

Sbrasbez (dim. sbra): fratello, amico fidato (trad. dall'inglese "homeboy").

Smazzare dopa: rappare.

Smiroldo (dim. smirò, smi): sucker, chi è attivo nell'hip hop senza possedere stile e cultura e che produce consequenzialmente prodotti fallati.

Stracciare: rappare.

Svoltare: guadagnare con la propria musica.

Va da sè: locuzione per indicare la facilità con cui si producono pezzi ottimi.

A star bene: saluto.

Vibra: vibrazione positiva :) molto hippy.

Vieppiù: nonostante in italiano sia un avverbio è usato come aggettivo; indica forte presenza.
 
di piko! (del 04/05/2004 @ 23:39:38, in _muy felìz :., linkato 1612 volte):.

Gran Galà di Beneficienza a Ferentino, presso l'Hotel Bassetto ore 20:00-20:30
proiezione di un breve documentario realizzato a gornja bistra
estrazione di 15 ricchi premi tra i partecipanti, per un ammontare di 1500 euro.
si esibiranno musicisti al violino e musica leggera.

Da un incontro quasi fortuito nel 1998 (un gruppo di ragazzi del frusinate con aiuti umanitari per bambini viene dirottato causa colonia in Germania dei destinatari, ospiti di un orfanotrofio), il Giardino delle Rose Blu è diventato Associazione Nazionale nel dicembre 2002.

Dai primi viaggi, durante le feste natalizie, pasquali ed estive, è nata l'idea di un campo permanente, per dare un apporto continuo alla riabilitazione dei piccoli ospiti dell'ospedale, affetti da gravi malattie genetiche ed in maggioranza orfani. Con l'ausilio di personale medico, sono stati preparati dei progetti (Sorridendo Insieme, Kjvan) centrati sulle particolari situazioni di alcuni dei centodieci piccoli, in modo da riscattarli quantomeno da una vita fatta di indifferenze, di anni passati a guardare il soffitto, legati ai propri lettini, costretti ad esser forzatamente nutriti via sondino naso-gastrico.

La gravità delle patologie, invalidanti sia nel fisico che nel morale, e le pessime condizioni nelle quali versavano le strutture prima degli interventi dei volontari, hanno trasformato un viaggio estivo in una vera e propria palestra per lo spirito dei volontari. L'esperienza è infatti volta anche ad una crescita spirituale dei partecipanti, in maggioranza ragazzi, anche se non sono mancati arzilli ultra-sessantenni, veri e propri nonni anche nel familiare clima di amicizia che si crea durante le settimane di campo.

L'esperienza ha visto avvicendarsi negli ultimi sei anni (1998-2004) circa 1500 volontari di cui 1050 in maniera continuativa dal gennaio 2002, data della partenza del Campo di Condivisione Permanente.

L'associazione è ora cresciuta in 18 zone d’Italia. I soci, circa 500, accanto all’esperienza del Campo di Condivisione Permanente a Gornja Bistra e al servizio nelle tre ludoteche realizzate dai volontari all’interno dell’ospedale, hanno intrapreso una fattiva opera di volontariato nelle diverse zone di appartenenza.

Vojo, mascotte dell'ospedale (sono diventati nostri amici e collaboratori anche Claudio, unico italiano affetto dalla stessa rara malattia, ed i coniugi Zanetta, genitori di Daniela, morta per questo motivo nel 1986 per lo stesso motivo) vive ora ad Arnara (Frosinone), dopo esser stato operato per ripristinare le funzionalità delle mani.

Altro progetto al quale verrà devoluto parte del ricavato, è la Casa d’Accoglienza L’Arcobaleno ad Arnara sita, guarda caso, in via Gornja Bistra 4, che accoglie ragazzi dalle particolari situazioni familiari.

