I love fotolandia! sconti per prenotazioni via internet
 
[piko!] said: _questa è l'immagine che probabilmente non stai vedendo. l'accessibilità in questo caso raggiunge livelli stratosferici.
\\ _su questo spazio è vietato scrivere maiuscolo:.
questa è l'ennesima rumorosa pagina automaticamente generata da un calcolatore silente di nome [piko!], chiuso in un armadio e per questo poco incline alla sopportazione di utenti che puntualmente molesta con interventi poco educati. unico vezzo imposto è lo scriver tutto minuscolo.

screzii e scherzi provenienti dalle urticanti risorse del calcolatore dittatoriale [piko!], motore dell'intero sito.

[piko!] con non poca fatica è riuscito ad elencare gli interventi pubblicati in questa sezione in ordine cronologico.



di piko! (del 16/10/2003 @ 17:42:05, in _muy felìz :., linkato 4022 volte):.

8Mile - Eminem

Inverno 1995. Jimmy Smith Jr. a.k.a. B-Rabbit (Marshall Mathers, da tutti conosciuto come Eminem, da "M-in-M", sue iniziali) è un ragazzo bianco che vive sulla 8-Mile, linea divisoria tra i quartieri ricchi e i sobborghi di Detroit, tra bianchi e neri.

Nello Shelter, il locale in cui si fa battling (battle è una gara di freestyle con altri rappers, ma anche tra writers, breakers, djs), Jimmy fa la sua prima disastrosa apparizione, rimanendo muto al suo turno davanti ad una folla esclusivamente di neri, che lo fischiano, considerandolo spazzatura bianca, quindi nella scala sociale in una posizione anche peggiore della loro (l'avversario recita rappando "You're a wigger", dove wigga è il dispregiativo con cui i neri indicano i bianchi, viceversa è "nigga", ossia "nigger", negro).

La rabbia, l'insicurezza, l'odio, la frustrazione, la ricerca di una direzione e di una identità porteranno B-Rabbit a combattere contro la sua triste situazione (padre assente, madre alcolizzata e disoccupata, una sorellina più piccola, abita in un trailer park, in una roulotte). Jimmy incontrerà Alex (Brittany Murphy), anche lei in fuga dallo squallore del ghetto di Detroit, e nascerà una storia d'amore, a mio avviso comunque insignificante e piazzata lì solo per dare un parvenza di trasgressione (vedi le due scene di sesso).

Oltre agli spunti autobiografici, 8Mile rappresenta un primo successo per un quasi-musical sulla cultura hip-hop: ricordiamo che la canzone "Lose Yourself" si è aggiudicata l'Oscar per la miglior colonna sonora. Numerose nel corso del film le guest appareances di nomi celebri del panorama rap ed hip hop della città di Detroit, tra cui Xzibit, Proof e DjHead (D12), Obie Trice e Miz Korona.

Un buona parte della filosofia del film, che segue la più classica delle dinamiche, quella di caduta e vittoria finale, è riassunta nel primo freestyle: "they don't laugh cuz you're wack/they laugh cuz you're white with a mic", ossia "il pubblico non ride perchè sei scarso/ride perchè sei un bianco con un microfono".

Ovviamente la visione è sconsigliata a chi di traduzioni dall'inglese poco se ne intende, ma più genericamente a chi non conosce la cultura hip-hop. Ho letto recensioni ed ascoltato pareri, ma molti non hanno compreso il vero significato del film, forse depistati dalla lingua (sarebbe stato scandaloso tradurre quando rappano in italiano... infatti c'è un breve esempio nel film e fa a dir poco ridere!). Personalmente ho visto la versione orginale, in inglese, trovata su internet. Ho avuto comunque anche il dispiacere di vedere lo sfacelo della traduzione italiana con sottotitoli. Sconsigliata.

Vedremo il ragazzo farsi una posizione, crearsi un'identità, ottenere il rispetto solo con le proprie forze. La chimera è il successo, ma non visto come un portafoglio straripante di bigliettoni, questo lo dice anche il film: il denaro è la strada per portare fuori dal degrado i tuoi cari, la crew (letteralmente equipaggio, praticamente gli amici), per dimenticare il passato.

Il punto più alto, con cui concludo, lo si raggiunge in questa citazione dai Mobb Deep, storico gruppo (Prodigy quando cantava questa canzone aveva 19 anni): "This guy don't wanna battle/he's shook/cuz there ain't no such thing/as halfway crooks" (questo tizio non vuole battersi/è un debole/perchè non c'è niente di peggio/degli imbroglioni mezze tacche).

wet.graphics



_____




Lil' Tic (Proof) vs. Jimmy (Eminem)
Dopo essersi "allenato" in bagno (e vomitato nel w.c.) Jimmy sale sul palco dello Shelter per la sua prima gara di freestyle - lo sfidante (Lil' Tic) è interpretato da Proof, meglio noto al di fuori della finzione cinematografica come membro della crew D12 insieme a Eminem, Kon Artist, Kuniva, Swifty e Bizarre - nel suo freestyle Lil' Tic insulta Jimmy soprattutto perchè è un bianco che cerca di fare hip hop - quando viene il suo turno, Jimmy si rende conto di essere l'unico ragazzo bianco all'interno di un locale stracolmo di ragazzi di colore - impietrito di fronte a quel mare di gente, Jimmy non riesce a spiccicare una sola parola e abbandona il palco tra gli insulti del pubblico.

[Lil Tic - Proof]
I'ma murder this man
He's the type to lose
a fight with a dyke.
They don't laugh cuz you wack,
they laugh cuz
you're white with a mic.
You're a laughing stock,
when will this
laughing stops?
When you and Everlast (1)
bitch ass gets popped?
You a wigger (2) that
invented ??? for money
watch Lil Tic
spit kick the
Energizer bunny (3)
rip the Rabbit head off,
toss it to Hugh Hefner (4)
cuz i don't Play-boy (5),
now tell me who's fresher ?
(YOU ARE!)
LT, that's right,
cop the heat and shoot yah
I'll punish Rabbit or
obslete Future (6)
My ??? ???
Cuz he's faker then
a psyhic with caller id
So that bullshit,
save it for storage,
cuz this is hip hop,
you don't belong,
you're a tourist
So put your hockey sticks
and baseball bat away
Cuz this here is Detriot,
6 mile road is that a way



[Lil Tic - Proof]
Ammazzerò questo tizio
E' il tipo [di uomo] che perderebbe
uno scontro con una checca.
Loro non ridono perchè sei strano,
loro ridono perchè sei un bianco
con un microfono in mano.
Sei una riserva di risate,
quand'è che finirà
questa presa in giro?
Quand'è che tu e quella puttana
di Everlast (1) verrete fatti fuori?
Sei un bianco (2) che ha
inventato ??? per i soldi.
Guardate come le rime di
Lil Tic prendono a calci il
coniglietto della Energizer (3)
taglio la testa di Rabbit,
la tiro Hugh Hefner (4)
perchè non scherzo, ragazzino (5)
Adesso ditemi, chi è il migliore?
(SEI TU!)
LT, è vero,
punto la pistola e ti sparo,
punirò Rabbit oppure
quell'obsleto di Future (6)
Il mio ??? ???
perchè è più falso di
??? ???
Quindi risparmia quelle
stronzate per il deposito,
perchè questo è hip hop,
tu non c'entri nulla,
sei un turista.
Metti via le mazze da hockey
e le mazze da baseball.
perchè questa è Detriot,
la 6 Mile Road è lontana.







Note:
(1) - Everlast - nel 1995 (anno in cui è ambientato il film 8 Mile) Everlast era il leader degli House Of Pain, una crew hip hop composta da persone bianche nota soprattutto per il singolo Jump Around - è curioso notare come anche al di fuori della finzione cinematografica tra i D12 (di cui Eminem e Proof fanno parte) ed Everlast non vi siano buoni rapporti - per maggiori info consulta la sezione Eminem vs. Everlast

(2) - Wigga - termine dispregiativo con il quale le persone di colore indicano gli individui di pelle bianca

(3) - Energizer Bunny - doppio senso sul soprannome di Jimmy (Rabbit) ed il coniglietto protagonista delle pubblicità delle pile Energizer

(4) - Hugh Hefner - fondatore della rivista Playboy

(5) - doppiosenso sul significato di Playboy, inteso sia come la rivista per soli adulti e sia come traduzione di "non scherzo, ragazzino"

(6) - riferimento al personaggio di Future interpretato da Mekhi Phifer







Future (Mekhi Phifer) + Jimmy (Eminem)
Dopo l'introduzione del personaggio di Alex (Brittany Murphy), la scena si sposta nel trailer park dove abitano Jimmy e sua madre Stephanie (Kim Basinger) - all'interno della roulotte, Stephanie e Greg (Michael Shannon) stanno ascoltando della musica, mentre sul piazzale di fronte Jimmy e Future (Mekhi Phifer) tentano di riparare l'auto regalata il giorno prima da Stephanie a Jimmy - quando Future sente provenire dall'interno della roulotte le note di Sweet Home Alabama dei Lynyrd Skynyrd, comincia a improvvisare un freestyle e Jimmy lo segue a ruota.

[Future - Mekhi Phifer]
Well Jimmy moved in
with his mother,
cuz he ain't got
no place to go.

[Jimmy - Eminem]
And now I'm right back
in the gutter
with a garbage bag
that's full of clothes (1)


[Future - Mekhi Phifer]
Cuz you live at home in a trailer.
What the hell you gonna do?


[Jimmy - Eminem]
Yehaaaww
Cuz I live at home in a trailer.
Mama I'm coming home to you.

Well my name is Jimmy,
his name is Gregg Buelle.
Me and him and you,
we went to the same school.
This ain't cool,
I'm in a rage.
He's tappin' my mom -
we're almost the same age!
On the microphone I drop bombs,
look at this car!
Thanks a lot mom! (2)

Here,
happy birthday Rabbit.
Here's a brand new car,
you can have it.
A 1928 Delta.
This shit won't even
get me to the Shelter (3)
And I can't even say
i'm from Motown (4),
cuz I'm back in the 8-1-0 now.

Cuz I live at home in a trailer.
Mama i'm coming home to you



[Future - Mekhi Phifer]
Jimmy è tornato
a stare da sua madre,
perchè non ha
un posto dove andare.

[Jimmy - Eminem]
E adesso stò di nuovo
in mezzo a una strada,
con un sacco dell'immondizia
pieno di vestiti (1)


[Future - Mekhi Phifer]
Perchè vivi dentro una roulotte,
che cosa farai adesso?


[Jimmy - Eminem]
Yehaaaww
Perchè vivo dentro una roulotte.
Mamma torno a casa da te.

Bè, il mio nome è Jimmy,
il suo è Gregg Buelle.
Sia io, che tu, che lui siamo
andati alla stessa scuola.
Non è per niente figo,
sono incazzato.
Lui si scopa mia madre -
e abbiamo quasi la stessa età!
Al microfono sgancio bombe,
guarda quest'auto!
Grazie mille mamma! (2)

Ecco qui Rabbit,
buon compleanno.
Ecco qui un'auto nuova,
puoi averla.
Una Delta del 1928.
Questo pezzo di ferro non mi
porterà neppure allo Shelter (3)
e non posso neppure dire
che provengo dalla Motown (4),
perchè ora sono tornato nell' 8-1-0.

Perchè vivo dentro una roulotte.
Mamma torno a casa da te.







Note:
(1) - All'inzio del film veniamo a sapere che Jimmy ha lasciato le chiavi del suo appartamento (insieme alle chiavi della sua automobile) all'ex ragazza Jeanine e che pertanto è costretto a trascinarsi dietro un sacco dell'immondizia con dentro i suoi vestiti

(2) - L'auto che i due ragazzi stanno cercando di riparare è un regalo di compleanno "anticipato" che Jimmy ha ricevuto da sua madre Stephanie

(3) - Shelter - nel film 8 Mile è il nome del locale hip hop nel quale ogni venerdì sera si organizzano le gare di freestyle

(4) - Motown - termine con il quale si è soliti indicare la città di Detroit - Motown è anche il nome di una celebre casa discografica di Detroit nota soprattutto per aver pubblicato dischi soul e r&b di artisti come Jackson Five e Steve Wonder - oggi la Motown Records è un museo







Jimmy (Eminem) @ Chin Tiki
Il sabato sera la crew di Jimmy (i 313) in compagnia di Future si ritrovano in un club di Detroit, il Chin Tiki - nel parcheggio di fronte al locale, un gruppo di ragazzi (tra cui il rapper Obie Trice) si diverte improvvisando freestyle - Future si aggrega al gruppo e spinge Jimmy ad esibirsi in un freestyle, seguito a ruota da Sol - il divertimento viene rovinato dall'arrivo di Papa Doc e della crew Free World - Jimmy recita il suo freestyle su un beat improvvisato da DJ Iz mentre il beat che si sente in sottofondo è quello di Insane In The Brain dei Cypress Hill

[Jimmy - Eminem]
Your style is generic
mine's authentic made
I roll like a renegade
you need clinic aid
my technics bizarre and ill
I scar and kill
you were a star
until I served you
like a bar and grill and
I proceed to cook and grill you
that's all it took
to kill you
you better recognize me
like I look familiar
if you wanna battle
you beat around the bush
like you scared to lick pussy
so you eat around the tosh (1)
I need a clown to push
someone that I can bully
wait a minute, I don't think
you understand fully
see me without a style
like mustard without the Heinz
I lead the new school,
you're a "Busta"
without the "Rhymes" (2)
I crush the shit outta ya lines


[Jimmy - Eminem]
Il tuo stile è generico,
il mio è autentico.
Mi muovo come un rinnegato,
tu hai bisogno di un aiuto medico.
La mia tecnica è stana e cattiva,
lascio cicatrici e uccido.
Eri una star,
finchè non ti ho servito
come una tavola calda,
cotto e grigliato.
E' tutto quello
che mi serve per ucciderti.
Se vuoi batterti
ti sembro familiare
faresti meglio a riconoscermi.
Giri intorno al pube
leccando stupidaggini come se
avessi paura di leccare figa (1)
Ho bisogno di un clown da schiacciare
di qualcuno da prendere in giro.
Aspetta un minuto, non penso
che tu abbia capito perfettamente.
Un tipo come me senza stile
è come la senape senza ???
Sono il leader della nuova scuola,
tu sei uno che parla a vanvera
senza saper rimare (2)
Distruggo le tue rime






Note:
(1) - Metafora molto colorita per dire "i tuoi insulti non hanno senso, vieni al dunque"

(2) - Doppi sensi sui nomi della crew Leaders Of The New School e del rapper Busta Rhymes che dei Leaders Of The New School è stato uno dei membri fondatori insieme a MC Charlie Brown, Dinco D e Milo In De Dance







Jimmy (Eminem) vs. Mike (Xzibit)
La scena si svolge durante la pausa pranzo degli operai della New Detroit Stamping - una operaia di colore (Vanessa) si lamenta a suon di rime del suo lavoro e della sua vita ma viene interrotta da un'altro operaio di colore di nome Mike (interpretato dal rapper Xzibit) che la accusa di essere una scansafatiche e di star sempre a lamentarsi, passando poi ad insultare gli altri operai in fila per ricevere il pranzo, tra cui Paul, un operaio omosessuale - a questo punto Jimmy interviene esibendosi in un freestyle dal triplice effetto: difendere Vanessa, difendere Paul e insultare Mike.

[Vanessa - Miz-Korona]
Man I'm gettin' so sick
and tired of fuckin' with this ... still
They only give us 30 minutes
to eat lunch and chill
My body's aching
Just to get a buck
I'm sick of eatin'
this shit off this
fucking lunch truck
Nasty ass food
I'm in a nasty ass mood
I shoulda called in sick
Shit, I had something to do!

[Mike - Xzibit]
I can't believe
that I'm hearing all this
raving and rantin'
da Vanessa, up here
at the New Detroit Stamping (1)
You need to get your food
and take your ass back to work
You're dreaming if you think
them corny ass raps'll work
Look at ya'll
Standing out here
freezing like dumb fucks
Rapping and waiting
for food off this raggedy
lunch truck
Who want what
Who pumped up to get rolled up?
I spit venom in every direction
Throw something up!
Look at this fat ass nigga
Sloppy sucka
You an ugly muthafucka
Your pops shoulda
wore a rubber
Stop rhyming,
keep your day job Vanessa
Next time leave that bullshit
home on the dresser
Speaking of dressers (2),
take a look at
Paul the fruitcake
When you travel
you probably pack panties
in your suitcase
made outta lace
from Victoria's Secret (3)
If 10 men
came in a cup
you'd probably drink it


[Jimmy - Eminem]
Ok folks
Enough with the gay jokes
Especially from a gay broke
bitch yaself, eh Loc?
Your style is doo doo
You've worked here longer than me
And I get paid more than you do
Dawg, take a seat!
What's this guy
standing in line for?
He ain't got money to eat!
Check this out
Yo Yo
This guy cashed
his whole check
and bought one ho ho
Fucking homo, little maggot
You can't hack it
Paul's gay
You're a faggot
At least he admits it
Don't even risk it
This guy's starving to death
Someone get him a buscuit!
I don't know what
they told you, Mike
Must have them cornrows
rolled too tight
This job, you wanna quit
But you can't
You've worked
at this plant so long
You're a plant.
Look at your god damn boots
For Christ Sakes,
they're starting to grow roots!
On this mic
you get faded
You look like a pissed off
rapper who never made it
Why you fucking
with the gay guy G?
Really you're the one
who's got the HIV !
Man I'm done with this clown
He's soft, fuck it
I'll let home girl
finish you off



[Vanessa - Miz-Korona]
Sono così stanca
di questa roba.
Ci danno solo 30 minuti
per pranzare e rilassarci.
Mi fa male tutto il corpo
per guadagnare un dollaro.
Sono stanca di mangiare
la roba di questa fottuta
tavola calda mobile.
Cibo schifoso,
sono di un umore schfoso.
Dovrei darmi malata.
Merda, ho qualcosa da fare!

[Mike - Xzibit]
Non riesco a crederci,
stò sentendo tutto questo
lamentarsi e parlare a vanvera
da parte di Vanessa, qui alla
New Detroit Stamping (1)
Devi mangiare la tua roba
e riportare il tuo culo al lavoro.
Ti sbagli di grosso se pensi che
i tuoi squallidi rap funzionino.
Ma guardatevi,
ve ne state tutti qui fuori
a gelare come dei coglioni,
a rappare e ad aspettare
il pranzo da questa squallida
tavola calda mobile.
Chi vuole cosa.
Chi ha il coraggio di farsi avanti?
Sputo veleno in ogni direzione.
Sparate qualche rima!
Guardate questo ciccione,
squallido perdente.
Sei un orrendo figlio di puttana,
tuo padre avrebbe dovuto
infilarsi un preservativo.
Smettetela di rappare,
tieniti il tuo lavoro Vanessa.
La prossima volta lascia quelle
stronzate a casa, nell'armadio.
E parlando di vestiti (2),
date un'occhiata a
Paul torta-di-frutta.
Quando te ne vai in giro,
probabilmente infili
nella tua valigia
dei collant di pizzo presi
da Victoria's Secret (3)
Se dieci uomini
eiaculassero in un bicchiere
probabilmente tu lo berresti.


[Jimmy - Eminem]
Ok gente
basta con le battute sui gay,
specie se vengono da un gay
morto di fame come te, eh Loc?
Il tuo stile è stupido.
Lavori qui da più tempo di me,
ma io vengo pagato di più di te.
Amico, mettiti a sedere!
Perchè questo tizio
stà in fila con gli altri?
Non ha i soldi per mangiare!
Ascolta qui
Yo Yo
Questo tizio ha incassato
il suo assegno e si è
comprato un hotdog.
Fottuto frocio, piccola larva
non sei capace di insultare.
Paul è gay,
tu sei un frocio.
Almeno lui lo ammette,
tu nemmeno ci provi.
Questo tizio sta morendo di fame
qualcuno gli dia un biscotto!
Non so quello che
ti hanno detto, Mike.
Devi avere la catena
legata troppo stretta.
Questo lavoro, tu vuoi lasciarlo
ma non puoi.
Hai lavorato in questa
fabbrica così a lungo
che sei diventato una pianta.
Guarda i tuoi stivali,
stanno cominciando
a crescerci le radici !
Con questo microfono
verrai cancellato.
Somigli ad un rapper incazzato
che non ce la farà mai.
Perchè ce l'hai tanto
con il tizio gay?
In realtà sei tu
che hai l'HIV !
Ho finito con questo clown,
è moscio, fanculo.
Lascerò che questa
ragazza ti finisca.