La zona di Ferentino, tra le più attive in Italia in particolare per l'organizzazione di eventi, Vi invita quindi a partecipare alla serata, ma soprattutto a comunicare le vostre adesioni per partire, magari questa estate (è possibile comunque partire in ogni settimana dell'anno, incontrando in ospedale volontari di altre zone d'italia) con amici o famiglia, alla volta di questa esperienza di carità.

Il recapito della segreteria nazionale è: Associazione Nazionale "Il Giardino delle Rose Blu" ONLUS, via Gornja Bistra 4, 03020 Arnara FR, 0775 233011, fax 0775 233184.

E mi raccomando, è d'obbligo l'eleganza!
 
di piko! (del 01/05/2004 @ 12:47:43, in _muy felìz :., linkato 1502 volte):.

passo il testimone pubblicando un ultimo numero, intimista, minimale, sofferto. grafica e layout di conseguenza derivati dal mio stato d'animo. mi sono anche permesso di inserire una piccola nota editoriale, scritta in carattere cinque, che credo davvero in pochi abbiano letto. io le cose quando le faccio, le faccio simboliche fino alla nausea. ma tanto, anche l'esistenza è un'allegoria di se stessa. mi dispiace, ma quando un'idea comincia a farti soffrire, è il momento per dimenticarla. se sarà utile in futuro, tornerà da sola. si sbraga tutto: università che diventa un inferno (quando ti bocciano all'ultimo esame...), litigi e divisioni definitive tra i compagni (non uno, non due, ma ben tre gruppi che si dividono), i pochi amici che preferiscono stracciarsi qualsiasi stupefacente capiti ed io che cerco di recuperarli perchè non riesco più nemmeno a comunicare con loro tanto li sento imparanojati (un periodo di flessione prima o poi lo prendono tutti, ma l'eccesso non è mai una buona strada), mia nonna che s'ammala, io che abito da solo a roma e una salute fisica che fa le bizze (nota a posteriori: su queste tre cose, si vedranno i risvolti positivi). visto che tutto questo pesa molto, e che lei di certo complica solamente la situazione grazie a comportamenti degni della sensibilità di un blocco di granito, decido pure di lasciare la ragazza che tuttavia, amavo. tutti mi dicono: tu sei scemo. e io rispondo: sono bastevole a me stesso. l'ardore di desiderio, lo spleen giornaliero, amo le nuvolette comincia qui.
 
di piko! (del 23/11/2003 @ 23:30:09, in _muy felìz :., linkato 1395 volte):.

Parental lock, splatter e videogames

Ho combattuto la seconda guerra mondiale con le forze alleate. E poi l'agente Blasckovitz non ha preso nemmeno una medaglia perchè la missione era top-secret. Pensa che mi sono nascosto su un campanile di Zelezna Vrata, sul fronte serbo-croato, per sparare a chiunque passasse con un fucile Mauser, rubato ad un tedesco. Ho esplorato i sotterranei di questo mondo con il solo scopo di depredare signorotti medievali e valorosi cavalieri dalle ricchezze accumulate, che li appesantivano un pò, diciamolo pure. Nei panni di un boss mafioso, senza il minimo scrupolo ho fatto fuori le gang rivali, come Benny Blanco dal Bronx con Carlito Brigante, tra finissime polveri di cocaina che si alzano al sibilare dei proiettili. Pensa di quali effetti speciali è capace la mia scheda video. Ho messo sotto passanti tra secchiate di sangue ed organi sul lunotto, così potevo guadagnare i soldi per assettare l'auto, che si ammacca pure quando li colpisci... Ho ucciso anche l'Home Improvement Killer (quello del Silenzio degli Innocenti), entrando nel suo covo tra farfalle, luci che tremano e pavimenti che scricchiolano.

Senza pietà, sangue e morte al buon prezzo di un cd masterizzato.

Secondo voi è fuorviante per un ragazzo, magari di età inferiore ai 14 anni?
Subliminalmente non è forse trasmesso un concetto positivo di quello che si può generalizzare con violenza, o guerra?
Ed il maggior numero di utenti rientra proprio nella fascia degli adolescenti...si, quegli anni in cui non si è "nè carne nè pesce", quelli della formazione di una propria mentalità, della scelta degli ideali a cui aderire, da consegnare alle generazioni successive.

Andiamo un pò oltre, almeno nel quotidiano. Accendo la televisione. Scandali di violenza. E sesso. Immagini esplicite e toccanti. Allora accendo la radio, magari vado nel megastore di dischi. Ancora violenza e, guardacaso, ancora sesso.
Ma queste cose fanno ascolti...si vende finalmente!
Quale immagine di normalità può essere trasmessa ai piccoli da tv, anche dalle poche che si salvano (come quelle musicali, che almeno cercano di spingere un barlume di cultura, ma solo in terza serata!), in cui all'orario dei cartoni del pomeriggio, è in rotazione materiale quantomeno poco ortodosso (pubblicità ambigue, videoclip provocanti...)?!?

Forse il problema non ci tange, siamo maggiorenni, ne abbiamo già viste di ogni. Ma un giorno ci troveremo a fare i conti con i nostri figli. Forse siamo cresciuti proprio in quel periodo di transizione in cui dal proibito si passa al giusto. Certo, che "noia" i nostri genitori, si perdevano tutto questo, mentre noi possiamo ora godercelo quando e dove vogliamo. Vuoi mettere l'impatto di un film con scene esplicite, rispetto a quelli più castigati del passato? O di una canzone in cui finalmente ci scappa quella parolaccia che tanto serviva per rendere l'idea? O di quel giochetto in cui finalmente se ferisci qualcuno alla spalla, mentre si accartoccia su se stesso, vedi il sangue scorrere? Realismo, maggiore coinvolgimento emozionale del pubblico, migliore riuscita indubbiamente. Essendo un patito di musica, cinema e videogames non posso che condividere, ma faccio parte di un pubblico adulto, diciamolo questo.
Ora invece si tende all'eccesso e, visto il dilagare della pirateria, non è poi così difficile per un minorenne procurarsi questo tipo di materiale...le generazioni future risentiranno senza ombra di dubbio di questo clima di rilassamento, dal punto di vista dell'educazione al rispetto e alla tolleranza.

Ecco allora la necessità dei parental lock, che considerata però la crescente furbizia, i cuccioli d'uomo riusciranno a gabbare. E' quindi fondamentale il ruolo formativo di genitori, fratelli e sorelle.
A volte ripenso a quelle partite di pallone da piccoli, sporchi di fango, oppure a quando andavamo a "costruire", dopo disegni e progetti. Un'infanzia tra il verde, a correre con amici e amiche, senza tv, senza videogiochi, allungati sul divano a mangiare cioccolata. Dall'esperienza di animatore, ma ricordiamolo, in primis educatore, mi viene da piangere solo a guardare quanto sono innaturali i comportamenti dei piccoli di oggi. Non dico strani, quanto alienati: non un minimo di curiosità, linguaggio già adulto, non più ingenui, senza sogni, senza fiabe, ma ancora troppo giovani per avere degli ideali. Crescono così, nell'apatia e nell'asocialità, fortunatamente con pochi pregiudizi razziali e sugli handicap, almeno quello. Alcuni bambini hanno giornate già impegnatissime, magari togliendo tempo alle attività che gli vengono più naturali, come fare casino, come fare i bambini. Ben venga una formazione sociale e culturale, sport o musica, ma a volte mi viene da pensare, vedendoli così differenti da com'eravamo bimbi negli anni 80 (e tutt'ora siamo!): "sarà lo stress da bambino del 2000...".
 
di piko! (del 28/10/2003 @ 18:24:18, in _muy felìz :., linkato 1458 volte):.

...irrelevant pages...