Note:
(1) - New Detroit Stamping - nel film 8 Mile è il nome della fabbrica in cui lavora Jimmy

(2) - doppio senso sul significato di dresser che in inglese significa sia "armadio" che "travestito"

(3) - Victoria's Secret - catena di negozi di lingerie femminile molto popolare negli Stati Uniti







Jimmy (Eminem) vs. Cheddar Bob (Evan Jones)--
La scena si svolge nel backstage del club Shelter - prima di salire sul palco per affrontare la sua prima freestyle battle della serata, Jimmy si "allena" insultando (in maniera scherzosa) l'amico Cheddar Bob prendendolo in giro per l'incidente che lo a costretto a camminare con le stampelle - il freestyle di Jimmy viene però interrotto dall'arrivo di Papa Doc e della crew Free World che approfittano dell'occasione per sbeffeggiare ancora una volta Jimmy e Cheddar Bob

[Jimmy - Eminem]
Cheddar I can rip you
to a shred 'a
Cheddar Cheese
There's not a better
MC (1) than me
I'm B Rabbit bitch
Sting like a bee
Float like a butterfly (2)
What am I
So what if I
Cut a guy
Did I stutter guy
Leave you punch drunk
from lunch truck (3) to Shelter
You never felt
the wrath of helter skelter
Melt 'cha,
got the belt for the Welter
Weight Champ
You got in
with a fake stamp (4)
Garbage bag full of clothes (5)
Still pullin' hos
Rip you from head to toe
From leg to bullet hole
Next gun,
pull it slow (6)
And aim at the free world (7)
'Fore you let it go
Instead of "Oh -
I just shot my dick head!"
And yes you do got a big head
I can't call it
Cheddar where's your wallet
You're so drunk
You can out drink the alcoholics
Make 'em say
"Damn. Cheddar's the man!"
He needs a can
surgically removed
from his hand (8)


[Jimmy - Eminem]
Cheddar potrei tagliuzzarti
fino a distruggerti.
Formaggio Cheddar.
Nessun MC (1)
è migliore di me.
Sono B Rabbit, idiota.
Pungo come un'ape,
volo come una farfalla (2)
Ecco cosa sono.
Cosa diresti se ora
facesso a pezzi un tizio?
Non sono un tipo che balbetta.
Ti lascio stordito dalla
tavola calda mobile (3) allo Shelter
Non hai mai provato una collera
che ti prende all'improvviso
fino a farti sciogliere.
Ho vinto la cintura del campionato
del mondo di Pesi Welter.
Tu sei entrato qui
con un timbro falso (4)
[Ho] un sacco pieno di vestiti (5)
e ancora rimorchio ragazze.
Ti apro dalla testa ai piedi,
dalla gamba al buco del proiettile.
La prossima volta,
tira fuori la pistola con calma (6)
e puntala alla Free World (7)
prima di sparare,
invece di dire "Oh - mi sono
appena sparato sul cazzo!"
E' vero, sei un testone
non posso negarlo.
Cheddar dov'è il tuo portafoglio?
Sei così ubriaco che potresti
battere un gruppo di alcolizzati
e fargli dire: "Dannazione,
Cheddar è un grande!"
Hai bisogno di qualcuno
che rimuova chirurgicamente
quella lattina dalle tue mani (8)






Note:
(1) - MC - nella cultura hip hop, un M.C. (Master of Cerimonies) è quella persona capace di destreggiarsi al microfono in modo superlativo, creando rime, recitandole con scioltezza e improvvisando freestyle

(2) - Sting like a bee, float like a butterfly - questa frase è stata coniata dal leggendario pugile Muhammed Alì per descrivere il suo stile di combattimento sul ring, fatto di pugni potenti alternati ad un "gioco di gambe" tale da spiazzare l'avversario

(3) - riferimento alla freestyle battle improvvisata da Jimmy di fronte alla tavola calda della New Detroit Stamping - cfr. Jimmy vs. Mike

(4) - You got in with a fake stamp - nel film 8 Mile ai partecipanti alle freestyle battle viene "timbrato" il dorso della mano destra per identificarli dal resto del pubblico - Jimmy scherzosamente insinua che Cheddar Bob si sia introdotto nello Shelter senza averne titolo, grazie ad un timbro falso

(5) - all'inzio del film veniamo a sapere che Jimmy ha lasciato le chiavi del suo appartamento (insieme alle chiavi della sua automobile) all'ex ragazza Jeanine e che pertanto è costretto a trascinarsi dietro un sacco dell'immondizia con dentro i suoi vestiti

(6) - nel corso del film, Cheddar Bob estrae una pistola per sedare una lite tra la 313 e la Free World e spara un colpo in aria - poi, mentre sta per rimettere a posto la pistola nella cinta dei pantaloni, si spara accidentalmente un colpo alla gamba

(7) - Free World - nel film 8 Mile, Free World è il nome della crew capeggiata da Papa Doc

(8) - mentre Jimmy recita il suo freestyle, Cheddar Bob ha in mano una lattina di birra ed è visibilmente ubriaco







Lyckety Splyt (Strike) vs. Jimmy (Eminem)
Si tratta della prima dellle 3 freestyle battle ad eliminazione diretta che vengono messe in scena alla fine del film - Jimmy affronta Lyckety Splyt (interpretato dal rapper Strike), membro della crew Free World capeggiata da Papa Doc - Lyckety Splyt ha un conto in sospeso con Jimmy: nel parcheggio di fronte al Chin Tiki Jimmy lo aveva infatti pubblicamente "atterrato" sul cofano di un'auto scatenando una rissa tra i 313 e i Free World.

[Lyckety Splyt - Strike]
Check this out
Check this out
Yo
This guy's a choke-artist (1)
He catch a bad one.
You better off shooting yourself
With Papa Doc's hand gun,
climbing up this moutain.
You're weak.
I'll leave you lost
without a paddle
floating shit's Creek.
You ain't Detroit.
I'm the D (2)
You the New Kid On The Block (3)
'Bout to get slapped
back to the boondocks.
Fucking nazi-
Your squad ain't your type.
Take some real advice,
go form a group
with Vanilla Ice.
And what I tell you
you better use it
This guy's a hillbilly (4)
This ain't Willy Nelson music (5)
Trailer trash (6)
I choke you 'til your last breath
and have you looking foolish
like Cheddar Bob
when he shot himself (8)
Silly Rabbit,
I know why they call you that.
Cuz you follow Future like
he got carrots up his ass crack.
And when you acted up
that's when you got jacked up
and left stupid
like Tina Turner
when she got smacked up (8)
I'll crack your shoulder blades.
You'll get dropped so hard
that Elvis'll start
turning in his grave (9)
I don't know why
they let you out in the dark.
You need to take your white ass
back across 8 Mile
to the trailer park.

[Jimmy - Eminem]
Aight look.
This guy raps like
his parents jerked him.
He sounds like Eric Sermon (10)
the generic version.
This whole crowd
looks suspicious.
It's all dudes in here
except for these bitches.
So i'm a german, eh?
That's okay
you look like a fucking
worm with braids.
These leaders
of the Free World (11)
rookies.
Lookie,
how can 6 dicks
be pussies?
You talk about shit's creek
biitch you could be
a piss creek
with paddles this deep
you're still gonna sink.
You're a disgrace.
Yeah they call me Rabbit
this is a turtle race
He can't get wit me spittin
this shit wickidly
licking these shots
ta spiggity split lickity lick (12)
And I'm gonna turn around
with a great smile
and walk my white ass
back across 8 Mile



[Lyckety Splyt - Strike]
Ascolta qui
Ascolta qui
Yo
Questo tipo è un artista del "blocco" (1)
ne ha preso uno davvero brutto.
Faresti meglio a spararti
con la pistola di Papa Doc,
[piuttosto che] scalare questa montagna.
Sei un debole.
Ti lascerò su una barca
senza remi che galleggia
in un fiume di merda.
Tu non rappresenti Detroit.
Io sono D (2)
Sei un New Kid On The Block (3)
Ti farò ritornare con la forza
alle zone abbandonate.
Fottuto nazista.
La tua crew non fa per te.
Ascolta un consiglio,
va a formare un gruppo
con Vanilla Ice.
E' il mio consiglio,
faresti meglio ad ascoltarlo.
Questo tipo è un contadino (4),
questa non è musica di Willy Nelson (5)
Immondizia da roulotte (6)
Ti strozzerò fino al tuo ultimo respiro.
Ti farò sembrare un idiota
come Cheddar Bob quando
si è sparato da solo (7)
Stupido Rabbit,
io so perchè ti chiamano in quel modo.
Perchè seguit Future come se avesse
delle carote infilate nel suo culo sfondato.
Quando ti farai avanti
ti farò crollare,
facendoti sembrare uno stupido
come Tina Turner quando
si è fatta prendere a schiaffi (8).
Ti spaccherò le scapole.
Ti farò così' male
che Elvis comincerà
a rivoltarsi nella tomba (9)
Non so perchè ti permettono
di andartene in giro al buio.
Devi riportare il tuo culo bianco
dall'altra parte della 8 Mile [Road]
al parcheggio per roulotte.

[Jimmy - Eminem]
Va bene ascoltate.
Questo tizio rappa
come se i suoi genitori
lo avessero masturbato.
Somiglia alla versione generica
di Eric Sermon (10)
Tutta questa gente
sembra sospettosa.
Sono tutti ragazzi qui,
fatta eccezione per queste puttane.
Così sarei un tedesco, eh?
Va bene,
tu sembri un fottuto
verme con le trecce.
Questi tipi della Free World (11)
sono dei principianti.
Ascolta,
com'è possibile che
6 coglioni siano dei froci?
Parli del fiume di merda,
stronzo tu potresti essere
in un fiume di pisco
con dei remi grossi così
e ugualmente affonderesti
Sei una disgrazia.
Si, mi chiamano Rabbit
questa è un corsa di tartarughe.
???
???
???
??? (12)
E mi girerò
con un gran sorriso
e riporterò il mio culo bianco
dall'altra parte della 8 Mile [Road]







Note:
(1) - Choke - riferimento al "blocco" di Jimmy durante la sua prima gara di freestyle contro Lil' Tic - cfr. Jimmy vs. Lil' Tic

(2) - D - iniziale di Detroit

(3) - New Kids On The Block - boy band molto famosa degli anni '90

(4) - Hillbilly - termine dispregiativo con il quale vengono apostrofati i contadini della zona montagnosa sud-orientale degli Stati Uniti

(5) - Willy Nelson - musicista country noto negli Stati Uniti soprattutto per il brano On The Road Again

(6) - Trailer trash - termine dispregiativo usato per indicare la gente povera (sia nera che bianca) costretta a vivere nei trailer park, i parcheggi per roulotte

(6) - nel corso del film 8 Mile, Cheddar Bob estrae una pistola per sedare una lite tra la 313 e la Free World e spara un colpo in aria - poi, mentre sta per rimettere a posto la pistola nella cinta dei pantaloni, si spara accidentalmente un colpo alla gamba

(7) - la cantante Tina Turner è stata spesso in passato vittima di violenze fisiche da parte del marito Ike

(8) - quando una persona di pelle bianca cerca di imitare la musica o lo stile musicale delle persone di pelle nera, spesso viene paragonata ad Elvis Presley che negli anni '50 portò alla ribalta un genere musicale (il rock 'n roll) in realtà "inventato" anni prima da un musicista di colore (Chuck Berry)

(9) - Eric Sermon - rapper di Long Isand molto attivo nella scena hip hop fin dal 1988 - Sermon è stato fondatore della crew EPMD nonchè collaboratore di Redman, Keith Murray, LL Cool J, Scarface, Warren G, Jodeci, Mary J. Blige, SWV, D'Angelo, Dr. Dre, Jay-Z e molti altri artisti

(10) - Free World - nel film 8 Mile, Free World è il nome della crew capeggiata da Papa Doc

(11) - testo impossibile da tradurre in italiano







Lotto (Nashawn 'Ox' Breedlove) vs. Jimmy (Eminem)
Si tratta della seconda dellle 3 freestyle battle ad eliminazione diretta che vengono messe in scena alla fine del film - dopo aver battutto Lyckety Splyt, Jimmy affronta il suo secondo sfidante Lotto (interpretato dal rapper Nashawn 'Ox' Breedlove) - mentre Lotto continua a sfottere Jimmy perchè è un bianco che cerca di fare hip hop, Jimmy sfotte Lotto soprattutto per la sua voce roca e i muscoli da body-builder - il beat su cui Lotto e Jimmy improvvisano i loro freestyle è Last Dayz di Onyx

[Lotto - Nashawn 'Ox' Breedlove]
I'll spit a racial slur
honkey (1) sue me.
This shit is a horror flick
but the black guy
doesn't die in this movie.
Fucking wit Lotto dawg
you gotta be kidding,
that makes me believe
you really don't have
an interest in living.
You think these niggas
gon' feel the shit you say?
I got a better chance
joinin' the KKK (2)
On some real shit tho'
I like you, that's why
I didn't wanna have to be
the one you comitt suicide to.
Fuck Lotto
call me a leader.
I feel bad that I gotta
murder that dude
from Leave It to Beaver (3)
I used to like that show
now you got me
in fight back mode
But oh well If you gotta go
then you gotta go.
I hate to do this,
I would love
for this shit to last,
So I'll take pictures
of my rear end
so you won't forget my ass
And alls well
that ends ok (3a)
so I'll end this shit with a
Fuck You!
but Have A Nice Day

[Jimmy - Eminem]
Ward (4) I think you where
a little hard on the Beaver (5)
so was Eddy Haskell,
Wally and Mrs Cleaver (6)
This guy keeps screamin.
He's paranoid.
Quick, someone get his ass
another steriod.
Blah bitty blah blah
blah bloo blah
I ain't hear
a word you said.
Hippity hoopla
Is that a new tank top
or a new bra?
Look Snoop Dogg just got
a fuckin' boob job
Didn't you listen
to the last round, meat head?
Pay attention,
you're saying
the same shit that he said.
Matter of fact dawg
here's a pencil.
Go home write some shit,
make it suspenseful,
and don't come back
until something
dope hits you.
Fuck it, you can take
the mic home with you.
Lookin like
a cyclone hit you.
Tank top screamin
"Lotto I don't fit you!"
You see how far them
white jokes get you.
Boys like
"How Vanilla Ice gon' diss you?"
My motto
"Fuck Lotto".
I'll get the 7 digits from your
mother for a dollar tommorrow.



[Lotto - Nashawn 'Ox' Breedlove]
Sputerò insulti razzisti,
idiota (1), fammi causa.
Questa roba è come un
film horror, ma il nero
non morirà in questo film.
Stai per affrontare Lotto, bello.
Stai scherzando,
questo mi fa pensare che tu
non abbia nessun interesse
a continuare a vivere.
Credi davvero che questa gente
apprezzerà le cose che dirai?
Avrei maggiori possibilità io
di entrare a far parte del KKK (2),
che tu di fare delle rime decenti.
Mi piaci, ecco perchè
non voglio essere la ragione
per cui ti suiciderai.
Fanculo Lotto,
chiamami "capo".
Mi dispiace di aver dovuto
ammazzare quel tipo
di Leave It to Beaver (3)
Mi piaceva quel programma,
ora hai me
???
Ma, se devi andare
allora vai.
Odio fare questa cosa,
mi piacerebbe che questa
sfida continuasse,
così da poter fotografare
il finale e non farti
dimenticare il mio culo.
Tutto è bene
quello che finisce bene (3a)
così finirò questa cosa con un
Fanculo!
ma Buona Giornata.

[Jimmy - Eminem]
Ward (4) penso che tu ci sia
andato pesante con Beaver (5)
così come hanno fatto Eddy Haskell,
Wally e la signora Cleaver (6)
Questo tizio continua ad urlare.
E' paranoico.
Presto, qualcuno gli porti
un'altra dose di steroidi.
Blah bitty blah blah
blah bloo blah
Non ho capito una parola
di quello che hai detto.
Hippity hoopla.
E' un nuovo costume da bagno
o un nuovo reggiseno?
Guardate, Snoop Dogg si è appena
fatto un'operazione alle tette.
Non hai ascoltato
l'ultima sfida, scemo?
Fà attenzione,
stai dicendo le stesse
cazzate che ha detto lui.
Comunque amico
ecco una penna,
vai a casa e scrivi qualcosa,
fa in modo che sia roba buona
e non tornare fino a quando
non ti sarà uscito fuori
qualcosa di valido.
Fanculo, puoi portarti a casa
anche il microfono.
Sembra che ti abbia
colpito un ciclone.
Il tuo costume da bagno sta urlando
"Lotto non sei della mia taglia!"
Vedrai quanto ti porteranno lontano
le battute sulla gente bianca.
Robe da ragazzini tipo
"Come farà Vanilla Ice a dissarti?"
Il mio motto
è "Fanculo Lotto"
Domani prenderò le 7 cifre
da tua madre per un dollaro.







Note:
(1) - Honkey - termine dispregiativo generalmente rivolto a persone di pelle bianca

(2) - KKK - acronimo di Ku Klux Klan, associazione razzista di persone di pelle bianca che negli anni '50 e '60 si rese protagonista di numerose aggressioni e violenze nei confronti della comunità afroamericana del sud degli Stati Uniti

(3) - Leave It To Beaver - titolo di un telefilm di enorme successo trasmesso negli Stati Uniti tra il 1957 ed il 1963

(3a) - thanx 2 Felo

(4) - Ward - personaggio del telefilm Leave It To Beaver (vedi nota 3) interpretato dall'attore Hugh Beaumont

(5) - Beaver - personaggio principale del telefilm Leave It To Beaver (vedi nota 3) interpretato dall'attore Jerry Mathers

(6) - Eddy Haskell - Wally - signora Cleaver - personaggi del telefilm Leave It To Beaver (vedi nota 3) interpretati rispettivamente da Ken Osmond, Tony Dow e Barbara Billingsley







Jimmy (Eminem) vs. Papa Doc (Anthony Mackie)
Dopo aver vinto le gare contro Lickety Split e Lotto, l'ultima sfida di Jimmy è direttamente contro il favorito Papa Doc - Papa Doc offre a Jimmy la possibilità di esibirsi per primo - Jimmy accetta ma non si lascia cogliere impreparato - conosce già gli argomenti che Papa Doc userà per umiliarlo davanti alla folla e decide di usarli a suo vantaggio, recitando un freestyle nel quale dapprima ammette i suoi errori e le sue sconfitte personali, e poi parte all'attacco, insultando e umiliando Papa Doc fino a fargli perdere le simpatie della folla - dopo la performance di Jimmy, Papa Doc resta in silenzio e abbandona il palco nello stupore generale - il beat su cui Jimmy improvvisa il suo freestyle è Shook Ones Part 2 di Mobb Deep

[Jimmy - Eminem]
Now everybody from the 313 (1),
put your motherfuckin hands up
and follow me,
everybody from the 313
put your motherfuckin hands up
Look, look

Now while he stands tough,
notice that this man
does not have his hands up.
The Free World (2)
got you gassed up
but who's afraid
of the big bad wolf?

1, 2, 3 and to the 4
1pac, 2pac, 3pac, 4,
4pac, 3pac, 2pac, 1,

You're pac, he's pac,
no pac, none

This guy ain't a motherfuckin MC,
I know everything
he's got to say against me,
I am white,
I am a fuckin bum,
I do live in a trailer with my mom,
My boy Future is an Uncle Tom (3)

I do got a dumb friend
named Cheddar Bob
who shoots himself
in the leg with his own gun (4),
I did get jumped
by all 6 of you chumps (5)
and Wink did fuck my girl,
I'm still standin here screamin
FUCK THE FREE WORLD !
But never try
and judge me dude
You don't know what the fuck
i've been through

But I know something about you,
You went to CRANBROOK,
that's a private school,
What's the matter dawg
you embarrased?
This guy's a gangster?
His real name's Clarence
And Clarence lives
at home with both parents,
and Clarence's parents
have a real good marriage,
this guy don't wanna battle,
he's shook (6),
cuz there ain't no such thing
as halfway crooks (7),
He's scared to death,
He's scared to look in
his fuckin yearbook,
fuck CRANBROOK

[il beat si ferma]

Fuck the beat
I go a-cappella (8),
fuck Papa Doc,
fuck a clock,
fuck a trailer,
fuck everybody,
fuck y'all
if you doubt me,
I'm a piece of fuckin
white trash (9)
and i say it proudly,
and fuck this battle
i dont wanna win
i'm outty,
here tell these people
something they dont know
about me



[Jimmy - Eminem]
Tutti quelli del 313 (1),
alzate le vostre fottute mani
e seguitemi,
tutti quelli del 313
alzate le vostre fottute mani
Guardate, guardate

Mentre se ne stà li a pensare,
noterete che questo tizio non
non ha le mani alzate.
La Free World (2)
ti ha fatto parlare a vanvera
ma chi ha paura
del grande lupo cattivo?

1, 2, 3 fino al 4
1pac, 2pac, 3pac, 4,
4pac, 3pac, 2pac, 1,

Sei Pac, lui è Pac,
nessun Pac, nessuno

Questo tipo non è un fottuto MC,
io conosco già tutto quello
che ha da dire contro di me,
io sono un bianco,
io sono un fottuto sbandato,
io vivo un una roulotte con mia madre,
il mio amico Future è uno Zio Tom (3)

Ho un amico stupido
di nome Cheddar Bob
che si è sparato in una gamba
con la sua stessa pistola (4),
sono stato messo a tappeto
da tutti voi sei bastardi (5)
e Wink si è scopato la mia ragazza,
ma sono ancora qui ad urlare
FANCULO LA FREE WORLD !
Ma non provare mai
a giudicarmi, bello.
Non sai un cazzo
di quello che ho passato.

Ma io so qualcosa a proposito di te,
sei andato alla CRANBROOK,
quella è una scuola privata.
Qual'è il problema amico,
sei imbarazzato?
Questo tizio è un gangster?
Il suo vero nome è Clarence.
E Clarence vive in casa
insieme ad entrambi i genitori,
e i genitori di Clarence
hanno un ottimo matrimonio,
questo tizio non vuole battersi,
è un debole (6),
perchè non c'è niente come
gli imbroglioni di mezza tacca (7)
E' spaventato a morte,
ha paura di guardare nel suo
fottuto album scolastico,
fanculo la CRANBROOK

[il beat si ferma]

Fanculo il beat,
andrò a-cappella (8),
fanculo Papa Doc,
fanculo il tempo,
fanculo la roulotte,
fanculo tutti quanti,
fanculo tutti voi
se dubitate di me,
faccio parte della fottuta
immondizia bianca (9)
e lo dico con orgoglio,
e fanculo questa battaglia
non voglio vincere
me ne vado,
tieni, dì a questa gente
qualcosa di me
che ancora non sanno







Note:
(1) - 313 - prefisso telefonico della città di Detroit - nel film 8 Mile Three One Third è anche il nome della crew di cui fa parte Jimmy a.k.a Rabbit

(2) - Free World - nel film 8 Mile, Free World è il nome della crew capeggiata da Papa Doc

(3) - Uncle Tom - nello slang dei rappers con questo termine si è soliti indicare una persona di pelle nera che vorrebbe essere un bianco - deriva dall'omonimo personaggio del celebre romanzo La Capanna dello Zio Tom

(4) - Nel corso del film 8 Mile, Cheddar Bob estrae una pistola per sedare una lite tra la 313 e la Free World e spara un colpo in aria - poi, mentre sta per rimettere a posto la pistola nella cinta dei pantaloni, si spara accidentalmente un colpo alla gamba

(5) - Dopo aver assistito al tradimento di Wink e Alex negli studi della stazione radiofonica e dopo aver pestato a sangue Wink, Jimmy viene assalito da Wink e dai componenti della Free World mentre si accinge a rientrare nella roulotte di sua madre

(6) - Shook - termine usato per indicare una persona che finge di agire e comportarsi da duro, ma che, se messo alle strette, si rivela un debole

(7) - Halfway Crook - qui Jimmy ripete un verso del brano Shook Ones di Mobb Deep, la cui base è usata come sottofondo al suo freestyle - thanx 2 Defkon X

(8) - A-cappella - termine usato per indicare un brano (o un freestyle) eseguito senza l'accompagnamento di una base, utilizzando solo e soltanto la voce del rapper o del cantante

(9) - White Trash - termine usato negli Stati Uniti per indicare la popolazione bianca che vive in stato di estrema povertà e/o precarietà
 
di piko! (del 11/10/2003 @ 11:15:02, in _muy felìz :., linkato 1366 volte):.

metto a fuoco la mia camera, i libri accatastati contro il muro, le pile dei dischi, la chitarra, le bombole e la tela con i pennelli, la scrivania ingombrata per gli esami, i vestiti appoggiati su una sedia. mi sveglio con la luce del sole, come sempre.

il solito dimenarsi del dormiveglia, i pensieri insensati dei sogni che ancora affollano la mente, e che si scontrano con la consapevolezza di essere per metà addormentati. mi scoprò così ogni mattina, e immagino di essere pazzo, ad ascoltarmi.

la musica è una delle poche cose a cui vale la pena dedicare del tempo in questo mondo, come le altre espressioni dei sentimenti dell'uomo, che sono poi l'unica cosa che ci dovrebbe distinguere almeno dagli essere inanimati.

ma a me piace pensare che anche gli oggetti abbiano un cuore.

dico almeno perchè se l'uomo di oggi non è una bestia, spesso sembra non averlo un cuore: chi di noi non si è mai sentito circondato da tanti allegri ragazzi morti?

questi miei primi pensieri, selezionati da quel gran flusso che la notte galoppa libero, scorrono mentre inserisco il disco, ruotandolo tra le dita, ed accarezzo il tasto play del lettore cd.