Chiacchieravo nel 1872 (si, si, proprio ottocento, non è un errore di stampa ragazzi) con Sean Butler.

"Eppure, forse è meglio per una nazione che le cattedre del sapere si adoperino a sopprimere, piuttosto che ad incoraggiare lo sviluppo del pensiero. Se queste cattedre non infondessero in tanti studenti una certa tronfia presunzione, le opere originali diventerebbero talmente comuni da costituire un vero pericolo."

"Certo lo straordinario sviluppo del giornalismo, e anche il fatto che le nostre scuole mirino a incoraggiare la mediocrità, e non a fini piú elevati, deriva dal nostro inconscio riconoscimento della necessità di reprimere ogni esuberanza nello sviluppo mentale invece di incoraggiarlo."

"Indubbiamente è proprio ciò che fanno i nostri corpi accademici, e lo fanno con tanto maggior successo in quanto non se ne rendono conto. Credono di stimolare l'assimilazione e la digestione mentale quando in realtà non fanno altro che limitare la reattività del pensiero..."

Oggi, ripensando a quelle grandiose figure di scienziati classici, quale ad esempio è il buon Leonardo.
Perchè non se ne vedono oggi? Dispersività, settorizzazione e specializzazione di una società, che segue una smodata corsa allo sviluppo e alla traduzione in status symbol. Ormai al centocinquantesimo anno d'età, non posso che intuire d'essermi sbagliato di grosso. Non avrei mai pensato di aver sottovalutato così grandemente la situazione, visto che ora la formazione accademica è talmente diffusa, da sembrare a volte superflua. Anche una laurea non trova lavoro, nè applicazione.

Ma la scuola ci mette del suo a confonderci, controllando ogni istintiva necessità del genio di un ragazzo, incanalandola in categorie selettive ed esclusive, come quelle della suddivisione in materie e delle votazioni. E questo permette un'equalizzazione nelle potenzialità, ma anche nella coscienza delle capacità che ognuno di noi possiede, quasi a livellare le peculiarità di ogni discente. Ecco che esiste chi avanza e chi regredisce di livello, per adeguarsi: quanti mezzi artisti sulla scena, quanti mediocri studiosi, ma anche quanti veri geni incompresi, solo perchè persi nel mare magnum delle "inutilities"?
Esempio lampante: Internet, questa immensa biblioteca disordinata. Pensiamo a quanto impieghiamo a trovare quel che di utile cerchiamo, e con quanta immondizia ci scontriamo quotidianamente, e paragoniamolo a quante menti ci sono dietro, a chi possiede l'idea e a chi si adegua, a chi ha dei contenuti e chi copia.

Immaginiamo allora un futuro in cui tutti i cittadini di questo mondo, supponendo ovviamente di aver fatto qualcosa per preservarlo, abbiamo una così elevata formazione: quanta parte di questa incredibile forza verrà sciupata nell'inutilità e nella noia? Le opere originali saranno, e sono purtroppo già ora, una rarità, e capiterà di scrivere opere su una singola, minuscola idea, anche quando ciò non è possibile, con grande maestria nell'allungare il brodo con l'acqua.

Pensiamo però anche a quante nuove idee nasceranno dal pensiero di 6, ma immagino che a quel punto saremo quantomeno 12, miliardi di persone. Evoluzione, risoluzione di qualsiasi tipo di problema, con continua creazione di nuovi, in qualsiasi ambito. Potenza delle innovazioni alla portata di tutti, benessere diffuso, non più cura ma prevenzione delle malattie. Ma anche tanti problemi etici e morali, necessari, anzi indispensabili.

Ed ecco che proprio questa maggiore coscienza di ciò che ci circonda, la cultura di cui facciamo parte, ma anche l'interesse, nostro e dei nostri figli (visto che oggi siamo noi a camminare su queste terre), dovrebbero portarci a ragionare, andando in fondo a quel che vediamo, guardando dietro la soluzione, traendo le dovute ma non affrettate conclusioni. C'è troppo di ingiusto e disordinato. Dovremmo cominciare ad operare per far quadrare qualcosa, già dal nostro piccolo. Ed è proprio la scuola che dovrebbe insegnarci questa curiosità, instradarci verso questo tipo di giustizia personale.