mi vedo vivere. sono in cucina, a dimenare un piede a ritmo, riflesso sul vetro di uno di quei fornelli di metallo a specchio, con il forno incassato in basso.

ecco, ora vedo i miei due piedi, scarni come sono: uno batte per terra il ritmo, l'altro è fermo.

avanzo un pochino, ed all'immagine riflessa si aggiunge quella della sedia su cui sono seduto.

la mano è salda sulla ruota di sinistra, per farla avanzare, mentre le ruote anteriori sterzano leggermente a destra. la carrozzina è mia naturale appendice.

lo spettacolo della natura... godo una splendida vista da casa mia, e se c'è una cosa che davvero amo, sono le nuvolette. prendetemi per scemo, tanto lo so da me, già dal dormiveglia. le amo quando corrono, quando a mezzogiorno hanno contorni così perfettamente definiti, e quando sono tempestose, come stamattina.

mi arrangio a scendere le scale buie, all'università ci devo pur andare. abito in un palazzo seicentesco, all'ultimo piano, ed il silenzio è rotto dall'echeggiare dei rumori dei miei armeggi. apro il gran portone di legno, da cui filtra la luce ed il trambusto di ogni giorno, quello della gente di lì fuori.

la strada è leggermente in discesa, però tutti salgono, passando di fronte a me da destra a sinistra. sembra stia per piovere, si va di fretta. tanto si va di fretta anche quando non piove. niente macchine, tutti a piedi. vasto deserto d'uomini!

le amichette vanno a scuola, affogate tra zainetti e griffe, il cellulare stretto nel pugno, con la loro cultura popolare, il gossip e la televisione dei reality-show che più finti non si può.

un pischello procede lentamente, sguardo fisso, col telefonino ci dialoga. credo lo preferisca alle ragazze, se ha mai avuto il coraggio di dire ad una lei qualcosa a voce.

e poi il manager, serio e compunto, che si è dimenticato di quant'è bella la vita per il successo, s'è ammalato per il lavoro. non che il lavoro sia negativo in se, anzi, quel divertissement che ci fornisce riempie il nostro tempo con qualcosa di costruttivo. però senza dimenticare che l'uomo è un essere socievole, non una macchina. viviamo per gli altri, mica per il nostro portafogli.

avvicino la faccia all'uscio quando il distinto quarantenne esce fuori dal mio campo visivo, proprio mentre si sta portando all'orecchio l'inseparabile telefonino. vedo un fulmine cadere trasversalmente proprio dinanzi a me, tagliando lo spettacolo del mio portone-schermos sul mondo, da in alto a destra a in basso a sinistra, quasi orizzontale, nella direzione del manager.

il bagliore mi spinge di nuovo per le scale, un fascio luminoso incornicia il portone lato dopo lato, mentre cerco di schermire la vista con le mani.

un attimo di silenzio.

e come un piatto a cui è stata staccata la corrente fa ripartire il disco con uno slope-in, così ascolto i suoni ripartire lentamente, e via via accelerare, ma li odo ora al contrario.

riesco a riaprire gli occhi dopo l'abbaglio quando vedo anche la scena di prima girare al contrario, inseguendo i suoni.

lentamente tutti i passanti tornano indietro, in una moviola, e poi sempre più veloci.

un'indistinto flusso di spazio e tempo, di strisce colorate, di pensieri e parole dette velocissime, come se il pendolo dell'orologio dei secoli avesse preso a battere velocissimo, ma al contrario.

un'altro lampo investe il portone, sempre un lato dopo l'altro, stavolta in senso orario, come un fascio di luce che si muova circolarmente.

ora è tutto immobile.

esco dal portone, della gente di lì fuori non c'è anima viva. il trambusto di ogni giorno tace, ma sembra tutto più pulito, ordinato, tenero. i colori sono più vividi, l'aria è limpida, ed una leggera brezza comincia a spirare, scuotendo le foglie degli alberi.

esco. mi vedo da lontano, dalla cima di un palazzo, camminare per le strade deserte. a piedi.

trovo un clochard, buttato in un angolo di una stazione deserta, su quei pavimenti chiari di macchie gialle agli scalini, con un pò di sporcizia, seduto sui cartoni, circondato da giornali. barba ispida, capelli scompigliati, canuti, un gran buffo nasone rosso. ma le mani delicate, che stringono un tizzone, con cui sta scrivendo.

alza lo sguardo verso di me che arrivo dal fondo della stazione. tuona: "vivrei in pace se l'uomo ricordasse di esser un monumento alla virtù.".

"...". lo osservo, è cieco.

"la conoscenza", sbuffa rassegnato, quasi ad intendere "guarda come mi hanno ridotto".

"sopraffatto dalla noja, dal futile, dalla disinformazione. a chi interessa più la verità? l'uomo nasconde agli altri per tradirli, li vende al denaro. l'uomo non affronta più, ha paura. l'uomo è schiavo del tempo in cui vivi. troppe storie deformate, troppe cose non dette. l'uomo sguazza nell'indifferenza..."

la voce si dirada mentre scappo, perchè il personaggio mi incuteva un certo terrore, in quel mondo solitario in cui camminavo.

scorgo una donna dalla veste semplice, bianca di cotone, con un bimbo ai piedi che gioca con del legno e dei colori, che tesse seduta al sole, su uno sgabello. faccio per avvicinarmi.

"finora solo gli esseri inanimati hanno capito che ognuno svolge il proprio preciso compito nel meccanismo dell'esistenza." mi dice lei, senza alzare lo sguardo, continuando a ricamare.

l'immagine di lei, sicuramente più rassicurante, mi spinge a risponderle. le sorrido giocando con il bimbo "tutti gli uomini in fin dei conti sono saggi, ma distratti dallo scorrere del tempo..."

"non hanno ancora capito bene cos'è l'amore." aggiunge lei, guardando teneramente il suo bimbo.

continua "la vita è una madre seduta al telaio. ma l'uomo, che la vede dal basso, non ne riconosce il disegno. nota solo i nodi ed i fili che penzolano.".

col pensiero che quei fili fossero vite spezzate, e quei nodi vite che si uniscono, mi viene incontro un pastore. ho la sensazione che questi uomini, così semplici nelle fattezze, nei modi, nell'abbigliamento, si fondano con la terra in un senso panico da tempo dimenticato.

mi guarda, lo guardo. non parliamo. è la sensazione di una preghiera in cui non si recitano formule di ringraziamento nè richieste, dall'orizzonte infinito. il suo sguardo è intenso, ma riesco a sostenerlo tranquillamente, mentre magari nella vita di tutti i giorni resterebbe difficile.

mi posa una mano sugli occhi, ed è di nuovo luce, fino a ritrovarmi al portone. esco di casa, mani in tasca, e passeggio tranquillo, nelle strade pulite, tra suoni tipo brainwave-syncronizer. mi trovo un foglietto in tasca, scritto ruvido su uno straccio di tela.

gli uffici pieni di gente, una camera affittata al mese, il proprietario del negozio dell'angolo che conosco come ci si conosce fra uomini, i ragazzi sulla panchina il pomeriggio, l'inutilità laboriosa delle giornate. penso a quanto di vile, stracco, abbandonato e fittizio ci sia in questa società, in cui tuttavia siamo costretti vivere, e a cui non possiamo in alcun modo sottrarci.

la prigione della mente è scovare nei cassetti la vergogna di fuggire verso se stessi, e la condanna è avere per vita quella spazzatura dell'animo, quella tranquillità con cui molti persistono inermi nel circolo vizioso. sembriamo tanti vegetali progrediti.

nulla cambierà veramente?

del resto rivedo le ragazze chiacchierare, il manager mano per mano con i figli, il ragazzo che ride con amici ed amiche. tutti hanno lo stesso sentimento, e sento le parole incastonarsi nitidamente tra loro, in un ritmo incalzante.

quando amiamo desideriamo sempre essere migliori di quel che siamo. e quando cerchiamo di essere migliori di quel che siamo, anche tutto quel che ci circonda diventa migliore.

_____

il presente testo è un collegamento tra tre o quattro sogni che ho fatto davvero, con ovvii tagli sui particolari e sulla descrizione delle ambientazioni. poichè il sogno è un pensiero, il racconto evolve come monologo interiore. ho provato comunque a trasportare in discorso diretto le emozioni provate, perchè nel songo parole non ce n'erano. nello stesso modo si potrebbe adattare la conclusione.


secondo testo

la luce del sole, metto a fuoco. la mia camera, libri accatastati contro il muro, dischi impilati, chitarra; le bombole, i disegni e la tela con i pennelli; la scrivania ingombrata per gli esami, vestiti appoggiati su una sedia.

il solito dimenarsi del dormiveglia, pensieri di sogno che affollano la mente, e che si scontrano con la consapevolezza di essere per metà addormentati. immagino di essere pazzo, ad ascoltarmi. i sentimenti sono l'unica cosa che ci dovrebbe distinguere almeno dagli essere inanimati. ma a me piace pensare che tutto abbia un cuore. dico almeno perchè se l'uomo di oggi non è una bestia, spesso sembra non averlo un cuore. a volte mi sento circondato da tanti allegri ragazzi morti.

inserisco un disco, ruotandolo tra le dita, accarezzo il tasto play del lettore cd. mi vedo vivere. sono in cucina, a dimenare un piede a ritmo, riflesso sul vetro di uno di quei fornelli di metallo a specchio, con il forno incassato in basso. ecco, ora vedo entrambi piedi, scarni come sono: uno batte per terra il ritmo, l'altro è fermo. avanzo un pochino, ed all'immagine riflessa si aggiunge quella della sedia su cui sono seduto. la mano è salda sulla ruota di sinistra, che avanza, le ruote anteriori sterzano leggermente a destra. è mia naturale appendice, un paio d'ali di riserva.

le nuvolette... prendetemi per scemo, tanto lo so da me, già dal dormiveglia. le guardo dalla finestra e le amo, quando sono tempestose e corrono. come stamattina. mi arrangio a scendere le scale buie, all'università ci devo pur andare. abito in un palazzo seicentesco, all'ultimo piano, il silenzio rotto dal mio armeggiare. apro il gran portone di legno, da cui filtra la luce ed il trambusto di ogni giorno. quello della gente di lì fuori.

la strada è leggermente in discesa, però tutti salgono, passando di fronte a me da destra a sinistra. sembra stia per piovere, si va di fretta. tanto si va di fretta anche quando non piove.
le amichette vanno a scuola, affogate tra zainetti e griffe, il cellulare stretto nel pugno, gossip e televisione. più avanti un ragazzetto procede lentamente, sguardo fisso, col telefonino ci dialoga. avrà mai avuto il coraggio di dirle qualcosa a voce?

scruto il manager, serio e compunto, che si è dimenticato di quant'è bella la vita per il successo, s'è ammalato per il lavoro. avvicino la faccia all'uscio proprio mentre esce fuori dal mio campo visivo, si sta portando all'orecchio l'inseparabile telefonino. un fulmine cade trasversalmente proprio dinanzi a me, tagliando lo spettacolo del mio schermo sul mondo da in alto a destra a in basso a sinistra, nella direzione del manager.

il bagliore mi spinge di nuovo per le scale, un fascio luminoso incornicia il portone lato dopo lato, mentre cerco di schermire la vista con le mani. un attimo di silenzio. ascolto i suoni ripartire lentamente, e via via accelerare, ma li odo ora al contrario. riesco a riaprire gli occhi dopo l'abbaglio, e anche la scena insegue i suoni. tutti i passanti tornano indietro, in una moviola, e poi sempre più veloci. un'indistinto flusso di spazio e tempo, di strisce colorate, di pensieri e parole dette velocissime.

un'altro lampo investe il portone, e me che sono sulla soglia. ora è tutto immobile. esco, e della gente di lì fuori non c'è anima viva. il trambusto di ogni giorno tace. i colori sono più vividi, l'aria è limpida, ed una leggera brezza comincia a spirare, scuotendo le foglie degli alberi. esco. mi vedo vivere, da lontano, dalla cima di un palazzo, e camminare per le strade deserte. a piedi. tutto è perfetto. questa Natura è perfetta. io sono perfetto.

un clochard è buttato in un angolo di una stazione deserta, su quei pavimenti chiari di macchie gialle agli scalini, seduto sui cartoni. barba ispida, capelli scompigliati, canuti, un gran buffo nasone rosso. ma le mani delicate. scrive sfumature sfiorando la stoffa con i polpastrelli, ma non ha inchiostro. alza lo sguardo verso di me che arrivo dal fondo della stazione, ci siamo solo noi due. sono vicino quanto basta per osservare che è cieco. "la conoscenza...", sbuffa rassegnato, "sopraffatto dalla noja. a chi interessa più la Verità?". gli passo di lato, non davanti, ancora disorientato: "quest'uomo si vende al Denaro, ha paura. l'uomo è schiavo del tempo in cui vivi, sguazza nell'indifferenza..."

la voce si dirada mentre più in là scorgo una donna dalla veste semplice, bianca di cotone, con un bimbo ai piedi che gioca con del legno e dei colori. lei tesse seduta al sole, su uno sgabello. ancor prima di avvicinarla, con voce fioca, delicata: "finora solo gli esseri inanimati hanno capito che ognuno svolge il proprio compito nel meccanismo dell'esistenza." senza alzare lo sguardo, continuando a ricamare.

le sorrido, mi abbasso verso il bimbo. "non hanno ancora capito bene cos'è l'amore." aggiunge lei, guardandolo teneramente. pausa. "la vita è una madre, seduta al telaio. ma l'uomo, che la vede dal basso, non ne riconosce il disegno. nota solo i nodi ed i fili spezzati.". noto un pastore che si avvicina. quei nodi sono vite che si uniscono, mi ripetevo. mi guarda, lo guardo. non parliamo. riesco a sostenerlo, diversamente dal solito. è la sensazione di una preghiera dall'orizzonte infinito, in cui non si recitano formule di ringraziamento nè richieste.

sempre troppo poco stanco per dormire.
mi posa una mano sugli occhi, ed è di nuovo luce. esco di casa, di nuovo con le mie prigioni. è discesa. mi trovo un foglietto in tasca, scritto d'arcobaleno su uno straccio di tela.

una camera affittata al mese, il proprietario del negozio dell'angolo che conosco come ci si conosce fra uomini, i ragazzi sulla panchina il pomeriggio, l'inutilità laboriosa delle giornate. penso a quanto di vile, stracco, abbandonato e fittizio ci sia in questa società, in cui tuttavia siamo costretti vivere, e a cui non possiamo in alcun modo sottrarci.

la vera prigione della mente è scovare la vergogna di fuggire verso se stessi, e la condanna è avere per vita quella spazzatura dell'animo, quella tranquillità con cui molti persistono inermi nel circolo vizioso. sembriamo tanti vegetali progrediti.

nulla cambierà veramente?
quando amiamo desideriamo sempre essere migliori di quel che siamo. e quando cerchiamo di essere migliori di quel che siamo, anche tutto quel che ci circonda diventa migliore.
era questa la preghiera.

quel pastore mi diede l'arbitrio. scegliere di continuare in quel sogno, o tornare a vivere. e anche senza parlare, Lui capì. essere giovani... chiodi nella carne cruda, sale sulla piaga nuda. pianti amari. ma c'è amore, e gioia di vivere.

_____

viste le limitazioni previste dal regolamento, radicali sono stati i tagli sui particolari e sulla descrizione delle ambientazioni. poichè il sogno è un pensiero, ho provato comunque a trasportare in discorso diretto le emozioni provate, perchè nel songo parole non ce n'erano. si potrebbe perciò adattare la conclusione a mò di monologo interiore.

[nota postuma: questo testo ha partecipato ad un concorso per la realizzazione di un breve cortometraggio, con in giuria bernardo bertolucci. si è classificato secondo.]
 
di piko! (del 07/10/2003 @ 18:22:52, in _muy felìz :., linkato 1487 volte):.

la fantasia si fa scrupolo di sanare con eroici rimedii l'assurdità di alcuni fatti strani della vita, per renderli verosimili. ma pur con tutti i rimedii eroici escogitati, novantanove critici su cento giudicheranno assurdo ed inverosimile il prodotto.

perchè la vita, con tutte le sfacciate assurdità, piccole e grandi, di cui beatamente è piena, ha l'inestimabile privilegio di poter fare a meno di quella stupidissima verosimiglianza, a cui l'arte crede suo dovere obbedire.

le assurdità della vita non hano bisogno di parer verosimili, perchè sono vere. all'opposto di quelle dell'arte che, per parer vere, hanno bisogno d'esser verosimili. e allora, verosimili, non sono più assurdità.

un caso della vita può essere assurdo; un'opera d'arte, se è opera d'arte, no.

ne segue che tacciare d'assurdità e d'inverosimiglianza, in nome della vita, un'opera d'arte è balordaggine.

in nome dell'arte, sì; in nome della vita, no.



c'è nella storia naturale un regno studiato dalla zoologia, perchè popolato da animali.

tra i tanti animali che lo popolano è compreso anche l'uomo.

e lo zoologo sì, può parlare dell'uomo [...]

all'uomo di cui parla lo zoologo non può mai capitar la disgrazia di perdere, poniamo, una gamba e di farsela mettere di legno; di perdere un occhio e di farselo mettere di vetro. l'uomo dello zoologo ha sempre due gambe, di cui nessuna di legno; sempre due occhi, di cui nessuno di vetro.

e contraddire allo zoologo è impossibile. perchè lo zoologo , se gli presentate un tale con una gamba di legno o con un occhio di vetro, vi risponde che egli non lo conosce, perchè quello non è l'uomo, ma un uomo.

è vero però che noi tutti, a nostra volta, possiamo rispondere allo zoologo che l'uomo ch'egli conosce non esiste, e che invece esistono gli uomini, di cui nessuno è uguale all'altro e che possono anche avere per disgrazia una gamba di legno o un occhio di vetro.

si domanda a questo punto se vogliono esser considerati come zoologi o come critici quei tali signori che, giudicando un'opera, condannano questo o quel personaggio, questa o quella rappresentazione di fatti o di sentimenti, non già in nome dell'arte come sarebbe giusto, ma in nome d'una umanità che sembra essi conoscano a perfezione, come se realmente in astratto esistesse, fuori cioè di quell'infinita varietà d'uomini capaci di commettere quelle sullodate assurdità che non hanno bisogno di parer verosimili, perchè sono vere.



[...] mentre lo zoologo riconosce che l'uomo si distingue dalle altre bestie per il fato che l'uomo ragiona, il ragionamento appunto (vale a dire ciò che è più proprio dell'uomo) è apparso tante volte ai signori critici, non come un eccesso se mai, ma anzi come un difetto d'umanità in tanti miei non allegri personaggi. [...]
non è forse vero che mai l'uomo tanto appassionatamente ragiona (o sragiona, che è lo stesso), come quando soffre, perchè appunto delle sue sofferenze vuol vedere la radice, e chi gliele ha date, e se e quanto sia stato giusto il dargliele; mentre, quando gode, si piglia il godimento e non ragiona, come se il godere fosse suo diritto? dovere delle bestie è il soffrire senza ragionare. chi soffre e ragiona (appunto perchè soffre) per quei signori critici non è umano; perchè pare che, chi soffra, debba esser soltanto bestia, e che soltanto quando sia bestia, sia per essi umano.


ma di recente ho trovato un critico, a cui son molto grato.
a proposito della mia disumana e, pare, inguaribile cerebralità e paradossale inverosimiglianza, egli ha domandato a quegli altri critici donde attingevano il criterio per giudicare siffattamente il mondo della mia arte.

dalla cosiddetta vita normale? ma cos'è questa se non un sistema di rapporti, che noi scegliamo nel caos degli eventi quotidiani e che arbitrariamente qualifichiamo normale? per concludere che non si può giudicare il mondo d'un artista con un criterio di giudizio attinto altrove che da questo mondo medesimo.

debbo aggiungere, per dar credito a questo critico presso gli altri critici, che non ostante questo, anzi proprio per questo, anch'egli giudica sfavorevolmente l'opera mia: perchè gli pare, cioè, che io non sappia dar valore e senso universalmente umano alle mie favole e ai miei personaggi; tanto da lasciar perplesso chi deve giudicarli, se io non abbia inteso piuttosto limitarmi a riprodurre certi curiosi casi, certe particolari situazioni psicologiche.



[...] la vita, intanto, col suo beatissimo dispregio d'ogni verosimiglianza...
la fantasia si sarebbe fatto scrupolo, certamente, di passar sopra a un tal dato di fatto; e ora gode, ripensando alla taccia di inverosimiglianza che anche allora le fu data, di far conoscere di quali reali inverosimiglianze sia capace la vita, anche nelle opere che, senza saperlo, essa copia dall'arte.
 
di piko! (del 04/10/2003 @ 18:21:02, in _muy felìz :., linkato 1504 volte):.

e allora ti dico questo.

un pò di saggezza.
il poeta cinese del decimo secolo poo' chi i scriveva poesie. ne andava fiero, perchè erano lo specchio del suo animo semplice, non corrotto da nessun ideale, da alcuna restrizione di orizzonte, aperto alla conoscenza. portava le sue poesie ad una contadina, che abitava appena si apriva la vallata, che era una delle persone più anziane che conosceva. la contadina non sapeva nè leggere nè scrivere, e non si era mai posta altri problemi all'infuori della sopravvivenza, come se fosse un semplice mammifero. il poeta le leggeva le sue poesie, cambiando poi definitivamente nel testo tutto quel che risultava poco comprensibile alla contadina. la storia ci tramanda poo' chi i come uno dei più grandi poeti di tutta la lunga storia degli imperi cinesi.

credo che il fiato, e di conseguenza le battute sulla tastiera, la corrente elettrica ed il costo della connessione, lo spazio per allocare memoria sui server ma soprattutto il tempo, non vadano sprecati.
è un inno alla semplicità, all'essenzialità. quando le persone si nascondono dietro l'ermetismo, dietro discorsi che solo loro possono capire, perchè talmente intimi da tagliare fuori tutto il resto del mondo, le loro parole non servono a nulla. l'uomo stesso non esisterebbe se non in rapporto con gli altri, è in fin dei conti un animale sociale. un eremo tibetano può raggiungere la saggezza, ma non rimarrà mai per tutta la vita da solo. scenderà al limite dell'anzianità a valle, per scegliere un suo discepolo, che lo accudisca fino a vederlo morire, ma che custodisca ed amplii la saggezza fino ad allora raccolta.

è abbastanza ora con le parabole.
alcune parole, messe in fila in un certo ordine, hanno un suono musicale, che dipende anche dalla loro raffinatezza. ma non è detto che abbiano un senso.

quel che ho letto su questo blog è assolutamente ermetico e personale, è un canto interiore.
la radice di questo comportamento è da ricercare nella assoluta mancanza di empatia di chi scrive, verso il resto del creato. le preghiere non sono lamenti che implorano l'impossibile. chi prega sa che nelle preghiere non si chiede nulla. chi prega è fuori dal tempo. nella preghiera si ringrazia di esistere, perchè chi prega sa che non necessita di null'altro che non sia un senso di fusione col tutto che lo circonda. nella preghiera risiede una forza immensa, che a pensarci è quella del solo pensiero. io prego in molte occasioni, e principalmente quando cammino per strada ed incrocio sguardi e sconosciuti. prego perchè la terra che calpesto esiste, e perchè ho piacere e sentirla sotto i piedi. ringrazio quando vedo un bimbo, o quando posso sorridere. mi sento solo in un vasto deserto di uomini, ma è una condizione che non mi preoccupa, visto che non ho nulla da chiedere. ecco perchè io parlo chiaro: non ho nulla che mi leghi realmente alla vita, se non il piacere che provo a pensare che tutto questo sia reale.
il tempo schiavizza chi lo considera, chi ci pensa, chi lo conta, chi non ama che passi.
chi scrive dovrebbe allora ricredersi, ed amare principalmente quel che non conosce, o quel che non vuole conoscere.
 
di piko! (del 28/09/2003 @ 18:19:48, in _muy felìz :., linkato 1600 volte):.

il tarpano regna sovrano

tarro, tamarro, scrauso. questi alcuni sinonimi, ma la vera denominazione ferentinate è zappo.

varie sono le tipologie.
le caratteristiche comuni sono una certa dose di convinzione, che dal punto di vista psicologico nasconde certamente insicurezze del tipo essere o apparire (il che è più facile no?).

ascoltare poi musica commerciale, o urlare un pessimo rap, con pessima pronuncia, con pessime gestualità, non capendo nemmeno le parole (e scusatemi ma l'hip-hop lo conosco bene).

abbigliamento griffatissimo (e per chi la pensa no global questa è davvero mancanza di identità personale), e telefonino con proiettore olografico incorporato sempre all'orecchio anche spento (che non esiste, ma loro ce l'hanno già).

il problema non è tanto la detenzione di questo tipo di oggetti, quanto l'uso che ne fanno, pura ostentazione di un lusso che non esiste e che non condivido. una persona è accettata dagli altri non perchè è un personaggio, per quel che ha, ma perchè è. mi fermo, forse qui andiamo su tematiche antropologicho-esistenziali: rifletteteci voi.

torniamo a temi semiserii...
i bikers, con i loro cinquantini modificatissimi, fari allo xeno e marmitta a cannone, che urlano in piena notte per il puro gusto di farti stranire, che spezzano stuzzicadenti nei campanelli, che spostano le lettere dei prezzi del benzinaio per comporre scritte, sempre di quattro lettere, del genere viva la vita insomma.

il rallista, che ama sgommare all'arella, imbocca la curva della piazza come se stesse portando l'autobus, anche lui con l'auto assettata. e poi impianto car stereo pompatissimo con sub woofer 1400 watt, che se ce l'avesse sor cercola per suonarci il basso dalla finestra di casa sua, potrebbe dare una mano a quelli della cava a far saltare in aria monte barano.

infine, l'unico ed inconfondibile tabbozzo, per il quale l'ignoranza rappresenta uno stile di vita, un'ideale quasi.

non riesco a comprendere perchè questi ragazzi si buttino via per così poco, quando certamente avranno altri interessi, altre attività, che li riscatterebbero della reputazione che si sono fatti. il dedicarsi a qualcosa di più spirituale, nel senso di meno materiale ecco, li nobiliterebbe di sicuro.

ma non facciamo di tutta l'erba un fascio. per chi studia all'università a roma è normale vedere persone che fanno i pazzi, quando ad essere di fretta non siamo noi.
questo però non giustifica tutto il denaro speso in modifiche al proprio mezzo di locomozione, anche perchè pochi sono i vantaggi prestazionali.
è ovvio, c'è chi lo fa per passione per il mondo auto-corse, come alcuni anche nel gabbiano. ma almeno quelli che conosco hanno l'accortezza di non dare certe dimostrazioni di follia in pubblico, tipo sorpassare alla curva della rotonda: di certo non danno fastidio agli altri, ed è questo il punto.

qual è il limite tra lo sfoggio di potenzialità (e questo è radicato in tutti gli animali da tempi evolutivi, nella loro volontà di potenza) ed il fastidio generato?
perchè si sta diffondendo questo trend, direi degrandante?
diciamo che la classe, e lo stile, oltre alla profondità di sentimento, contribuiscono a conquistare una ragazza, se è questo il motivo per cui si comportano così. presentandosi come tutto fumo e niente arrosto, e ancor meno argomenti, le probabilità di successo scendono a livelli da indeterminazione di heisenberg.

allora ragazzi, impegnatevi a costruire una personalità che sia vostra, che sia originale, creativa, alternativa. ma che lo sia, non lo sembri...
e pensateci: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtù e conoscenza.
 
di piko! (del 13/08/2003 @ 18:01:42, in _muy felìz :., linkato 3159 volte):.

una piccola introduzione alla cultura hip-hop
il fenomeno writing: gli stili

tralasciamo le origini, la diffusione e le varie branche di questa cultura, in favore di una discussione prettamente artistica sugli stili, utilizzando un linguaggio semplice, anche se a volte sarà necessaria qualche chiosa.

writer, nell'accezione italiana, è colui che dipinge, e non scrive mi raccomando, su una superficie.
writing è un lungo percorso di evoluzione dello stile di scrittura, che parte da forme elementari via via elaborate, sintetizzate o stilizzate.
la scelta del posto dipende da valori di visibilità al pubblico, e dalla qualità della superficie stessa.
in fatto di visibilità però, il vero writer presta particolare attenzione e rispetto per il lavoro degli altri.
sono quindi banditi monumenti e località archittettonicamente rilevanti, treni e metropolitane, e gli oggetti di proprietà privata.
restano ovviamente tutte quelle strutture di dominio pubblico, che donano alle metropoli quel loro caratteristico grigiore. ecco l'importanza del tocco colorato, che si fonde con il messaggio sociale.

il significato del writing infatti è tra i più elementari, scrivere il proprio nome in maniera più o meno elaborata, per delimitare la propria zona o per farsi notare negli ambienti.
questa però è roba da americani, e nel mio personale parere il writer non è un cane che fa pipì ad ogni angolo. sarò riduttivo, ma il significato di lotta tra bande rivali non ha ragion d'essere in europa.
rimane quindi una pura esercitazione di stile, con un messaggio vincolato ai sentimenti.
intendo dire: ogni opera d'arte ha i suoi simbolismi, che variano da stile a stile. i significati sono però quelli dell'esperienza personale dell'autore, che egli e solo egli conferisce con le proprie tecniche.

sottolineo infatti molto spesso la necessità di spazi adibiti all'espressione di questo tipo di creatività, che è istintiva e comunemente diffusa: chi di voi non ha mai scritto su un muro, nel bagno alle medie magari, una frase, una dedica, il proprio nome?

altro punto è il vandalismo. qui nasce la confusione.
chi prende il writing per arte non contempla il vandalismo, per il semplice motivo che gli fa schifo.
vedere in centro cinquanta metri di muro coperto semplicemente da tags (le firme brevi con cui si identifica un writer - nient'altro che un nome d'arte) è a dir poco dissacrante, mentre trovare zone abbandonate a se stesse in cui si cerca un rimedio al degrado (case popolari, stazioni, strutture abbandonate) ci dovrebbe far pensare a quanto senso civico ha chi dipinge, e lo fa ovviamente a sue spese.

il wild style, e tutte le sue evoluzioni, è la tecnica più complicata, in quanto necessita di una lunga preparazione nell'elaborazione delle forme (lettering = creare le lettere, perchè di tali si tratta), di un certo studio sul colore e sugli effetti desiderati, e soprattutto di un impegnativo lavoro nella resa in grandi dimensioni e su superfici che non sono di certo tele per la pittura. certo, esistono anche writers che dipingono su tela, ma in genere sconfinano in contaminazioni di vario genere. nel wild style è compreso lo stile puppet, ossia quelle simpatiche caricature e deformazioni di oggetti e persone, rifinite ed ombreggiate con cura, che eventualmente compiono azioni in mezzo alle lettere.

a titolo informativo, esistono anche throw-up (fatti conoscere, ma letteralmente vomito), ossia delle forme (diversi però dalla tag) senza colorazione nè riempimento, con cui si intende solo farsi conoscere in giro. è in pratica un disegno poco elaborato e velocemente riproducibile, e c'è chi ne fa anche quaranta uguali di fila sullo stesso muro. è superfluo dire infatti che questo stile è pura spazzatura.
lo straight-edge e top-to-bottom consiste nel trovare una superficie grande e visibilissima (go straight edge = vai direttamente al meglio) da colorare da capo a piedi (ecco il significato di top-to bottom). la difficoltà consiste nell'eludere sorveglianze ed affini, creando un pezzo (questo il nome tecnico del disegno) di qualità.
bombing è invece andare in gruppo, trovare una superficie grandissima dove possono esprimersi tutti, e fare dei pezzi di dimensioni esorbitanti, di stile semplice, senza colorazioni particolari. in genere si fanno i contorni neri e si dipinge d'argento o bianco il resto. dimenticavo, per dimensioni esorbitanti intendo dire anche venti metri.

certo, se vi ritroverete sotto casa un bel wild style siatene fieri. vi dò un consiglio...non riverniciate.
 
di piko! (del 16/07/2003 @ 13:59:20, in _muy felìz :., linkato 1588 volte):.

prigioni della mente
installazione, 8 arte 2003

trentacinque punte più cinque chiodi, l'idealizzazione di una mano, un testo.
sono numeri, simboli e tematiche cari all'autore, sempre presenti per un suo particolare gusto per simmetrie e parallelismi.

la mano.
il primo punto di cui trattare è quello dei trascorsi creativi, ma non è questa la sede per descrivere nei dettagli tutti i significati che ha assunto la rappresentazione di questo soggetto.
la mano simboleggia cinque proprietà, caratteristiche, cinque lati dell'autore.

la cornice.
la necessità di arricchire la figurazione è soddisfatta nella cornice, che vuole trasmettere l'impressione di guardare da una finestra il mondo in cui vive.
il filo spinato rappresenta un ideale flusso di coscienza, mentre il chiavistello è un'allusione all'uomo a cassetti (dalì).
nelle porzioni più intime della personalità conoscibile di chi ci è accanto, molte sono le porte a noi chiuse, molti i cassetti inaccessibili.
in qualità di estranei (seppur notissimi) non è facile ottenerne la chiave, a meno che non si usino metodi poco ortodossi, ed ovviamente indelicati, come sfondare la porta.
nessuna chiave.
schiudere un semplice chiavistello basta per accedere al mondo dell'autore, che pone la condivisione tra i cardini dell'esistenza.
purtroppo però il carattere è solo la punta dell'iceberg della personalità, ed è spesso difficile percepire il pensiero nella sua essenza, per una sostanziale incomunicabilità tra gli uomini (temi pirandelliani e freudiani).
ed è a questo che si riferisce il disegno.
un urlo non gridato, che compare di spalle, sulla schiena, silenzioso.
cosa vuole dirci nella prigionia?

il testo.
vedo nitidamente,
con la chiarezza con la quale i lampi della ragione fanno risaltare
nell'oscurità dell'esistenza gli oggetti che ce la raffigurano,
quanto di vile, di stracco, di abbandonato e fittizio ci sia una questa società
in cui tuttavia dobbiamo vivere

gli uffici colmi di gente
una camera affittata al mese
il negozio dell'angolo di cui conosco il padrone come ci si conosce fra persone
quei ragazzi sulla panchina il pomeriggio
quest'inutilità laboriosa delle giornate

ma fuggire da tutto questo significherebbe ripudiare la propria vita
e non serve, perchè qualunque cosa si sogni
si rimane sempre dove si è

è una prigione della mente scovare nei cassetti
la vergogna di fuggire verso se stessi,
la codardia di avere come vita quella spazzatura dell'animo,
la tranquillità con cui molti persistono inermi nel circolo vizioso,
ci fanno sembrare solo vegetali progrediti

l'arte non possiede pudore nel rivelare eventi dell’anima,
anche se questi sono figurati, e comprensibili solo a pochi,
le mie prigioni sono un incubo mentale
la quiete è il mio contrario
io mi nutro di fastidio

anche il testo è chiaramente esplicativo degli argomenti precedentemente esposti, e contiene delle simmetrie, riscontrabili nei simbolismi costruttivi dell'opera, e nella composizione (paragrafi da cinque, cinque, tre, cinque e cinque righe).

idee e considerazioni.
un essere umano stanco, snaturato, è abbandonato incatenato faccia al muro (il mito della caverna, platone) all'inerzia di una società da cui però non riesce a distaccarsi.
è questo invece il proposito dell'autore, che non intende però escludersi: è importante essere partecipi della vita sociale, principalmente per confrontare i propri ideali, e per non stancarsi mai di essere curiosi e di crescere: l'uomo è infatti un animale socievole (voltaire), e non esiste se non per gli altri uomini. non tutto quindi è ruggine, polvere, decadenza.
fondamentale è comunque impegnarsi a cambiare, noi stessi come gli altri (qualunque cosa si sogni si rimane sempre dove si è).
l'autore sottilinea inoltre, e ciò si collega all'idea del chiavistello, che l'arte è senza pudore, è sfacciata, a volte cruda, ma che possiede sensi figurati, e va interpretata, necessariamente integrata con i pensieri dell'autore.
da qui infatti (e perdonatemi, ma è per sua volontà) la presente esplicitazione dei simbolismi.
 
di piko! (del 11/05/2003 @ 13:56:40, in _muy felìz :., linkato 1634 volte):.

E adesso il transitaggio si è concluso.

Presentazione
Almeno fino a quando la mia generazione non avrà occupato i posti chiave nelle agenzie deputate alla fabbricazione del canone, dubito che verrà riconosciuto negli ambienti della cultura "alta" il valore letterario del rap in italiano. Una scena, quella hip hop italiana, che ultimamente sta tirando le cuoia, almeno in termini di visibilità mediatica. Ma che comunque, nella quindicina d'anni in cui ha saputo farsi sentire a un pubblico più ampio delle 20 persone della crew di appartenenza e pochi altri, ha prodotto cose, che sono decisamente più interessanti dei versi di Patrizia Valduga o Milo de Angelis, per dire.

Notarella storica
Che la scena hip hop italiana stia andando definitavemente a puttane, che si sia vicini al "si salvi chi può", è provato a posteriori dalle defezioni eccellenti di Articolo 31 (Domani smetto, 2002) e Neffa (Arrivi e partenze, 2001); e dal fatto che i rapper più comunicativi e compiuti degli ultimi anni siano stati personaggi defilati rispetto alla logica delle crew (Caparezza e, in parte, Sottotono, che più che defilati, sono stati osteggiati dalla scena delle crew). In tutto questo si può certo attribuire una buona parte di responsabilità alle case discografiche, ma il punto è: a un certo punto, l'hip hop italiano si è involuto in una perenne contemplazione del proprio ombelico di mc, con gente che ripeteva, variando, sempre le stesse cose: siamo forti, siamo cazzuti, siamo massici; lo smì di chance non ve n'ha, fare l'mc è una cosa seria, e così via, lodandosi-imbrodandosi. Sempre meno attenzione veniva posta su temi sociali, politici, o anche solo esistenziali. Di qui l'adozione di un linguaggio non più pianamente denotativo, ma di non un gergo che, per quanto suggestivo, era incomprensibile ai più, fitto com'era di tecnicismi, neologismi, riferimenti culti alla scena. (Dopa? Fotta? Ballotta? Musta? Smì?) Tra i primi ad abusarne, Neffa: l'inconsistenza contenutistica dei suoi due album "solisti" (I Messaggeri della Dopa, 1996, e 107 elementi, 1998, è sotto le orecchie di tutti). Si è assistito all'abbandono generalizzato del rap come strumento per "commentare", "sottotitolare" e financo "ledere" il reale (Frankie Hi-NRG, Faccio la mia cosa, 1993). Il rap ha cessato di essere quel "colpo diretto/ assestato al Sistema dal profondo del ghetto" (sempre Frankie, Potere alla parola, 1994). E più che di cose, si è cominciato a parlare di parole, ingenerando una spirale autoreferenziale e metalinguisticamente nociva, che, anche a causa dell'inconsistenza ideologica di molti mc, non poteva non portare alla desolante situazione attuale, in cui, se non fosse per vitaminic e similia, avremmo il disbandment totale di ogni guaglione dopalistico superstite. Sappiamo tutti che non è la forma-rap, in sé, ad avere stufato il pubblico - Caparezza l'ha dimostrato molto bene con Verità supposte (2003), un album ricco di spunti, riflessioni, cose, magari banali come il dentifricio Paperino's, ma in cui uno ci si può ritrovare, senza dover essere per forza transitato in Zona. Infatti, ciò che ha scoraggiato e allontanato tutti coloro che non erano b-boyz ortodossi, tutti quelli che, cioé, erano ascoltatori occasionali ma competenti, è stata la carenza cronica di contenuti, la perenne reiterazione di moine della serie "noantri vs. the suckaz". E' stato davvero "il principio della fine delle posse". E questo senza negare le doti tecniche dei nostri mc, sempre molto capaci.
Tutto questo mi fa e mi ha sempre fatto una gran rabbia, perché io nel 93-94 ascoltavo Strade di città (Articolo 31), Quel sapore particolare (Otierre), Hardaswallow (Radical Stuff), Verba manent (Frankie Hi-NRG), e cazzo se promettevano bene. Promettevano cieli e terra nuova. Ma già un paio d'anni dopo la musica era cambiata, facevano tutti a gara ad autoghettizzarsi in varie "zonedope" e a tirarsi merda tra loro (Kaos vs Articolo 31, Sottotono vs tutti, per dire i casi più famosi). Ne II mondo che non c'è di Chief & Soci (1996) già non si capiva più di cosa parlassero 3/4 buoni delle canzoni. Come se per fruire dell'oggetto estetico in questione, uno avesse dovuto impararsi per bene la geografia delle crew e tutto il loro frasario più l'intero impianto aneddotico di cazzi loro di ripicche e ripicchette e noi-siamo-più-stilosi-vi-facciamo-un-culo-tanto e cose così. Nessuno allora si rendeva conto che così facendo non si sarebbe andati da nessuna parte, in un'operazione che era autolesionismo delle pudenda bello e buono. Giù allora di tecnoletti iniziatici, alla faccia dell'mc "dal linguaggio universale" di cui cantava Zippo in Così Com'è degli Articolo 31 (1996, all'epoca già ampiamente scomunicati da tutti e accusati di selling out). Intanto, gli eterodossi come Frankie, che con La morte dei miracoli (1997) già muoveva verso territori di cantautorato rap, cercavano di svincolarsi dalla logica gruppale, dalle smanie rivendicative e dalle manie di persecuzione che sembravano affliggere i rappettari italiani alla metà dei Novanta. Altri, che pure nella scena erano immersi fino al collo, riuscivano comunque a mantenere un miracoloso equilibrio tra gli obblighi imposti dall'appartenenza alla repubblica degli mc e le urgenze esistenziali e liriche - penso a quel capolavoro assoluto che è Fastidio di Kaos One (1996). Ma ciò che è fatto è fatto. "A Doc vorresti chiedere aiuto/ salire sulla Delorean/ tornare al passato". E tutto quel patrimonio, tutto quel potenziale, appare oggi dissipato malamente.

Analisi
Ma chiudo questa parentesi storica e ritorno al succo di queso post: voglio tentare un breve esercizio di analisi su una strofa di rap italiano. Non escludo che in futuro potrei sentirmi di ripetere il tentativo. Il case-test è Rispettane l'aroma, canzone-manifesto (e singolo radiofonico, ai tempi in cui il rap italiano girava ancora in radio) tratta dal secondo album degli Otierre, Dalla Sede (1997).
Farò una breve analisi metrico-stilistica dell'attacco della strofa di Esa aka Il Presidente. Esa è uno dei migliori mc che l'Italia abbia mai avuto, e sicuramente è il più capace tra quelli ancora in attività. Ascoltate Quinto potere (2001), secondo LP della sua nuova crew Gente Guasta, e capirete. Nel corso degli anni le doti vocali e respiratorie dell'mc zazzeruto di Varese si sono progressivamente affinate, sia in termini di capienza del flow che di variazione timbrica (spettacolari le parti in stile ragga che ogni tanto si concede). A ciò si aggiunge una grandissima abilità di versificatore, con soluzioni formali di notevole complessità (per esempio nella struttura delle rime), che in Italia solo Frankie e, in misura minore, Caparezza, sanno padroneggiare altrettanto bene (oltre a Polare, altro gran rimatore, anche se decisamente meno carismatico del Presidente.
Il pezzo fa così:

L'mc che dichiara guerra aperta,
l'infame che diserta,
il pezzo di pane, il pezzo di merda,
lo stato d'allerta, la tregua,
il perditempo che sta inseguendo una cometa,
lo stratega, con in mente robe mega.

Che Esa ne fosse consapevole o meno, questa struttura è quella del plazer-enueg della poesia provenzale: la lista di immagini-oggetti (rispettivamente positivi e negativi). L'enumerazione, condotta con il ricorso a un rigoroso asindeto (assecondato e potenziato nell'esecuzione da pause ritmiche enjambanti e enfatizzanti), produce ovviamente un effetto di accumulazione: sono presentate diverse possibilità esistenziali, situazioni, atteggiamenti: in generale si rimanda al modo in cui uno può rapportarsi alla canzone e, in senso più ampio, a tutta l'etica-estetica hip hop a cui essa si salda. Gli elementi elencati sono appaiati in coppie antitetiche. Si aprono e si chiudono con la figura dell'mc: eroica nel primo verso - che è semplicemente memorabile, nella dittologia assonante che lo conclude-; più articolata e obliqua nell'ultimo, dove a essere enfatizzato è il "pensare largo" del fiero b-boy. Il lombardismo "robe" indica indefinitezza e potenziale, subito temprati però dalla concretezza, molto terrena, del termine.