Allora un invito alla riflessione: il livello tecnologico è strettamente connesso con i dislivelli sociali. Un'invenzione è considerata utile, ed ha successo e diffusione, se il suo sviluppo tende ad accentuare le disuguaglianze esistenti nella distribuzione di benessere e capitale, o più direttamente quando promuove la distruzione della vita umana (indovinate a chi sono in mano i fondi per la ricerca...).
E' questa la direzione in cui corre il terzo millennio?


_____


"And yet perhaps, after all, it is better for a country that its seats of learning should do more to suppress mental growth than to encourage it. Were it not for a certain priggishness which these places infuse into so great a number of their alumni, genuine work would become dangerously common. It is essential that by far the greater part of what is said or done in the world should be so ephemeral as to take itself away quickly; it should keep good for twenty-four hours, or even twice as long, but it should be not good enough a week hence to prevent people from going on to something else. No doubt the marvellous development of journalism in England, as also the fact that our seats of learning aim rather at fostering mediocrity than anything higher, is due to our subconscious recognition of the fact that it is even more necessary to check exuberance of mental development than to encourage it. There can be no doubt that this is what our academic bodies do, and they do it the more effectually because they do it only subconsciously. They think they are advancing healthy mental assimilation and digestion, whereas in reality they are little better than cancer in the stomach."
(S. Butler, Erewhon, 1872)

"Eppure, dopotutto, forse è meglio per una nazione che le cattedre del sapere si adoperino a sopprimere piuttosto che ad incoraggiare lo sviluppo del pensiero. Se queste cattedre non infondessero in tanti studenti una certa tronfia presunzione, le opere originali diventerebbero talmente comuni da costituire un vero pericolo. In realtà è indispensabile che la maggior parte di ciò che si dice o si fa nel mondo sia abbastanza effimera da sparire rapidamente. Atti e idee dovrebbero valere per ventiquattro ore, o al massimo quarantotto, ma mai durare un'intera settimana, impedendo alla gente di occuparsi di qualcos'altro. Certo lo straordinario sviluppo del giornalismo in Inghilterra, e anche il fatto che le nostre scuole mirino a incoraggiare la mediocrità, e non a fini piú elevati, deriva dal nostro inconscio riconoscimento della necessità di reprimere ogni esuberanza nello sviluppo mentale invece di incoraggiarlo. Indubbiamente è proprio ciò che fanno i nostri corpi accademici, e lo fanno con tanto maggior successo in quanto non se ne rendono conto. Credono di stimolare l'assimilazione e la digestione mentale quando in realtà non sono niente di meglio di un cancro allo stomaco."
(S. Butler, Erewhon, 1872)

"Practical application is found by not looking for it, and one can say that the whole progress of civilization rests on that principle."
(J. Hadamard)

"A science is said to be useful if its development tends to accentuate the existing inequalities in the distribution of wealth, or more directly promotes the destruction of human life."
(G. H. Hardy, A Mathematician's Apology, 1941)

"I am too good for philosophy and not good enough for physics. Mathematics is in between."
(G. Pólya)
 


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[piko!] ti ringrazia per esser arrivato fin quaggiù, la strada era lunga.
se non sai cosa fare, puoi visitare l'archivio o la galleria fotografica relativa ad hirudo:holter.
oppure tornartene alla pagina iniziale del sito per vedere cosa bolle in pentola.

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if you don't know what to do, try our archives or the photogallery from hirudo:holter.
or you can click back to the global home page to see what's going on now on amolenuvolette.it.



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so, uh: i'm a media pirate. i am a native in the media landscape.




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