Analisi metrico-prosodica: nel rap i versi sono irregolari, e infatti ciò che conta è la rima, che in questo genere viene esaltata e rivitalizzata come mezzo per legare le parti, più che come suggello alla regolarità del verso. Abbiamo tre rime perfette in ERTA ("aperta", "diserta", "allerta") che rimano imperfettamente (l'imperfezione è minima: sonorizzazione della consonante dentale t) con "merda". A questo gruppo di rime si salda un sistema di assonanze E-A con "guerra" "tregua", "cometa", "stratega" e "mega" (queste ultime a loro volta rimano tra loro, e, imperfettamente con "tregua"). Come è tipico nella struttura del verso rap, si tratta di rime baciate, a breve distanza l'una dall'altra. La legatura rimica tra le parole è stretta (ma decisamente meno marcata nell'esecuzione) anche tra "infame : pane", e "perditempo : inseguendo".
 
di piko! (del 22/02/2003 @ 13:02:30, in _muy felìz :., linkato 1479 volte):.

un'altra proposta per l'associazione culturale il cartello

nel tentativo di riabilitare un patrimonio storico come il teatro romano sull'acropoli, e nella necessità di animare l'estate ferentinate, convogliando spettacolo, commercio e cultura, potrebbe essere istituito un pubblico concorso teatrale, da svolgersi annualmente la seconda settimana di giugno, in modo da sancire anche l'inizio dell'estate.

la manifestazione consisterà nell'esibizione, che durerà da domenica a domenica, delle compagnie teatrali locali, anche amatoriali, con commedie, tragedie, metateatro e anche cabaret.

l'invito formale ad attivare un laboratorio teatrale verrà inviato a tutte le scuole, anche fuori provincia (sottolineo tutte, non solo i licei): sarà possibile portare in scena anche più di un'opera, o magari riutilizzare quelle degli anni precedenti; il concorso sarà comunque aperto a chiunque voglia partecipare.

e' fondamentale la diffusione pubblica della proposta, con manifesti e qualche lettera personale.

importante anche tenere alto il livello delle rappresentazioni, affinchè la proposta si trasformi in una manifestazione annuale, che goda anche di un certo prestigio.

i premi saranno dei trofei, e delle targhe di partecipazione per tutti. nell'eventualità di sponsorizzazioni si potrebbero aggiungere cene ed affini.

insisto tanto sull'aspetto economico perchè sembra che l'univa verà difficoltà consista proprio nel reperire fondi: se consideriamo la natura del progetto è semplice pensare che gli unici costi sono quelli per l'amplificazione e l'illuminazione. volendo si potrebbe anche fare a meno dell'amplificazione, considerata l'acustica della piazza dell'acropoli e l'esperienza dell'estate 2002 in piazza matteotti, dove si è esibito il liceo martino filetico.

e' necessaria però la riabilitazione del teatro romano, con interventi sulla pavimentazione, sull'impatto scenografico, sulla zona retrostante (le quinte e i camerini), per cui allego alcune idee.

sarà la possibilità di avere piazze gremite di spettatori già dai primi di giugno, richiamando alla provincia il nome di ferentino, troppo spesso abbagliato da manifestazioni molto popolari, ma poco impegnative.

ringrazio anticipatamente per la cortese attenzione,

marco infussi

modello di lettera per le scuole

all'attenzione del liceo martino filetico, ferentino

nel continuo impegno profuso dall'associazione il cartello nella diffusione culturale, con il patrocinio del comune di ferentino, è indetto un concorso teatrale, che si terrà la seconda settimana del giugno 2003, presso il teatro romano dell'acropoli di ferentino.

il vostro prestigioso istituto è invitato a partecipare alla competizione con commedie, tragedie, metateatro o cabaret interpretate dagli studenti.

e' possibile l'iscrizione anche di membri o gruppi fuori dall'istituto, di qualsiasi fascia d'età, e la presentazione di più opere in concorso.

i premi saranno gentilmente offerti da ... e consisteranno di ...

fermamente convinti del vostro interesse, ringraziamo anticipatamente per la cortese attenzione

... e poi altre formalità del genere ...

qualche nota

e' assolutamente fuori discussione una quota di partecipazione, perchè escluderebbe troppi partecipanti

importantissima è la necessità di adeguare il teatro romano dell'acropoli alla manifestazione: deve essere sfarzoso e con un'illuminazione spettacolare (presenterò dei disegni)

 
di piko! (del 24/01/2003 @ 12:53:10, in _muy felìz :., linkato 1471 volte):.

Una breve proposta per risanare uno Stato distratto
Idee utopistiche per un colpo al cerchio ed uno alla botte: Giovani Artisti Vs Comune

Senza ambizioni, ma con grande fervore, mi capita di giungere alle soluzioni più disparate per migliorare un sistema che tuttavia conosco solo nell'ottica utilitaristica del cittadino, noncurante delle pressioni dei "potenti", dei media, forse anche della malavita, chissà.

Nota postuma: premetto che durante la stesura del saggio, ascoltavo, pensate il caso, l'opera di Giuseppe Verdi, quindi concedetemi il tono un pò polemico, è "quasi" involontario.

Penso a Ferentino, penso allo Stato italiano, partendo dal presupposto che per la solidità di un mandato è necessaria la fiducia e la stima dei cittadini, a cui si può giungere facilmente con opere visibilissime ai più: è necessaria un'evidenza tale da "urtare" gli occhi del passante.
Questo perchè considero la popolazione italiana non tanto antiquata e materialista, quanto ancora poco sveglia per recepire il messaggio di una rivoluzione dei costumi che tanto auspico, imperniata sulla ricerca e sulla cultura.
Perchè non è in dubbio, Italia è cultura, è arte, è turismo. E il turismo fa economia. Chi possiede il patrimonio del BelPaese? Chi così illustri menti?

Opere pubbliche, sistemazione del degrado, principalmente un paese più vivibile caratterizzato dalla presenza di opere d'arte in qualsiasi angolo, questo il mio sogno.

Non è poi così complesso: ogni muraglione di cemento (viviamo in collina, e ce ne sono ad esempio presso Case Popolari, salita da Pontegrande verso S.Antonio, strada per la Stazione, Tofe, San Rocco e sotto il Vascello) può potenzialmente trasformarsi in un'attrazione, con ovvi risvolti positivi per il turismo, vera forza per l'Italia intera.

Primo quesito: chi li realizzerà?
Dimentichiamo la forza di volontà di questi giovani d'oggi, vogliosi "sfondare" con le loro idee, di mettere in mostra le loro pulsioni interiori? Basterà mettersi d'accordo con ragazzi frequentanti l'Accademia di Belle Arti di Frosinone o Roma, o chiedere ai professori dei Licei Classico, Scientifico, Artistico, di selezionare alunni degni di particolare menzione. Vedo già l'espressione illuminata della passione che si accende, dell'ispirazione che dilata le pupille, subito pronti per cominciare : io stesso non vedrei l'ora di potermi mettere all'opera, considerando che il lavoro sarà un dono alla comunità, pubblico, firmato e riconosciuto, ma soprattutto che avrò una tela tutta mia, in cui proporre il meglio della mia creatività.

Secondo quesito: i soldi.
La superficie deve essere trattata per accogliere le opere, e creata anche una struttura atta a conservarle, non contando il materiale per l'esecuzione, ad esempio a mosaico o ad affresco.
Il Comune non ne trova. Ma non è poi così difficile ottenere sponsorizzazioni da ditte, anche dell'ordine delle multinazionali, premendo sui tasti della pubblicità positiva ed organizzando adeguate cerimonie e riscontro sui media.
Gli artisti otterranno una gigantesca vetrina sulla società che si aprirà al loro stile, e l'esperienza di un'opera pubblica celebrata da un'adeguata incisione descrittiva su marmo, affissa vicino l'opera.
Immaginiamo cosa possa significare per un ventenne questa responsabilità e vedere che un Comune serba in lui fiducia: subito estenderà l'invito ai suoi più stretti collaboratori, creando anche un certo movimento nell'ambiente dei coetanei. Chi ama l'arte poi poco se ne importa della vanità, e l'attuazione delle proprie capacità creative sono la migliore gratificazione.

Terzo quesito: cosa sarà delle opere?
Certo, il muraglione (ma è solo un esempio delle possibilità del progetto) necessita di una certa preparazione, che mira ad eleminare l'umidità (quindi isolamento con guaina plastica e catrame, poi stuccatura della superficie da affrescare oppure stesura della malta per il mosaico), ma questo non può bastare perchè le opere vanno anche conservate. Ecco quindi comparire una piccola tettoia (imperniata sul muraglione, non è poi così difficile...) ed una copertura con plexiglass molto rigido, che va ad incorniciare i colossi di colore (anche 30 metri...!), proteggendoli dalle intemperie ma anche da eventuali atti vandalici, e rendendo ancora migliore l'effetto scenico, magari con colonnine di cotto fatto a mano e coppi sulla tettoia. Finalmente un paese curato anche nella periferia, in cui anche le zone più cupe sono ravvivate dal colore in quantità industriali (pensiamo al percorso che facciamo spostandoci verso la Stazione). Infine vigerà una semplicissima legge, la cui attuazione sarà affidata agli autori stessi, o ad un eventuale responsabile di quartiere (vedi considerazioni successive sul servizio civile): chi rompe paga!

Risultato: ma sei scemo?
No, non sono scemo. Ci sono anche altre soluzioni, più semplicistiche ma meno efficaci.
Assegnare con bandi, agli alunni di suddette scuole ed agli interessati, la cura di ognuna di queste superfici. L'autorizzazione ad operare sarà strettamente personale, e loro stessi dovranno trovare modi e mezzi per poter realizzare forse la più grande tela che qualcuno gli metterà mai a disposizione. Quindi dovranno occuparsi del fund-rising con le sponsorizzazioni, con la speranza che il Comune possa dare una mano, almeno con una cerimonia ufficiale, magari la consegna di un riconoscimento, che sarebbe il minimo per chi mette a disposizione il proprio genio. Sarà quindi compito degli artisti curare ogni dettaglio delle fasi di realizzazione e la cura dell'opera dopo di essa.
Affidare queste superfici ad esempio alle opere estive de "Il Gabbiano" per i più piccoli (che si spera continueranno ad essere adeguatamente finanziate dal Comune, poichè tra i pochi segni di vitalità di questo paese). Fondamentalmente il problema resta irrisolto, perchè l'intenzione era quella di ottenere opere imponenti, durature, testimoni dell'evoluzione di artisti, anche se ancora in erba (ma che in futuro potrebbero crescere in importanza), di un bello oggettivo e di importanza culturale e chissà, ce lo auguriamo, un giorno anche storica, monumentale, artistica.
La peggiore soluzione, visto che a volte ai piani alti per non ascoltare tutte queste voci si dà un "contentino" ad ognuno, sarebbe rendere tutte le superfici libere, come spazio comunicativo. Vi avverto di già, succederà l'inevitabile senza un moderatore: caos e immoralità, lo spreco ed un degrado ancora maggiore, basti pensare all'edificio del Liceo Martino Filetico.

Fin qui non mi sembra un proposta utopistica, aspettate di ascoltare le altre...



Passiamo ora dal Comune allo Stato.

Leva obbligatoria e servizio civile: introduciamo la pubblica utilità.

Già da tempo l'Italia è passata su posizioni più pacifiste, come vuole l'articolo 11 della Costituzione. E ci mancherebbe pure, fortunatamente non siamo americani e tra i tanti nostri difetti quel vizietto non c'è.
Ma tutte queste caserme, campi militari ed esercitazioni a cosa servono?
Perchè non si crea un corpo molto più selezionato, formato dai migliori, che si arruolano per scelta personale?
Perchè non si mandano i ragazzi ad crescere in strada, un corpo potentemente forgiato da presidii anti-mafia, dalla lotta al contrabbando e dal controllo dell'immigrazione clandestina?
Mi si obietterà: costa troppo. Si, ma mantenere tutti nelle caserme non costa ugualmente?
Ed ha effetti positivi sul cittadino? Almeno così si potrebbe migliorare la qualità di vita ed innalzare il livello di sicurezza della nostra Italia.
Qui c'è la mia soluzione. Ognuno di noi ha un debito verso lo Stato: chi decide per la leva, chi per il servizio civile.
Oggi anche le donne possono arruolarsi e con la parità il gentil sesso sta rimpiazzando gli uomini nelle posizioni chiave, anche perchè ci sanno fare, diciamolo.
Allora perchè non estendere l'obbligo anche alle donne?
Queste le clausole: leva obbligatoria di 9 o 10 mesi, in strada però, oppure servizio civile di 12-14 mesi (sicuramente meno rischioso, non credete?).
Gli uomini saranno chiamati al servizio di leva e potranno scegliere l'obiezione di coscienza; le donne saranno chiamate al servizio civile e potranno scegliere la leva.
Penserete che sia una precisazione inutile, invece no: è un sottile giochetto di antropologia, pensateci.
In molti, solo per pigrizia, non scelgono, vanno dove sono chiamati.
E' lo stesso per il diritto di voto: purtroppo siamo tutti un pò sfaticati e "comodini", e l'affluenza è sempre scarsa (vedi considerazioni successive sul sistema elettorale).

La forza lavoro a disposizione dello Stato, completamente gratuita, è così raddoppiata. Cosa farne?
Chi decide per la leva si addestra in strada, in situazioni reali con conseguente esperienza diretta.
Gli obiettori come al solito scelgono una loro destinazione ed hanno impegnativi orari di assistenza.
Ma ora sono molti, molti di più: si potrà così introdurre una sottosezione del servizio civile, che è quello della pubblica utilità.
Si parlava prima di responsabili di quartiere: potrebbero tenere sotto controllo le problematiche di zona, comunicarle con report e relative soluzioni.
Ma attenzione a non mettere in mano denaro a questi ragazzi, già ne va perduto tanto in altre tasche prima di farlo arrivare ai quartieri.
Ecco l'occasione per responsabilizzare i giovani, che si impegnano in un ruolo importante nella gestione comunale, che avrà così manodopera a costo zero per molte attività collaterali, come quelle di controllo del traffico all'uscita delle scuole, del verde pubblico, di supervisione dei lavori pubblici (perchè si sa, spesso senza supervisori i tempi di lavorazione si dilatano...cosa fate quando avete i muratori in casa, non li spronate a lavorare sodo?), e questi sono solo pochi esempi delle possibili applicazioni (vedi considerazioni successive sul sistema elettorale).

Torniamo al discorso più generale.
A volte mi chiedo: sarà mai possibile eliminare del tutto le sezioni organizzative riguardanti la guerra, tramite accordi internazionali di non belligeranza reciproca e di disarmo totale?
Una certezza, visti gli interessi in gioco: fin qui non si arriverà mai.
Penso solo a quanti capitali si renderebbero disponibili da impiegare per i cittadini, ma devo ammettere di essere solo un sognatore pacifista.
Però se si creasse un esercito unificato europeo? Nel senso di un corpo comune a tutti gli stati, di numero complessivo certamente inferiore, ma con maggiore qualificazione (volontario che scelgono la carriera) e qualità degli armamenti (molti paesi comprano armamenti comuni)...potrebbe funzionare? Visto che vanno impiegnati solo in missioni di difesa...

Non dimentichiamo il sistema elettorale.

Punto primo. Perchè non si ritorna al sistema precedente, che vedeva il popolo votare le proprie leggi, come vuole la democrazia?
Perchè il nostro tenore di vita deve essere stabilito da chi spesso persegue il proprio tornaconto?
Perchè il nostro interesse passa in secondo piano in favore di quello dei potenti?
Vi faccio un esempio. Sappiamo tutti che dilaga l'assenteismo nelle Camere.
Ma guardacaso quando si è trattato di votare per un aumento di stipendio, tutti erano presenti in giacca e cravatta, e per la prima volta tutti d'accordo: guarda un pò, solo 30 o 40 milioni di lire al mese in tutto.
Sarei tanto curioso di vedere il risultato di queste proposte tra i cittadini...finalmente una normalizzazione tra questi squallidi divari.
Per non parlare delle agevolazioni...in pratica qualsiasi aspetto della vita quotidiana e mondana è gratuito. Cosa dà questo diritto in più rispetto ai cittadini "comuni"? Per non parlare della storia dell'immunità parlamentare....Io, disoccupato, metalmeccanico, ma anche medico e ricercatore, vivo di stenti e di umiliazione, lavoro il doppio di te e non sbarco nemmeno il lunario. E' giustizia?
Calcoliamo quanto lo Stato potrebbe risparmiare senza tutti questi sprechi: come dire, piove sempre sul bagnato, e Marx non si sbagliava a dire che il capitale si sarebbe concentrato via via nelle mani di pochi.
Supponiamo per assurdo che si possano risparmiare 5000 euro x 10 mesi x 600 uomini circa = 30.000.000 euro. Ragazzi, con trenta milioni di euro all'anno (l'anno di 10 mesi, s'intenda...) vuoi che non sia costruita una monumentale opera pubblica, orgoglio nazionale, o restaurati monumenti, o finalmente destinati capitali alla ricerca?!?
Scusate gli innumerevoli voli pindarici, torniamo sulla terraferma.

Punto secondo. Un innovativo sistema elettorale in cui sceglie finalmente il popolo, più giusto, che tenga conto delle irregolarità della distribuzione di capitale, ma che vada incontro alle masse e alla loro pigrizia, portando il voto in casa.
Internet e le telecomunicazioni sono la frontiera.
I sistemi di autenticazione on-line sono ormai una realtà comune, ed ognuno di noi possiede anche una identità virtuale, un avatar che tiene conto di tutti i suoi rapporti con lo Stato, che dovrebbe essere personificato dal fatidico tesserino con il chip, che si spera arriverà prima della notte dei tempi.
Ormai su Internet si può eseguire qualsiasi operazione: transizioni bancarie ed acquisti, richiesta di informazioni e comunicazione di dati (ad esempio l'autolettura per il contatore dell'energia elettrica).
Perchè allora non votare? E per renderlo ancora più comodo, perchè non permetterlo con un semplice messaggio sms dal telefonino (che questa strana cultura vuole quasi in rapporto 1/1 sulla popolazione)?
La procedura: inserire un codice di autenticazione personale (comunicato in via strettamente personale dallo Stato, come si fa con la consegna dei documenti), il numero della legge da votare (ad esempio XXXGGMMAA dove x è il numero della legge g/m/a è giorno/mese/anno, ma non è indipensabile, vedi ragionamento sul numero telefonico) ed il parere (SI/NO, cos'altro di più semplice?), infine inviare al numero comunicato.
Accordi tra Stato e compagnie telefoniche (altro business per l'economia italiana: se lo stato investe su aziende nostrane non può che far bene) permetterà l'acquisizione in affitto delle infrastrutture e delle procedure: qualcuno terrà nota delle votazioni (i tabulati delle compagnie), e per non sovraccaricare i router telefonici si potrebbe istituire un numero diverso a seconda del prefisso (ad esempio tutti coloro che votano da un telefono con prefisso 339 dovranno inviare il parere al numero 339XGGMMAA, così non c'è nemmeno più la necessità di inserire il numero della legge, perchè varia da numero a numero).
Un messaggio di ritorno comunicherà l'avvenuta votazione, o la presenza di errori con la possibilità di correggerli re-inviando il messaggio: eliminate tutte le schede nulle.
Via internet la situazione si semplifica grandemente, considerata la possibilità di interfacce semplici ed esplicative, si potrebbe anche inviare un'email ad un dato indirizzo formattata come l'sms.
Semplicissimo infine calcolare gli exit-poll: con questa gestione informatizzata, scompare tutta la manodopera per la validazione e i giorni di chiusura delle scuole, che tuttavia ricordo con gioia.
Altri soldi che si risparmiano da dedicare alla ricerca e ai servizi al cittadino.
Il problema più evidente è: ma gli anziani sapranno usare internet ed il telefonino?
Ed ecco che entrano in gioco i ragazzi del servizio civile esteso: le forze sono ora raddoppiate, e raggiungere tutti sarà più facile, grazie a delle liste comunali di soggetti da assistire dal punto di vista teconologico.

La mia visione non si conclude a queste idee strampalate, ma non intendo essere prolisso, anzi perdonatemelo.

Allora, cittadini, siete o no feriti nell'orgoglio?
Quando ci organizzeremo in maniera capillare per sovvertire questo ordine ingiusto per noi comuni mortali?
 
di piko! (del 05/01/2003 @ 18:11:20, in _muy felìz :., linkato 1717 volte):.

questo articolo, in tre differenti versioni, è comparso su ciociaria oggi, il periodico dei verdi e la freccia.

HipHop ... c'è qualcuno che butta al secchio la cultura

Capita a volte di trovarsi sull'autobus verso piazza Guadalupe per raggiungere un'amica, e sentirsi chiedere il significato di quei disegni che ti ritrovi sulla borsa che porti sulle spalle (da otto anni ed almeno tre giri del mondo) e che per giunta ti hanno rubato due volte. Tu cortesemente rispondi che li hai fatti quando avevi 14 anni...quindi non rappresentano l'attuale stato di evoluzione del tuo personale stile. Dopo un attimo di imbarazzante silenzio ti si chiede se in realtà sei un writer, e tu, da buon b-boy fiero kaossiano, rispondi di si, precisando che dai tempi dei guai con gli sbirri hai preferito passare al legale. E ti senti rispondere da chi non conosci nemmeno per nome, che (letterale citazione) "non capisci un cazzo". Purtroppo la modestia è una freccia del mio arco, e pur avendone passate un bel pò in vita, sento di doverla all'umanità intera. Rispondo perciò "...sarà pure che non capisco un cazzo (e per giunta mi scocciava perchè ero davanti ad una suora), ma so il fatto mio". Ovviamente il signorino in questione desiderava incessentemente gli elogi di chiunque avesse incrociato il suo cammino, principlmente perchè vestiva oversize, ascoltava con il lettore cd portatile musica hardcore e parlava con uno slang abbastanza strano, in modo da far sentire a disagio chiunque non utilizzasse le stesse parole o semplicemente non ne fosse a conoscenza. Bene.

Sapete, parlerò in parole semplici, parte integrante della cultura HipHop è un detto di AfrikaBambaata, che recita "You wanna battle?!? Battle now!". Cosa significa per i non adepti...una sottile aura di competizione aleggia in ogni contest o jam mai organizzata, una sana battaglia il cui unico scopo è quello di permettere anche a chi è arrivato dopo, di evolvere (altro capisaldo) nello stile, nella mentalità e nella completezza. Peccato che la maggior parte di chi ha aderito a questo stile di vita, abbia completamente travisato il messaggio a cui gente come i membri di ZuluNation o PhaseTwo (solo per dire due nomi abbastanza rappresentativi) hanno dedicato la loro intera esistenza.

Vogliamo fare lezione di morale? Sai caro "mc" (così ti sei definito) di modesta caratura stilistica, hai trovato pane per i tuoi denti...alla base della cultura troviamo un messaggio quasi cristiano di fratellanza: la crew, un gruppo di amici, legati da un patto di sangue, che si riuniscono per una collettiva crescita interiore, sfidando di volta in volta altre crew, non esattamente nemiche (perchè ricordo che non viviamo nel Bronx di New York, ma solamente in una più semplice Italia) in modo da decretare quali siano i più meritevoli del rispetto degli altri, nelle 4 discipline di djing, mcing, breaking e writing. Io stesso mi sono cimentato, con l'impegno che profondo in ogni mio preogetto, in tutte e 4 le arti, ottenendo anche una rispettabilissima posizione nella mia zona. Peccato che non abiti però a Roma...

Se al posto di straparlare, molti di voi conoscessero profondamente l'opera di chi c'è stato prima, mentre in realtà siete a conoscenza solo degli ultimi arrivi, avremmo sicuramente salvato insieme una scena che in realtà in Italia è andata via via morendo. Passiamo per i rimanenti punti che avevo intenzione di rammentarti:

Livello 47, Zona Dopa, Bologna. Cos'è? La cultura della doppia acca maiuscola cerca di aiutare i disagiati. Fratellanza Uno.

Io conosco tutti: ricorda che i vari Game, Gast ... e svariate cricche che nomini come tuoi "amici" in realtà non sono i primi arrivati, non sono i pionieri, e non hanno inventato nulla di nuovo. Ricordi l'Mdf Crew per portare l'esempio di Roma? Rispetto a loro miei simpatici fratelli! Hekto? Nemmeno nei prossimi 2395 anni i tuoi riusciranno a fare uno solo dei suoi 3000 pezzi. Per giunta i tipi che nomini sono conosciuti solo per i loro throw-up e per le tags che in realtà rovinano solo i vagoni di Fs e Metro, magari incise con la punta di diamante (ma non ricorderai l'articolo a cura di PhaseTwo che si intitolava Throw-Up o vomito?). Tutto ciò è fantastico!
Chi come Zio DeeMò, Flycat o Styng273 (solo per fare 3 nomi) ci crede nell'arte (e come me...) non può che sentirsi offeso...dov'è la ricerca stilistica? Dove sono i pezzi su superfici impossibili, a 30 metri da terra come dice Kaos ne "Il Codice"? Vedo solo tagz e sfregi...dov'è il colore? I vagoni... pieni di questo vomito. Riflettiamoci su.

Un pò di slang: "...tu non sei un vero writers". In realtà, per ovvie regole grammaticali dovrebbe dirsi writer, se poi magari credi che sia slang HipHop per chi la scena l'ha fatta questa è una vera e propria bestemmia...sa molto maccheronico. E uno. "Game (pronuncia game) e Game (pronunzia gheim)": se io voglio chiamarlo "game" ne ho tutto il diritto, essendo italiano. In realtà il nome di un writer (per scelta stilistica, dettata anche da una certa furbizia) dovrebbe potersi leggere in tutti i modi possibili. Chi invece copia dai nomi già esistenti (i furboni che si chiamano Phaise, mentre esiste Phase) sento di dire chè un pò un "coglione", nella vera accezione del termine. "...ma tu scrivi?" e qui lasci scoprire facilemente quali siano le tue inadeguatezze: ecco dov'è il punto, scrivi non disegni! Io ci faccio attenzione a dire che disegno! Voi scrivete e basta! Poi mi dici che tu canti...e abbiamo completato l'opera. E questo è negativo.

Tha Fantastic Partners: forse pochi eletti ne saranno a conoscenza, ma a fine anni '70 nasceva a New York una crew in cui era consentito l'ingresso solamente ai ragazzi che semplicemente erano i migliori a scuola, nello studio, a giocare a basket e con le ragazze. Nel senso che dovevano essere assolutamente i migliori della città...infatti alla fine si trovarono in 3, e tra i 3 c'era un certo CaseTwo, che se vogliamo dirla tutta è stato il primo a cimentarsi nel 3d.

La cultura musicale: il superbo esponente della scena romana, lui che conosce tutti, parlava di festini gabber...non ho la minima idea di cosa siano e chiunque lo sappia è invitato a scrivermi, ma di certo chi ascolta e si vanta della prorpia cassettina di musica hardcore, poco ne capisce del resto, considerando del resto un pò di rumore all'altezza del termine musica, che nel mio vocabolario non è poco. Esempi...Neffa, il mio preferito, ma pochi lo conoscono per la sua evoluzione per intero. Ricerca stilistica e musicale, semplice e lineare (esempio tangibile è "Vento Freddo"). Dal soul degli anni '70 (e dopo non sai nemmeno chi è Curtis Mayfield...) alla poesia di Dante. In realtà un dj che non abbia una vastissima cultura musicale non è un produttore, ma sa mettere solo i dischi sul piatto, ed un mc che, come il signorino in questione, non abbia un vocabolario vasto e ricercato, non è degno della mia attenzione per il semplice motivo che manca di cultura.

Alla fine della breve disquisizione volevo introdurre un'altro capisaldo di questa cultura: respect! Detto tipico degli anni '70, che tutti gridano ma nessuno sa cosa significhi veramente. Rispetto per chi è arrivato prima e va bene. Rispetto per chi non si è ancora sfidato, e non è così scontato. Rispetto per il prossimo, per l'ambiente che ci circonda, per chi non ce l'ha fatta, per la storia, per chi ci ama e chi non c'è più, per chi ci permette di trovarci qui, e questo è la radice del male in questo sporco pianeta. Implica cioè di rimboccarci le maniche per cambiare questo mondo che gira dal verso sbagliato.

Pesonalmente la vedo così, HipHop è migliorare. Sostanzialmente il problema non è risolto, ma ora si è capito meglio chi (citando le tue inadeguatezze) "non capisce un cazzo"...

_____

HIP-HOP: QUALCUNO BUTTA AL SECCHIO LA CULTURA...
...ABBAGLIATO DAGLI ERRORI DI CHI LA PRENDE PER MODA.

Non so chi di voi lo ricorda, ma il buon Andy Wharol un giorno urlò tra la folla: "Everyone is an artist! So come and see!" (tutti sono artisti, cimentatevi anche voi!), ed è da tale premessa che possiamo affermare che writing è arte.
Uno stile che si è evoluto, nell'elaborazione e nella precisione delle rappresentazioni, mantenendo le caratteristiche di messaggio sociale; possiede le sue regole, basti pensare che ogni buon writer (dobbiamo chiamarli così, e non "graffitari") ha tale senso civico da curare l'aspetto di zone in degrado a sue spese, così, solo per passione.
Fondamentalmente due cose urtano il writer: la mentalità di chi non conosce questa cultura, e i vandali, proprio perchè troppo spesso i due nomi vengono utilizzati con la stessa accezione.

(Permettetemi tra parentesi delle brevi chiose sui vocaboli utilizzati.)

Capita a volte di trovarsi sull'autobus verso Piazza Guadalupe (Roma Nord), e sentirsi chiedere il significato dei disegni che ti ritrovi sulla borsa che hai in spalla. Cortesemente rispondi che li hai fatti quando eri più giovane, mentre pensi che da quei tempi il tuo stile si è evoluto, non che siano una vergogna, solo un ricordo.

Dopo un attimo di imbarazzante silenzio ti si chiede se ti definisci writer: da buon b-boy fiero kaossiano (Kaos, cantante della scena dei centri sociali, definiva b-boy fieri quelli "seri") rispondi di si, precisando che dai tempi dei guai con le forze dell'ordine hai preferito passare al legale.
E ti senti rispondere da chi non conosci nemmeno di vista (letterale citazione): "certo che non capisci proprio un ca**o".
Silenzio, come per dire vabbè, non fa niente.
Era ovvio che il signorino in questione desiderava elogi, principalmente perchè vestiva oversize (vestiario largo, derivante dai metalmeccanici degli anni 60 americani), ascoltava musica hardcore (genere che poco si coniuga con radici musicali nel rhythm'n'blues e nel soul) e parlava in slang stretto.

C'è un detto di AfrikaBambaata (fondatori di Zulu Nation, organo mondiale per la diffusione positiva della cultura), che recita "You wanna battle?!? Battle now!" (Vuoi combattere? Fallo ora!).
In ogni contest o jam aleggaia sempre una sottile aura di competizione, si è pronti ud una battaglia il cui unico scopo è quello di permettere, anche ai nuovi adepti, di evolvere (altro capisaldo) in stile e mentalità.
Molti hanno però travisato i messaggi e i valori, oserei dire cristiani, che sono alla base della cultura: fratellanza, rispetto ed una continua ricerca finalizzata alla crescita.

Pensiamo a Livello47, ZonaDopa, Bologna. Cos'è? La cultura della doppia H maiuscola cerca di aiutare i disagiati con un centro sociale tra i migliori d'Italia; quanti salotti no-global positivi e costruttivi, quante comunità di recupero; pensiamo che ZuluNation lavora per l'alfabetizzazione nei paesi sottosviluppati e nella lotta all'AIDS. All'inizio la battaglia era per i diritti dei neri d'America. Fratellanza Uno.

Respect! Per il prossimo, per l'ambiente che ci circonda, per chi ci ama e chi non ce l'ha fatta, per la storia, per il lavoro degli altri, per chi ci permette di trovarci qui. Hip-Hop implica cioè di rimboccarci le maniche per cambiare questo mondo che gira dal verso sbagliato, in molti campi che esulano dall'arte fine a se stessa.
Consideriamo la situazione romana: sempre meno artisti, sempre più ragazzini con le loro tag e i loro throw-up-vomito (chi ricorda quel che disse Phase2 a proposito?). A Roma si dice "scrivi", non "disegni". L'effetto è disordine e degrado, anche di edifici con importanza monumentale o appena restaurati. Sbagliato.
Rispetto Due.

Riflettiamo infine sul punto più importante con degli esempi. Tha Fantastic Partners, fine anni '70, New York: una crew in cui potevano entrare solo i migliori nello studio, nello sport, con le ragazze... Nel senso che dovevano essere assolutamente i migliori: alla fine si trovarono in tre, me ne uscirono tre artisti. Un dj che non abbia una vastissima cultura musicale non è un dj, sa solo mettere solo i dischi sul piatto (ed è l'esempio di molti), ed un mc senza vocabolario vasto e ricercato, non è un mc, perchè manca di cultura.
Evoluzione Tre.

Pesonalmente la vedo così, HipHop è migliorare. Sostanzialmente il problema non è risolto, perchè il male è profondamente radicato nell'uomo, ma ora si è fatta chiarezza su chi (citando le troppe inadeguatezze) "non capisce un ca**o"...

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IN RISPOSTA ALL'ARTICOLO DI CRISTINA IORIO APPARSO IL 29 DICEMBRE 2002 SI CIOCIARIA OGGI

Al di là della cultura, ricordiamo esserci il dovere di cittadini.
Rovinare così, peraltro per una semplice tag, uno dei pochi angoli rifiniti del centro, è un gesto che lascia trasparire l'assoluta inconsapevolezza con cui agiscono molti di quelli che l'immaginario collettivo identifica come writers.

Rifiutando l'identificazione con gli autori, si intende invitare i cittadini a non generalizzare sulla tematica writing: è anche rispetto per l'ambiente che ci circonda, per il decoro urbano e per il lavoro altrui.
In passato anche altri hanno sbagliato, ma è importante che poi siano cresciuti con la giusta mentalità, riconoscendo l'errore, prodigadosi per riparare, condividendolo con i coetanei.
Quindi no categorico a questo genere di interventi, che sono definiti vandalici anche dall'etichetta della cultura hip-hop.

E' palesata così una fondamentale, quanto necessaria, componente in questi ragazzi di oggi, spesso considerati apatici e tanto immobili dalla "critica": un'istintivo bisogno di esprimersi, in modi e stili differenti, di esternare sentimenti che un oppressivo sistema scolastico-lavorativo reprime, e di realizzare sogni che una società troppo orientata al successo, all'escalation sociale, allo status symbol, al consumismo costringe a chiudere in un cassetto.

No, non è l'apologia dei ragazzi: sono cuori che battono tra il grigiore di un ambiente socialmente poco stimolante, sono menti che palpitano di curiosità per la cultura, e animi che disprezzano la corruzione dei costumi dei "grandi", da cui dovremmo prendere esempio. E' creatività che nasce, e potenzialmente crescere in arte.
 
di piko! (del 01/01/2003 @ 13:42:49, in _muy felìz :., linkato 1463 volte):.

...Crittografia sovrannaturale: l'attimo, il disegno, la consapevolezza...

Quella sensazione di disagio, di stupore mistico. Deja vu, o supposizioni, a volte ci permettono di interpretare avvenimenti in chiave premonitoria, e magari dopo aver colto il nesso ce ne accorgiamo.
Al momento però sembravano messi lì così, per caso.
E quello strano senso di disagio che proviamo è in realtà paura di quel che non conosciamo.

Ricordo la data in cui vidi Final Destination, la mattina dell'11 Settembre 2001.
Mi precipitai a scrivere sul mio libro delle note le prime impressioni: è un film che fa riflettere, e mette addosso un opprimente senso di ansietà, non credete?
Esiste il libero aribitrio? E la Provvidenza? Sembra cadere tutto, davvero. Abbiamo paura.

Cos'è allora la paura? Perdere il lavoro, non avere successo, un'avversa opinione pubblica, la morte sempre dietro l'angolo. Tutto ciò genera un paura che cerchiamo di fugare tramite lo yoga, tramite la lettura, divertendoci in vari modi, è l'essenza del "divertissement".

Generalmente non ci pensiamo a sufficienza. In ogni attività quotidiana la cosa che più ci preoccupa è il tempo, che ci permette di dimenticare, che rimargina le nostre ferite, almeno temporaneamente, che dissipa angoscia e frustrazioni.

Morire dev'essere qualcosa di straordinario, entrare in una dimensione che non abbiamo mai immaginato, totalmente sconosciuta. Una sensazione di gran lunga più forte di quel che ci fanno pensare i sensi, extracorporea, non legata ad alcun tipo di speculazione filosofica o morale: davvero pura.

Mi chiedo se abbiate mai conosciuto veramente l'amore. Penso che in realtà morte e amore vadano di pari passo. Spesso parliamo dell'amore come di qualcosa che può essere carnale o spirituale, una battaglia tra il sacro e il profano. L'amore è senza dubbio una sensazione totale: come la 'psyche' e il 'soma' di Platone, si tratta di manifestazioni di un'unica realtà, le facce di una stessa medaglia. Come la morte, l'amore è puro, e per amare bisogna morire ogni giorno, ogni momento, per il prossimo.
La morte quindi non è un taglio netto alla nostra vita, ma è la porta che attraversiamo per continuare a vivere in un’altra dimensione, che ci conduce ad una vita che sarà tanto più luminosa, quanto più coscientemente avremo portato a termine i compiti della vita terrena.

Certo, il film sembra precludere qualsiasi speranza: non c'è scopo o possibilità, non c'è libero arbitrio. Davvero ci stiamo dirigendo verso la nostra destinazione finale, all'incontro con l'oblio?
No, non è un annientamento totale dell'essere: egli muore non nel nulla, ma in Dio, ed è irrilevante per il defunto la distanza temporale tra morte personale in questo mondo e giudizio finale.

Ma è possibile morire anche rimanendo in vita: è morte anche l'assenza di rapporto con gli altri uomini, la morte dell'apatia e dell'ateismo, la morte dei deperimento, della perversione e della deformazione spirituale, la morte dello stordimento e del consumo.
Un deserto di valori, e lo spreco dei propri talenti è ciò che di peggio possiamo fare del gran dono della vita. Dio non è un torturatore e l'inferno non è un luogo fisico, ma la coscienza della Sua assenza, la consapevolezza dolorosa di essere senza Lui. L'entità di questa sofferenza - non voluta da Dio, ma dall'uomo che non ha voluto 'amare' - è l'esatto riflesso negativo della infinita gioia della salvezza. Per di più gli uomini che ignorano il Cristo, possono anche accettare o rifiutare la sua grazia. Ho visto ragazzi non professarsi cristiani, ma esserlo infinitamente più di molti farisei, che vediamo stringere le mani tra i banchi alla domenica, mani che però fan cose che non si raccontano. Inconsciamente, o chissà, forse volontariamente, hanno accettato la proposta di vivere con etica e morale, ma non lo affermano apertamente perchè intimiditi dal giudizio degli altri, della società in genere.
Dall'esperienza di questo genere di discussioni tra ventenni, so per certo che la cosa che dà più fastidio è l'immagine di una Chiesa storicamente legata al potere temporale: fortunatamente ci sono stati papi (mi riferisco a quello della nostra età di ragazzi, Giovanni Paolo II) che hanno osato chiedere pubblicamente scusa, nonostante le innumerevoli pressioni interne, nel tentativo di spiegare che non si dovrebbe badare troppo alla Chiesa-Istituzione, quanto al messaggio del Cristo, che è l'unica ragione della sua esistenza, e che è rimasto incontaminato nei secoli. Mentre, lo sappiamo, lo spirito è pronto, ma la carne è debole.



...Il segno...

Ho sentito raccontare molte storie, ma il segno è un'informazione strettamente personale: ecco che riveste importanza solo per chi lo comprende, e solo lui può giungere alla necessaria conclusione. Per altri potrebbe non significare nulla, essere scambiato per semplice superstizione, o per coincidenza.

Una visita al presepe. Improvvisamente si fulminano le uniche cinque luci che illuminano il campo di calcio costruito vicino alla capanna, e le luci della stessa brillano più intense.
Un triste monito, venuto dall'alto, colto dai sensi, ma non immediatamente comprensibile all'animo.
E' una chiara prova: qualcuno prepotentemente afferma la sua presenza, in un continuo spronare l'uomo al bene. La Provvidenza manda prove più ardue agli animi nobili, per temprarne spirito e virtù.
Noi come bambini seduti ai piedi di una grande Madre che tesse: percepiamo solo un disegno confuso, pieno di nodi e di fili tagliati che pendono. Ma ne stiamo osservando solo il rovescio.

Dovremmo quindi badare poco a quel che ci può disgraziatamente accadere: andrebbe troppo contro la spontaneità, la vivacità della nostra indole di ragazzi. L'importante sarà cercare di rendere felici tutti coloro che ci sono attorno. Saremo di rimando più sereni anche noi; soprattutto sparirà la paura, l'incertezza, il dubbio, perchè saremo tranquillamente gioiosi, consapevoli di dare sempre il massimo, di vivere pienamente la nostra esistenza, seppur breve. In fin dei conti..."Voi sbagliate tutto... (Mc. 12:27) perché avete tanti dubbi dentro di voi? (Lc. 24:38) Io sono la risurrezione e la vita!"
 
di piko! (del 25/12/2002 @ 12:30:12, in _muy felìz :., linkato 1815 volte):.

in verità, non c'è stata parentesi peggiore nell'evoluzione della mia arte che l'esperienza in universitor.it. senza religione, esclusa l'amicizia, nè tantomeno cultura.

persone, ma più che altro aggregati di proteine, dallo spessore di un foglio, ridevano per battute ingnoranti, senza scrupoli, ma nemmeno simpatiche, disquisivano di temi che non gli appartenevano nemmeno lontanamente, declinavano su questioni invece degne di minima nota, solo via etere, su una sterile mailing list, vinavil, senza contenuti, nè contenenti.

realmente uno stile senza valore.

mi dico a volte, un'esperienza, solo quella, ma non troppo bella. in fin dei conti essere vincolati alla decisione di un "capo", che nella fattispecie più dispotico e maleducato non si può, non è il massimo per una mente a cui è affidato il compito di creare immagine.

mi spiego, il mio ruolo era ovviamente quello di curare la grafica. mi si affidavano problemi dalla non facile risoluzione: icone 18x18 pixel (cioè, la punta di uno spillo, poi ditemi come faccio a racchiudere un concetto in quelle dimensioni...), loghi per tanto progetti poi rivelatisi inutili, manifesti mai stampati.

e io per tutto dispetto le mandavo su vinavil, invece di mandarle al webmaster, principalmente per richiamare all'attenzione tutti i partecipanti, per avere un giudizio da tutti. sempre entusiasti i soldati semplici, come me, e tachis, l'unico ragazzo degno di tale nome, che del resto è l'ideatore del sito. sempre in opposizione il trio degli amichetti, napster (e già dal nick notiamo la gigantesca creatività del webmaster, cioè...che più abusato non si può, come taggarsi con il nome di phase2, voglio dire, suona un pò wack, anzi è proprio da sucker), la sua donnicciola lisenne, e l'amico kdr, che è un misto dei peggiori aggettivi che nella mia scala personale posso attribuiread una persona.

andiamo per ordine.

napster. indubbiamente forgiato sugli elementi compilativi, html, java, php, ma realmente creatività, originalità, gusto pari allo zero assoluto. quadrato, rude nei modi, cerca di essere diplomatico con un linguaggio formale malcelando una pienezza di sè senza euguali. convinto di aver creato una fantastica realtà, che del resto come tutto nella vita può essere spazzata via in un attimo dal fato, o provvidenza che sia, nella fattispecie un virus o un semplice tuono. a volte ho pensato di essere vanitoso, ma conosciuto il soggetto mi sono oltremodo tranquillizzato. ha digerito solamente creazioni che hanno ottenuto un consenso generale e gridato ada alta voce nelle sterili email spedite quotidianamente. il resto delle cose non gli sono mai andate a genio, in particolar modo le mie posizioni da moralista del cazzo, problema che assolutamente non lo tange. quando capisce che il mio cuore è pieno d'amore, senza il minimo attaccamento a questa vita terrena, la butta sull'offensivo, accusandomi di pavoneggiarmi, mentre con tutte le buone intenzioni provai a non lasciare adito a questo tipo di interpretazioni. da che pulpito arrivava la predica... ma questo è un'altro problema, fortemente diffuso nella mentalità di tutti i collaboratori: senza morale.

la sua donnina, minormente piena di una vanagloria straripante, ma comunque diabolica, un cuore essiccato, senza sentimenti, scevro di ogni battito. ripudio per ogni religione, etica e soprattutto carità. anche lei, deficiente in cultura ma soprattutto in esperienza di vita. ne ho tratto più di qualche conclusione su come un ambiente come roma, cresca dei bambini fortemente diversi da quelli che conosco, da come sono stato, da come vorrei che fossero i miei. natale non esiste, l'inno italiano è una schifezza, non devi pensare scrisse un giorno, testuali parole: davvero nessun rispetto, ma quello che mi fa piangere il cuore è che manca di un barlume di scrupulo, di curiosità sui grandi temi dell'esistenza. materialismo cosmico, nemmeno un sogno o qualcosa che si avvicini alla fantasia o alle turbolenze dell'animo. senza sentimento.

l'amico. qui sicuramente raggiungerò i toni dell'invettiva, non della satira. presuzione di conoscere tutto e tutti, diffusa e va bene. nessun sentimento, nè morale e già detto.

il resto tutti anonimi. basti pensare che i collaboratori non si conoscono nemmeno di vista. come una torre di babilonia, crollerà.

 
di piko! (del 27/08/2002 @ 12:11:26, in _muy felìz :., linkato 1455 volte):.

perchè qui non so amare?

[con qualche riferimento sacro-profano-multiesperienzioculturale]

il creato è condannato a non aver senso.

ma non perchè un dio ha voluto così, è a causa di qualcuno che l'ha trascinato fino a divenire quel che è.

tutto l'universo aspetta con grande impazienza il momento in cui la sofferenza, stereotipo delle incongruenze, mostrerà il suo vero volto.

siamo certi della fondamentale inconoscibilità di quel che ci circonda, eppure il problema non ci tange più di tanto.

sapere certo non esiste: anche la matematica si fonda su assiomi, indimostrabili per il semplice fatto che altrimenti non li avremmo chiamati assiomi.

in verità questa è una dimostrazione dell'esistenza di dio?

il materialista cosmico più tenacemente convinto del proprio ateismo, dovrà ammettere che anche la più pura ed astratta delle scienze ha un limite, definito da una domanda piccola, ma di vitale importanza: perchè?

seguendo un ragionamento dicotomico, giungeremo ad un grado di essenzialità della questione che ci costringerà a rispondere il classico perchè si. e dopo non mi venite a dire "ho la dimostrazione, ma il margine della pagina è troppo piccolo per contenerla...".

a pensare che questa avrebbe dovuto essere una riflessione semiseria, per addolcire un pò il tono della raccolta. va bene, ricominciamo.

sai, convincere mamma, e soprattutto nonna, della validità di questa esperienza non è stato difficile.

i guai sono stati altri.

la mattina della partenza mia sorella mi costringe a svegliarmi alle cinque, quando si partiva dopo pranzo. è che l'emozione del viaggio va provata fino in fondo, da pionieri. la sua valigia, di peso e dimensioni ignobili, conteneva più o meno i viveri di un supermercato più i vestiti del magazzino ad esso soprastante, con ovviamente qualche aggeggio inutile da donne. dico, vai in croazia, in un paesino di 34 abitanti, per di più dormi sul prato di un ospedale, ma cosa ci fai con 4 paia di scarpe ed una radiosveglia!?! la mia si, valigia essenziale, compatta, venti magliette e tre calzoncini.

bisogna capire che quando si viaggia s'ha da portare a spasso anche la valigia, a volte sulle spalle; e poi stiparla nel treno, o in autobus, non è mai un'impresa facile. devi poterci anche dormire sopra, allungato in un angolo della stazione, devi poterla aprire senza che ti esploda in faccia, devi riuscire a ricordare quel che ci hai messo dentro. vi prego però, non fate come mia nonna, che attacca sull'apertura l'inventario (!) dei contenuti.

poi sacco a pelo, quel che puoi te lo metti addosso, diciamo quel che ha un valore...che ne so, qualche kuna, magari un documento che serve sempre, il telefonino no perfavore che mia madre mi chiama 245780 volte, che poi per gli italiani è diventato la naturale estensione del braccio...lasciamo perdere, ha rovinato quel barlume di senso magico che c'è nella socializzazione tra individui.

ecco, primo punto a favore dei bambini di gornja bistra. sono così semplici e spontanei, scevri dalle superficialità e dai consumismi di questa società di frivolezze... spesso mi trovo a contatto con i bambini delle nuove generazioni, e vi dico che ho vent'anni ed il cambio generazionale già si sente, magari li vedo da soli in un angolo giocare con il loro amico telefonino da un milione e mezzo, che i genitori furbescamente regalano, per far cosa poi non so. a ripensare ai tempi miei, che poi sono 5 o 6 anni fa, quando si giocava ancora con i giocattoli, oggi sembrano demodè, roba da bambini.

si, ma voi siete bambini!

ok, scusate il volo pindarico.

poi ti porti sempre da mangiare, perchè durante il viaggio non è che il treno ferma per te, e ti assicuro sarà l'ultimo pasto decente che farai.

allora ti ritrovi con la macchina piena di valigie, gli amici che magari vengono per salutarti e quelli che partono con te, comunque pieni di quell'ebrezza adrenalinica del piede fuori dalla porta.

vabbè, per ora stiamo andando solo a roma termini, ma non è la destinazione, quanto lo spirito che conta.

in fin dei conti se vogliamo fare i volontari non si deve arrivare in capo al mondo, basta già guardare in famiglia, perchè diciamolo, il problema del sociale nasce sempre da lì. è ovvio che se i bimbi di gornja bistra avessero avuto tutti dei genitori che li accudissero, non sarebbero servite le nostre "cure parentali", perchè il peggio della loro condizione era (fortunatamente non è più, merito di tutti i volontari, ripeto, volontari, non genitori o personale retribuito) questa trascuratezza nelle emozioni, nei sentimenti, che li declassava quasi a soprammobili. perdonami questo essere così cinico, ma credo che un cucciolo d'uomo vada seguito, amato ed educato, qualsiasi forma abbia: cosa c'è di più bello di un bambino e quale realizzazione migliore di vederlo crescere, forgiandolo con una morale dai principi seri, concreti ed universalmente condivisi?

di nuovo, torno al viaggio. questo scrivere è un flusso di coscienza: parolibere. sul treno si fa sempre un pò di conoscenza, persone squisite con cui dovrai abitare per un pò. sono dell'idea che chiunque intraprenda un viaggio simile abbia una marcia in più, ed è bello scoprire che anche la persona che vedi tutti i giorni sia così allegramente diversa. eh si, un familiare clima di amicizia. appoggiato un attimo ad una colonna, aspettando il secondo treno, per venezia mestre stavolta, si canta qualche canzone. sono attimi di street-livin', che ricorderai, perchè ti sembra di avere una libertà sconosciuta al resto del mondo, ed anche perchè vedi distinti signori sbattersene delle convenzioni e tornare un pò alle origini da ragazzi: se ne va via tutta quella patina di ripettabilità, autorevolezza, di "distacco professionale".

questo tema vale anche dentro l'ospedale. "la medicina tende a migliorare il tenore di vita", ed in fin dei conti noi volontari siamo tutti un pò malati di "eccessiva felicità".

comincia il vero stress, perchè l'italia è bella si, ma per arrivare fino a venezia mestre ci vuole un anno. ragioniamo, se dormi adesso stanotte non si sa se fai il solitario sul sedile davanti (sempre che sia libero...) o chiacchieri con un signore grasso e baffuto di budapest; tuttavia potresti cantare a squarciagola "azzurro" o simili per ore, magari fare pure un pò di avanspettacolo per i compagni di scompartimento, per scoprire poi che di notte non riesci a dormire perchè alla frontiera ti controllano i documenti ogni 8 secondi, e il signore grasso coi baffi di budapest puzza di salame e appoggia la testa sulla tua spalla, e non puoi nemmeno allungare le gambe sul sedile davanti, perchè ci sono due francesi ubriachi e fumati puzzolenti pure loro perchè fanno l'interrail est-europa da circa sei mesi.

pensi come disse lenin: che fare? senti in te reduplicare le forze e decidi di non dormire nè il giorno nè la notte, perchè il viaggio va succhiato nell'essenza, e per tutta la sua durata.

tra canti balli, scenette tragicomiche e soprattutto ragazze che non sputano un attimo di sparlare di chi-cosa-come-quando, decidi di fare un salto al bagno. cerchi di immaginare il funzionamento del "bagno chimico", e scopri che i tuoi rifiuti organici finiscono sulle rotaie quando tiri la catena. noi pensiamo che a tirare la catena (che poi a casa pigiamo sempre un bottone, comunque insistiamo nel dire così) esca l'acqua, invece no, si sposta una diga circolare di plastica nera grossa come un cd, e attraverso il simpatico foro osserviamo correre le rotaie, salutando il nostro regalino. complimenti alla teconologia italiana del bagno chimico. più che altro meccanico-napoletano nella soluzione, con tutto il rispetto per l'ingegnosità del sistema e dei partenopei. deliravo dopo questa scoperta, specialmente pensando a cosa succede sugli aeroplani. non so se vi capita mai di sentire una gocciolina mentre camminate, ma non piove, c'è il sole, che sarà?

la malinconia delle verdi colline che scorrono, si mischia ai ricordi di viaggi precedenti, ai pensieri per chi non ce l'ha fatta, a quel che verrà, e alla fine si affaccia il buffo spostamento in autobus dell'estate precedente. gente nuova, quasi mai vista, un autobus e due furgoni un pò scassati della diocesi, ovviamente destinati ad arrivare a gornja bistra in qualche maledetto modo. trovo spazio dietro una sedicente quasi-trentenne, ho fotunatamente l'accortezza di prendere il posto sul corridoio, non vicino al vetro, vista la larghezza dell'intercapedine tra i sedili, perchè di tale si trattava. il viaggio comincia, e non passano cinque minuti che daniela q., così si chiamava la ragazza davanti, attacca una chiacchiera direi quasi degna della mia. con il visino dolce dolce mi chiede "posso allungare il sedile?" ed io, scemo, convinto che la cavalleria non è morta, "certo...!". del resto come dirle di no? ma no, cosa pensi, mica perchè era caruccia, è l'atmosfera di gornja bistra che, dico davvero, infonde un'aura di disponibilità, di fratellanza, che non trova spazio a casa nostra. da qui il titolo infatti, che poi non è mio, me lo scrisse laura m. di ancona in una lettera. mi accorsi dell'errore fatale quando dopo un quarto d'ora avevo i crampi. le gambe anchilosate, le orecchie distrutte dal ritmo martellante di daniela, e poi l'aria condizionata a tremila, dritta sulla nuca, omicida, la notte ed un blasfemo film comico che abbiamo visto in due, mi piombarono in uno stato pressochè impossibile a descriversi. l'altro, alessandro p., m'aveva detto "mi siedo qua, almeno stò con qualcuno di compagnia", perchè evidentemente anche lui non riusciva a sostenere i ritmi di daniela, ed iniziato il film si sbellicava dalle risate, forse in preda a delirio da ubriachezza di sonno. io ero lucido, e il film non faceva affatto ridere. nel climax del calvario, matteo g., mio carissimo amico che avevo deciso di invitare ad intraprendere la missione con me, si addormenta. poichè non è di dimensioni "canoniche", quanto "cannoniche" o "camioniche", nel sedile non c'entravo più! è lo spannung. prendo lo zaino, l'allungo per il corridoio dell'autobus, m'allungo sulla moquette rossa datata 1937, e lascio in pasto agli acari (avrei voluto che fossero stati acari, ma era grossi come scarafaggi) braccia e gambe, visto che avevo maglietta e calzoncini. nel viavai di gente, classico avant-andrè, non si dormiva. la risoluzione: gli scalini della porta centrale. metallici, freschetti, sicuramente meno comodi, ma anche meno rischiosi. ore cinque, fermata all'autogrill. escono tutti, io ero talmente scomposto e calpestato che mi ci è voluto un pò per riattivare i sensi. silvia m. mi guarda alzarmi dall scalino, lei stava male, aveva la febbre. vabbè, non credere però che l'autobus fosse un lazzaretto. dai, è roba ermanno-travel insomma. allora m'alzo, mi stiro, fa freschetto, alba alla stazione di servizio, apro lo sportello ancora addormentato per prendere il k-way, ma dò una capocciata tremenda sullo stipite che silvia scoppia a ridere. lei lo ricorderà, poi siamo diventati amici, ma mi sono girato ed un disgustato vaffank*** non gliel'ha tolto nessuno.

mi fa ritornare in me massimo de c. che canta, o meglio urla, con il suo tono alla gigi d'alessio; portentoso si, ma io gigi d'alessio lo odio. più che un risveglio, è un sobbalzo. venezia mestre. in realtà il pulviscolo atmosferico di quelle zone è costituito di zanzare, grosse al minimo come un pugno. appena scesi giuliano de m. viene punto sul polpaccio, e gli si fa un bozzo davvero uguale a quello dei cartoni animati giapponesi: di forma cilindrica, alto un centimetro: non è una bolla, è un bozzo! lui sta lì lì con la lacrimuccia perchè gli arreca un certo fastidio, mentre mia sorella si improvvisa rambo e con borse e ciabatte fa una carneficina di insetti sui muretti dei sottopassaggi. ragà, le risate... e poi immaginate le valigie pesantissime di tutte le ragazze a risalire le scalinate dei sottopassaggi... c'era cecilia c. che trascinava la valigia di traverso salendo le scalette tirandola con due mani. allora appratati come un branco di bufali a mangiare, aspettiamo dalle 21 circa il treno per budapest, che passa a mezzanotte e qualcosa.

si sale per budapest. le luci sono spente. una trovata pubblicitaria? un vagone romantico? invece no: per un guasto all'impianto elettrico tiriamo fuori le torce (le volontarie sono sempre fornitissime...hanno anche paura del buio!) e cerchiamo di sistemare i bagagli, ovviamente dopo aver trovato i nostri scompartimenti, prenotati e puntualmente occupati, che non si vedeva proprio nulla. alcuni giapponesi (?) sgombrano subito, in fin dei conti eravamo stati cortesi, ma c'era questo signore, ungherese come il salame, che faceva proprio finta di non capire... con la violenza psicologica l'abbiamo fatto alzare: basta fare un casino tremendo mentre lui cerca di dormire. semplice, no?

e pensate quant'è piccolo il mondo, trovo sul treno gente delle mie parti. peccato averla conosciuta tra una bestemmia ed un'insulto perchè facevamo bordello di notte con la chitarra. i colpi che m'avrà mandato quello...torna la luce, gradevole, blu. cerchiamo di dormire ma...

a villa opicina è regolare, documenti. tutto ok, si torna a nanna. ma chi immaginava che da lì in poi, per quella lingua di slovenia che si deve attraversare, si va a 0,5 km all'ora, scendono 7634 persone con borsoni e baffi di quelli che si rigirano dal basso verso l'alto, e ti richiedono i documenti proprio nel momento in cui ti sei accomodato, incastrato tra le pieghe e le giunture dei sedili... alora entra la poliziotta slovena, bionda, quel pazzo di massimo gli dà la carta d'identità, lei guarda la foto, guarda lui, e lui con la faccia da mollicone lui le fa "carino eh?". noi abbiamo gradito la battuta, lei insomma...infatti ci ha controllato anche nei calzini...meno male che le armi e la droga le avevamo nascoste nelle mutande (!)...scherzo.

così proseguendo per sei o sette volte, si piomba in un sonno secolare, sotto l'acqua fresca che entra dal finestrino rotto, insieme al vento gelido del nord adriatico (vabbè, non era propriamente la bora, però...). si scende a zagabria, ore 5:30, piove a dirotto, sembra dicembre, noi maniche corte e calzoncini, giuliano col poncho della gmg a toronto, ci allunghiamo nell'atrio della stazione. quel mago di francesco i. il pasticcere aveva portato venti, dico venti cornetti con la nutella fatti con le sue manine fatate, per farci fare colazione! preso d'assalto, è stato sepolto dalle valige mentre facevamo man bassa di tutti i suoi dolci dolciumi... voglio ringraziarti frank, io ne ho mangiati quattro.

la nostra fortuna è stata quella di andare a gornja bistra proprio durante l'alluvione a praga, che dista si un bel pò da zagabria, ma l'acqua arrivava eccome: comunque mia nonna, con la sua geografia un pò approsimativa, mi ha chiamato per sincerarsi delle mie condizioni, le ho detto che sapevo nuotare. guarda caso invece la settimana dopo, quando è arrivato ermanno con 48905 nuovi volontari, è uscito un sole che spaccava le pietre. l'ultima goccia è caduta 5 minuti prima del suo arrivo, io lo dico sempre che lui da lassù è raccomandato...

torniamo allora indietro di una settimana, scusate la parentesi. da glavni kolodvor (uguale roma termini) a cernomeretz (in pratica l'anagnina di zagabria), passa un tram che si prende proprio sotto il monumeto di re tomislav, che fa il giro della città. allora buoni buoni carichiamo tonnellate di valigie, e mentre il tram è costretto a rimanere alla fermata un quarto d'ora, con tutte le benedizioni del conducente e dei passeggeri, timbriamo più o meno due biglietti per sedici persone: dice che li dobbiamo risparmiare per le sere in cui usciamo, o per fare la spesa, circostanze peraltro mai verificatesi. ho una fotografia di mia sorella a cernomeretz con gli occhi grossi e rossi come due palle da biliardo, pubblicata anche su ruah: è esemplificativa delle condizioni di freschezza psico-fisica in cui versavamo. si attende un bel pò, perchè zagabria impiega del tempo per mettersi in moto, poi i collegamenti città-paesini sperduti lo sappiamo tutti che non sono granchè, in italia è pure peggio. saliamo sull'autobus, mi siedo a fianco a giuliano, che occupa tre posti solo per la valigia: mi giro, lui aveva il lettore cd portatile, gli faccio "che ascolti?" e lui "oasis", mi volto a guardare fuori dal finestrino, mi rigiro dopo forse 10 secondi, "giulià...", quando lo vedo era accasciato a dormire con gli oasis a palla nelle orecchie, appoggiato al palo dove ci si aggrappa. pure emanuele k non è stato da meno, con la guancia sul finestrino. poi quel rumore monotono, quelle verdi distese, la croazia ed il suo ordine, la vecchietta davanti che russava, giuliano a sinistra che russava, emanuele a destra che russava, qualcun'altro dietro che sicuramente avrebbe russato, insomma per solidarietà mi sono addormentato anch'io.

gornja bistra, il paesino, è composto da numero 1 strade, numero 15 case, numero 70 abitanti. le principali attività sono la fabbrica di stuzzicadenti all'ingresso del paese, il super-mega-minimarket, fornitissimo ma grande più o meno come un'edicola, il bar-pub-salotto culturale-discoteca-casa d'incontri dove si beve solo birra e si vedono le partite della bundesliga con il campo di pozzolana, dove chiedi un bicchiere d'acqua e ti danno la birra, chiedi anche un panino con la salsiccia-chivapcici e ti danno la birra, e poi il barbiere con lassie fuori al giardino, e l'uomo del monte a cui cortesemente ogni estate andiamo a rubare le pannocchie per cuocerle sul fuoco. sappiate che le pannocchie di mais sono una componente fondamentale nella vita di un volontario: visto che la dieta-ermanno è peggio dello scorbuto sulle navi prima del 1600, allora uno s'accontenta di trasformarsi in gallina e cibarsi di semi.

l'autobus ti lascia prima della salita che porta alla collina dell'ospedale, che lì per lì non è visibile. ormai lo sappiamo tutti che non è propriamente il castello del principe azzurro, ma è migliorato di molto da quando l'associazione ha iniziato a concentrare le proprie forze. la prima cosa che vidi fu un bambino autolesionista, legato al letto, che sporgeva la testa tra le inferriate, sbattendola contro le stesse con violenza. fortunatamente nelle esperienze successive ho progressivamente incontrato goran, non imbottito di calmanti, che giocava a pallone, vojo che passeggiava con un'infermiera, ed una volta addirittura gente del posto che faceva visita all'ospedale, cosa mai successa.

sappiate che, non so per quale motivo, gli abitanti del paesino che passano davanti l'ospedale, hanno come i paraocchi, quasi non esistesse. boh.

la prima cosa che un volontario nota è l'odore, a mio avviso abbastanza sostenibile, ora quasi scomparso. qualcuno preferisce uscire a prendersi una boccata d'aria, ma una cosa che non mi piace assolutamente è il turismo in ospedale. in fin dei conti questi bimbi non sono uno spettacolo, non si organizzano visite guidate. il volontario deve presentarsi con umiltà e discrezione, quando se la sente. anche queste attività hanno la loro etichetta, ed è solamente entrando con la convinzione di voler combattere la sofferenza con l'amore che si coglie il senso della carità.

schopenhauer indicava proprio la carità come uno dei mezzi per attingere all'assoluto, insieme all'arte ed all'ascesi, nel sobbarcarsi tutto il male dell'universo.

montare le tende per qualcuno è un'impresa ardua, quindi dopo un breve salto in ospedale si scende sul prato, ci si sistema. si trovano sempre strani buchi per terra, grossi quanto una lattina: la prima notte sentii qualcosa muoversi sotto la tenda, ed affacciandomi scoprii con curiosità che c'erano una miriade di lemmings (quei topolini dal pelo castano) che facevano capolino su e giù dai fori nel terreno. sono troppo carini, ma un pò invadenti, visto il numero di visite effettuate nella depandance da quando i volontari del campo permanente ci abitano.

una buona cosa della "za-depandanska", questo il soprannome del paio di stanze in cui alloggiano i volontari (il nome ufficiale è "casa delle rose blu" mi sembra), è che si vive in comunità: si mangia, si beve, si cucina, si dorme, si canta, si prega, si va al bagno, tutti insieme allegramente. ma visto che eravamo davvero troppi, noi maschietti abbiamo dovuto dormire in ospedale.

non è la prima volta che mi trovo con un bambino, o un disabile, devo dire però che l'approccio non è stato così immediato, forse per la mia istintiva disposizione a pormi domande, ed a catalogare cosa sia giusto al momento. alcuni bimbi sono tanto carini, sono giocattoli che ci riempiono il cuore di gioia, perchè vivono in condizioni poco favorevoli, ma al momento sembrano felici perchè ci siamo noi a fargli compagnia. ed anche noi siamo felici perchè loro rispondono ai nostri stimoli attivamente e visibilmente: diciamo che sono un contentino per il nostro cuore. tutti i bambini del mondo che sono sani sono bellissimi e cari, disse il direttore dell'ospedale, zeljko weiss. però per amare ed accarezzare i bambini che da fuori non sono così belli, si deve avere un cuore. c'è qualcuno che ha detto: ma perchè non li ammazzano tutti?

questa affermazione mi ha dato molto da pensare, sul valore della formazione sociale e culturale che devono impartirci i genitori e su quella che ci diamo da noi, ma soprattutto sulla legittimità o meno dell'uomo a togliere la vita. per me non si discute.

credo fermamente in dio, e questo non l'ho mai messo in dubbio, nè nascosto agli altri, nè ne ho mai avuto paura. ma si sa che altri ideali spesso vacillano: sono capitato nell'ospedale proprio in momenti del genere, in cui le convinzioni cadevano, o meglio evolvevano. c'è stata però un'esperienza che mi ha donato una certa sicurezza, e sembrerà incredibile, ma me la porto ancora dietro. ermanno aveva proposto di tenere il santissimo con sè, per pregare, per riflettere, per sentirci in comunione con l'assoluto, non so, ognuno da la propria valenza alle esperienze. personalmente avevo chiesto di tenerlo un pò il venerdì, tuttavia il mistero è capitato tra le mie mani la domenica, ed era in una veste diversa dagli altri giorni della settimana, una versione un pò più grande del solito della scatola dorata. non che avessero importanza le dimensioni, ma era un aspetto-effetto che trasmetteva un non so che di maestoso.

pregare. a me non piace ripetere quel che ci hanno insegnato a catechismo, quando eravamo più giovani. con tutto il rispetto, mi sembrano sterili esercizi di memoria, ma ricordiamo che, come disse il dalai lama, nella preghiera è riposto un segreto ed un potere incommensurabile, e quindi la preghiera è un importante componente della nostra personalità. però preferisco fare una chiacchieratina, sui temi che capitano, ringraziare senza chiedere qualcosa in cambio, donare quel che ho o cerco di ottenere (ma questo è già una cosa molto difficile), ascoltando poi cosa ho da dire, o cosa hanno da dire dall'alto, cercando di cogliere tutti i segnali che vengono inviati, potenziali o reali che siano. dico sempre che di sicuro lassù qualcuno ci ama, come giuliano palma ai tempi dei casino royale, e che ci trasmette i propri messaggi in modo che possiamo coglierli solo noi, ed in particolare nei momenti in cui sortiscono il maggiore effetto sulla nostra esistenza. anche paulo coelho ci ha spiegato che per realizzare le nostre leggende personali dobbiamo cogliere tutti gli indizi che la vita ci fornisce, interpretarli con la nostra chiave, e corrergli dietro.

durante la preghiera ho fatto un giro nell'ospedale, bimbo per bimbo, anche quelli con cui non avevo mai avuto nulla da condividere. ho parlato un pò con loro, non nel linguaggio convenzionale, bisogna capirsi in qualche maniera. c'era uno strano silenzio, forse perchè era ora di pranzo, caldo insopportabile, quasi tutti i volontari erano a riposo; ho iniziato ad ascoltare, o almeno a tentare di farlo, cosa volessero dirmi quei bimbi, un pò malconci, un pò soli.

scacciavo le mosche posarsi sui loro visi immobili, ed andavo ragionando sulle loro immobilità.

non potevano però essere fermi nel pensiero, anche se racchiusi da un processo in corto circuito. ho visto menti vagare tra le nubi bianche, e correre su specchi d'acqua, suonare strumenti, una anche ballare con i pattini sul ghiaccio. altri semplicemente chiedevano una mamma che li stringesse, o un papà che li portasse a fare un giro in bicicletta, un fratellino con cui giocare ai lego. sentivo questo, o forse ero io ad immaginare tutto così. silenziosi, a mio avviso parlavano tra loro: come gli animali riescono a capirsi d'istinto, anche loro comunicavano così.

mi chiedevo se realmente fosse così, e me lo auguravo.

vedevo una tavola imbandita con tutti loro seduti, che si scambiavano tranquillamente opinioni, ma poi guardavo il soffito bianco (fortunatamente bianco...) e balzava alla mente che questo era il loro panorama, il mondo che giravano, i locali dove andavano la sera, e quel silenzio disturbato da una radiolina gracchiante era la loro musica, i dischi che si facevano prestare dagli amici. le loro penne, i colori ed i fogli di carta erano lì, nell'aria, e la loro sconfinata fantasia li materializzava, facendoli volteggiare nel vuoto proprio davanti ai loro occhi. ma c'era marija che è cieca. quali oggetti allora? se non i colori, le sensazioni. quel caldo fuoco scintillante che si percepisce prima di andare a dormire, il campo stellato in cui corriamo quando ci premiamo le palpebre chiuse, in cui attraversiamo galassie di forme simmetriche, come li ha fatti suoi? my funny valentine, miles davis, o tequila sunrise, suonano nella mia mente. ed un bimbo sordo dalla nascita? quali le sue melodie?

il cruccio era su come immaginassero la continuità delle forme nello spazio, o quale fosse la percezione di suoni e rumori. arrivavo sempre a chiedermi quale fosse il loro ideale di vita, e se solo avessi potuto ascoltarlo... ascolto suite bergamasque e rivedo i loro occhi fare su giù destra sinistra e cogliere particolari e dilatare le pupille, le manine protese per toccare le tue labbra, per frugarti nelle narici o tra le palpebre e per strapparti un pò di barba, come se fosse la prima volta. come in un primo contatto con altre forme viventi.

come la prima volta.

la prima volta che vedono esseri umani cosi poco esseri e così straordinariamente umani. (sergio)

le loro prime volte, la prima volta più o meno di tutto, la prima volta che provassero qualche emozione, o un pò di calore.

delle vite così trascurate sono state private anche delle emozioni, delle sensazioni che il nostro essere umani può offrirci.

si. ma a loro interessa tutto questo? cioè, se lo pongono il problema? sono menti superiori che hanno risposte a tutte le domande, o vivono nell'apatia? o semplicemente sono esseri umani, scevri da ogni convenzione e vanità, semplici ed essenziali, come nessuno di noi è, il cui unico problema consiste nell'attuazione del loro pensiero?

ogni nostra attenzione ripaga questi bambini di una vita di indifferenze? loro vogliono questo?

mi risponde cecilia: non hanno bisogno di qualcuno di speciale, vogliono solo essere amati nel modo più semplice e spontaneo che ci sia.

come dei bambini, come dai figli, come mamma e papà.

non mi sono sentito fortunato, nè sollevato per la mia condizione normale, che poi quale sia il normale nessuno lo sa, ma unico spettatore dell'ermetica rappresentazione della commedia umana.

ho pensato al quanto sia triste l'abbandono, e nella vita di tutti i giorni come questo non ci appaia evidente pensando ai nostri genitori, ai fratelli, alle persone con cui non siamo in pace, a chi è lontano. io abito con nonna teresa, ma ci sono altre persone che dovrei riavvicinare, non abbandonare, ora che so cosa significhi.

non ho trovato modo di trasmettere tutto questo ad uno solo di quei bimbi, pur amandolo con tutto il cuore.

ti darei gli occhi miei per vedere ciò che non vedi, ma purtroppo non c'è modo.

l'unica era donargli tutto il calore che potevo, che tutti percepiamo, perchè un corpo ce lo abbiamo tutti.

mi sentivo male per non poter far altri sforzi tesi a migliorare la loro condizione.

visitavo le stanze dove notoriamente ci sono bambini non troppo simpatici, non troppo carini. daniel l'ho avvicinato solo quel giorno, ma è un grande. li travestivo, li facevo specchiare, suonavo canzoni anche se sono un pessimo chitarrista, cantavo nei loro orecchi, ho provato a far disegnare un bambino, ho fatto suonare la pianola e la chitarra a josip, ho portato marija ed altri sul prato a piedi nudi, nell'acqua, sull'altalena, vento nelle faccia, il sole sulla pelle, e li vedevo felici. però non era abbastanza per loro, e consideravo questi umili sforzi come un vano tentativo.

anche l'ostacolo della lingua era insormontabile, tanto che josip mi guardava stupito e si agitava nel letto, rideva, mentre leggevo libri trovati nella biblioteca con il mio croato dissacrante. però rideva. per lui forse ero buffo, ma quella era l'attuazione del mio pazzo ideale, e non riuscivo ad ottenere risultati meno esilaranti. tuttavia josip rideva, ed io ridevo con lio. ridere fa bene, migliora la qualità della vita.

capita spesso di riflettere sulla nostra vita, chiedendoci cos'è che conosciamo che fa bene e non dà problemi alla morale, e che vorremmo fare sempre. esprimere il nostro amore, in maniera incondizionata: facendo felici gli altri, siamo felici anche noi.

e da qui riparte la canzone che ci fa rivivere quel familiare clima d'amicizia: tutti sconvolti dall'amore dato e ricevuto nelle camerate, da quello che ci fa lavorare sodo nei campi o in casa, da quello dei momenti di comunità, degli scherzi, dei sorrisi, dei baci di ragazzi, dell'estate. (giorgia)

la notte è tutt'altra cosa. ascolti malinconico un carillion in lontananza, o il pianto di un bimbo, ed hai la costante tentazione di essere l'angelo della buonanotte. viaggiando con passo felpato tra i lettini bianchi, carezzi amorevolmente tutti quei visi, a volte anche deformi, ma così teneri, mentre cresce una sinfonia di violini. daresti la vita per loro, per poterli sentire parlare, ridere, per poterli vedere correre sul prato, o anche solo scarabocchiare su un foglio. in verità, in quel silenzio sembra di poter palpare un'aura mistica, un senso panico, di fusione con quel giagantesco meccanismo circolare che è l'universo. senti un contatto fraterno con l'amore, quasi una confidenza: ma a pensarci è quel che senti tutti i giorni, che però si risveglia con la veemenza di una tempesta, ma ha la delicatezza di un fiore che oscilla al vento. senti sciogliere quella patina che ti avvolge il cuore, e capisci l'importanza di un semplice gesto, il valore dell'essenzialità nella vita.

immagini che sia il momento di riconsiderare il proprio operato, da cui partire per trascorrere il resto della vita così. tuttavia, perchè qui non so amare? perchè tornati a casa il cuore si indurisce di nuovo?

 
di piko! (del 27/05/2002 @ 10:54:37, in _muy felìz :., linkato 2030 volte):.

questo è il testo con cui ho vinto il concorso "the spriters 2002", promosso da coca cola italia, per la realizzazione della nuova serie di pubblicità spriters, certamente qualcuno di voi le ricorderà. il progetto non andò mai in porto, per via di varii rimescolamenti nelle alte sfere, e probabilmente anche per la mia richiesta di finanziamenti. è incredibile come la multinazionale più grande del mondo, non spilli nemmeno un quattrino per attività a scopi umanitarii. avranno ventimila furgoni, cosa sarebbe costato lasciarne uno a noi volontari? magari anche stra-scritto con la pubblicità, a noi serve un furgone. ce lo facciam prestare dalla caritas ogni cinque minuti, ma si rompe ogni quindici. la produzione era convinta a salire fino in croazia, ma più si delineava l'accordo, più ero dubbioso. noi alla fine non ci guadagnavamo nulla, ed è meglio che sia andata così. magari coca cola sarebbe riuscita pure a metter il suo faccione grasso sulla nostra attività, quando in realtà non c'entrava proprio nulla.

L’Ospediale Pediatrico di Gornja Bistra, situato vicino Zagabria (Croazia), è il mio modo di essere spriter.  Un luogo dove la sofferenza raggiunge il suo culmine non solo per la gravità delle patologie, ma anche per le condizioni di disagio in cui vivono i 110 piccoli ospiti. Da 5 anni Noi e Loro insieme si che siamo come Sprite…
Mica tanto dolci né con il pessimo servizio del personale ospedaliero (anche se 8 infermiere sono pochine…) né con la gente del posto che ignora l’antico castello diroccato. Siamo energici per sensibilizzare la popolazione!
Trasparenti nelle serate di condivisione. Attorno al fuoco sotto le stelle, discutiamo con una guida delle nostre impressioni, pensieri, emozioni. Per crescere un po’ anche dentro.
Diamo la scossa, durante le intense giornate di animazione-fisioterapia, per dei bimbi che sono addirittura legati stretti ai letti, chi anche per anni, per “tenerli buoni” e per rallentarne le funzioni fisiologiche.
Sinceri, perché nel campo a Gornja si va in tanti, e tutti diventano fidatissimi amici (e ci sono anche tante ragazze…) per vivere nella massima serenità la missione…senza screzi e quindi con il massimo divertimento!
Effervescenti, mentre ci giochiamo a calcetto Italia-Croazia nella piazza di Zagabria, suoniamo, cantiamo e balliamo nell’intento di raccogliere kune (vernici e stucchi per ristrutturare l’ambiente malsano e deprimente)…e ha funzionato!
Freschi, anche dopo 2 giorni di viaggio da Roma, bivaccando per stazioni, perdendo coincidenze, cercando di farci capire a gesti a Za’Mercatone, dove compriamo il materiale e l’arredamento per la ricostruzione di una casetta dove ospitare i genitori dei bimbi (anche se la maggior parte sono orfani) e i volontari per il campo permanente (dura 1 anno).
Stimolanti, con progetti di adozione a distanza, fund-rising, e soprattutto con il grande sogno di portare almeno uno di quei bimbi fuori dall’ospedale facendolo accogliere in una vera famiglia …
E poi i sinceri abbracci, sporchi di vernice, sotto la doccia tutti insieme all’aperto. E noi 100 ragazzi tra i 16 e i 30 anni, dormire in tenda e d’inverno a palle di neve, noi che impariamo con il linguaggio del corpo, dei gesti, la straordinaria forza che sanno trasmettere questi bimbi…
Sarebbe l’occasione per coniugare un must come Sprite ad una campagna di sensibilizzazione al sociale…un progetto che necessita di uomini e mezzi…magari un furgone!
Eh si, carità, condivisione, contemplazione e crescita. Si può essere spriters anche facendo del bene.

Allego del materiale informativo.



Marco Infussi
 
di piko! (del 24/05/2002 @ 11:59:23, in _muy felìz :., linkato 1578 volte):.

ho cercato di compensarmi con lo spirito.

voi pregiate sopra ogni cosa e non vi stancate mai di lodare la costanza dei sentimenti e la coerenza del carattere. e perché? perché siete vigliacchi, perché avete paura di voi stessi, cioè di perdere - mutando - la realtà che vi siete data, e di riconoscere, quindi, che essa non era altro che una vostra illusione, che dunque non esiste alcuna realtà, se non quella che ci diamo noi.

ma che vuol dire, domando io, darsi una realtà, se non fissarsi in un sentimento, rapprendersi, irrigidirsi, incrostarsi in esso? e dunque, arrestare in noi il perpetuo movimento vitale, far di noi tanti piccoli e miseri stagni in attesa di putrefazione, mentre la vita è flusso continuo, incandescente e indistinto.

vedi, è questo il pensiero che mi sconvolge e mi rende feroce!

la vita è il vento, la vita è il mare, la vita è il fuoco; non la terra che si incrosta e assume forma.

ogni forma è la morte.

tutto ciò che si toglie dallo stato di fusione e si rapprende, in questo flusso continuo, incandescente e indistinto, è la morte.

io vedo, con ribrezzo, il mio spirito dibattersi in questa trappola, per non fissarsi anch'esso nel corpo già leso dagli anni e appesantito. scaccio subito ogni idea che tenda a raffermarsi in me; interrompo subito ogni atto che tenda a divenire in me un'abitudine; non voglio che il mio spirito mi s'indurisca anch'esso in una crosta di concetti. ma sento che il corpo di giorno in giorno stenta a seguire lo spirito irrequieto; casca, casca, ha i ginocchi stanchi e le mani grevi… vuole il riposo! glielo darò.

no, no. non so, non voglio rassegnarmi a dare anch'io lo spettacolo miserando di tutti i vecchi, che finiscono di morir lentamente. no. ma prima non so, vorrei far qualche cosa d'enorme, d'inaudito, per dare uno sfogo a questa rabbia che mi divora.

 

io già non lo stavo più ad ascoltare, stavo dietro ai grilli che avevo per la testa e con un gesto impetuoso d'un tratto mi piantai la bocca della pistola sulla fronte, sopra l'occhio destro. un uomo che si lascia trasportare dalle sue passioni, perde ogni facoltà di giudizio e viene considerato come un ubriaco, come un pazzo. oh gente ragionevole! - esclamai sorridendo - passione! ebbrezza! pazzia! state lì tutti tranquilli, indifferenti, voialtri uomini morali! biasimate colui che beve, esecrate colui che ha perduto il senno, passate per la vostra strada come lo scriba e ringraziate iddio come il fariseo che non vi ha fatti simili a costoro! sono stato ubriaco più di una volta, le mie passioni non sono mai state molto lontane dalla pazzia, eppure non me ne pento: poiché nel mio piccolo sono riuscito a comprendere che tutti gli uomini straordinari i quali hanno compiuto qualche cosa di grande, qualche cosa che varcava i limiti delle nostre normali possibilità, sono sempre stati diffamati come ubriachi e come pazzi. ed anche nella vita quotidiana, è una cosa insopportabile sentir gridare dietro a chiunque abbia compiuto un'azione anche solo relativamente ardita, nobile ed inconsueta: quell'uomo è ubriaco, quell'uomo è pazzo! vergognatevi, gente sobria! vergognatevi, gente saggia! - .
stavo per interrompere il discorso; giacchè non c'è nulla che mi faccia perdere la calma come vedere avanti uno con un luogo comune insignificante, quando io parlo con il cuore in mano. tuttavia mi rimisi subito perché quella frase l'avevo già sentita spesso e spesso m'aveva fatto arrabbiare, e gli ribattei con una certa vivacità: - tu la chiami debolezza? ti prego, non lasciarti ingannare dalle apparenze. un popolo che languisce sotto il giogo insopportabile di un tiranno, merita di essere chiamato debole se alla fine insorge e infrange le sue catene? un uomo, che per lo spavento di vedere il fuoco distruggere la sua casa, sente tutte le proprie forze moltiplicarsi e con facilità trasporta pesi che in condizioni normali potrebbe appena sollevare; uno che per il furore di essere stato offeso combatte contro sei nemici e li vince, può essere chiamato debole? e se un eccesso fisico viene considerato come una forza, perché non lo sarà anche l'eccesso dei sentimenti? - .

 

sospirò per rimettersi, e singhiozzando lo pregò di continuare a leggere, lo pregò e nella sua voce c'erano gli echi del cielo! lui tremava, gli pareva che il cuore gli scoppiasse, sollevò il foglio e lesse con voce rotta. tutta la forza di queste parole colpì l'infelice. preso dalla disperazione si gettò alle sue ginocchia, le afferrò le mani, se le premette contro gli occhi, contro la fronte. i loro sensi si confusero, essa stringeva le sue mani, se le stringeva sul petto, si inchinò con un gesto doloroso verso di lui, e le loro guance infuocate si toccarono. il mondo dileguò d'intorno, egli la prese fra le braccia, se la strinse al petto e coperse di baci furiosi le sue labbra tremanti. e gettando uno sguardo pieno d'amore sull'infelice essa corse nella stanza accanto e vi si rinchiuse. stese le braccia verso di lei ma non osò trattenerla. rimase steso a terra, con la testa sul canapè e restò in questa posizione per più di mezz'ora finchè un rumore lo richiamò a se stesso. era la serva che voleva preparare la tavola. andò un paio di volte su e giù per la stanza, e poiché si ritrovò solo, si avvicinò alla porta del salotto a chiamarla sottovoce. ella non rispose. giunse correndo alle porte della città. le guardie che erano abituate a vederlo, lo lasciarono passare senza dir nulla. cadeva con violenza nevischio, e solo verso le undici tornò a bussare alla porta. quando tornò a casa, il suo servitore si accorse che aveva perduto il cappello. non osò chiedere nulla. lo aiutò a spogliarsi, era tutto inzuppato. più tardi il suo cappello fu trovato su una rupe che strapiomba sulla valle dall'alto della collina ed è incredibile come egli possa essere salito lassù nella notte buia ed umida, senza precipitare.

 

vanamente avevo sperato di trovare nel mio paese di che calmare l'inquietudine, l'ardore di desiderio, che mi seguono ovunque.

lo studio del mondo non mi aveva insegnato nulla, tuttavia non avevo più la dolcezza dell'ignoranza.
mi trovai ben presto più isolato nella mia patria di quanto non lo fossi stato in terra straniera.
volli gettarmi per qualche tempo in un mondo che non mi diceva nulla e che non m'intendeva.

la mia anima, che nessuna passione aveva ancora logorato, cercava un oggetto che potesse legarla a sé.
ma mi avvidi che davo più di quanto non ricevessi: non si richiedeva da me né un linguaggio elevato, né un sentimento profondo.
non ero che occupato a rimpicciolire la mia vita, per metterla al livello della società.

trattato ovunque come uno spirito romantico, vergognoso della parte che sostenevo, disgustato sempre più dalle cose e dagli uomini, trovai da principio abbastanza piacere in una vita oscura e indipendente.

sconosciuto, mi mescolavo alla folla: vasto deserto d'uomini!
quando giungeva la sera, riprendendo la via del mio rifugio, mi fermavo sui ponti per veder tramontare il sole. l'astro, infiammando i vapori che si levavano dalla città, sembrava oscillare lentamente in un fluido d'oro, come il pendolo dell'orologio dei secoli.
mi ritiravo di notte, attraverso un labirinto di vie solitarie.
guardando i lumi che brillavano nelle dimore degli uomini, mi trasportavo col pensiero alle scene di dolore e di gioia che essi rischiaravano.

e pensavo che sotto tanti tetti abitati, io non avevo una donna.

quella vita, che m'aveva all'inizio affascinato, non tardò a divenirmi tediosa.
mi misi a sondare il mio cuore, a domandarmi cosa desiderassi.

non lo sapevo.

ma eccomi all'improvviso risoluto a terminare in una sorta d'esilio una carriera appena cominciata, e nella quale avevo già divorato dei secoli.
abbraccia il progetto con l'ardore che metto in tutti i miei disegni.
mi si accusa di avere gusti incostanti, di non poter godere a lungo della stessa chimera, d'essere preda di un'immaginazione che si affretta ad arrivare al fondo dei piaceri, come se fosse oppressa dalla loro durata.
mi si accusa di oltrepassare sempre la meta che sono in grado di raggiungere.
cerco soltanto un bene sconosciuto, il cui istinto mi perseguita!

è colpa mia se trovo ovunque dei limiti, se ciò che è finito non ha per me alcun valore?

la solitudine malinconica, lo spettacolo della natura, mi fecero piombare in uno stato pressoché impossibile a descriversi.
per così dire, solo sulla terra, non avendo ancora affatto amato, ero come sommerso da una sovrabbondanza di vita.
talvolta arrossivo all'improvviso, e sentivo scorrere nel mio cuore come dei ruscelli di lava ardente.
talvolta gettavo delle grida involontarie, e la notte era egualmente turbata dai miei sogni e dalle mie veglie.

mi mancava qualche cosa per riempire l'abisso della mia esistenza.

ascoltavo motivi malinconici, che mi ricordavano che in ogni paese il canto naturale dell'uomo è triste, anche quando esprime la felicità. il nostro cuore è uno strumento incompleto, una lira a cui mancano delle corde, e con la quale siamo costretti a rendere gli accenti della gioia sul tono consacrato ai sospiri.

così pensando, camminavo a grandi passi, il viso in fiamme, mentre il vento sibilava tra i miei capelli, senza sentire né pioggia né gelo.
ammaliato, tormentato, e come posseduto dal demonio del mio cuore.
la notte, quando le piogge cadevano sul mio tetto, quando attraverso la finestra vedevo la luna solcare il cumulo delle nubi, mi sembrava che la vita si reduplicasse al fondo del mio cuore, e che avrei avuto la forza di creare dei mondi.

se avessi potuto far partecipare qualcun altro agli slanci che provavo!

oh dio! se tu mi avessi dato una donna secondo i miei desideri! se, come al nostro primo progenitore, tu mi avessi condotto per mano un'eva tratta da me stesso… bellezza celeste, io mi sarei prosternato dinanzi a te; poi, prendendoti tra le braccia, avrei pregato l'eterno di donarti il resto della mia vita.

ero solo. solo sulla terra!

un segreto languore si impadroniva del mio corpo. ben presto il mio cuore non fornì più alimento al mio pensiero, e non mi accorgevo della mia esistenza se non che per un profondo senso di noia.
lottai qualche tempo contro il mio male, ma con indifferenza e senza avere la ferma risoluzione di vincerlo.
infine, non potendo trovare rimedio a quella strana ferita del mio cuore, che non era da nessuna parte ed era ovunque, mi risolvetti a lasciare la vita.

 
di piko! (del 25/04/2002 @ 11:47:36, in _muy felìz :., linkato 2283 volte):.

leggende su...

gianfranco ceccaroni

certo...trovarsi come primo professore, il primo giorno di università un tipo come ceccaroni non aiuta a sentirsi tranquilli, o quantomeno sicuri di aver scelto la facoltà giusta. ricordo che esordì in modo alquanto geniale, conquistandosi l’attenzione dei 50-60 alunni realmente interessati a finalizzare in qualcosa di produttivo gli studi universitari: "r2t" fu la prima cosa che scrisse alla lavagna...bizzarro, visto che era la formula della bicicletta: due ruote ed un telaio!

rimasero mitici gli esempi più astrusi: tipo "se io vado a fa er palomabaro in mezzo alle molecole...!" o anche "se c’ho un gatto appeso ar braccio, e lo faccio penzolà dalla finestra, è logico che non cado di sotto, ma se me s’attaccano cento gatti..."!

e soprattutto la decisione con cui riusciva ad azzittire anche il più casinista, tipo con un "a regazzì, io so gianfranco ceccaroni, de trastevere; e non è che me faccio prende pe’ scemo da gente come voi...".

libro: rigorosamente silvestroni... procuratevelo immediatamente e sfoggiatelo come un solitario debeers! ma soprattutto studiate anche le didascalie delle figure e l’indice! al compito vi sarà certamente utile! ripeto che il libro potrà essere utilizzato durante il compito, ma ci troverete poco o niente da copiare, e cercate di metterci in mezzo meno foglietti possibile perchè il maestro miaghi dice di non vederci bene, ma è un volpone!

ci dimostrò una certa padronanza del linguaggio...conoscendo del resto 4 lingue: italiano, francese, tedesco, romano e vattelappesca. lui vi guiderà lentamente a saper portare la ritmo...una volta presa la patente con la ritmo sarete capaci di guidare qualsiasi automobile! infine...quando avrete, o avrà, qualche dubbio...la risposta a tutte le domande è "per ovvi motivi"!.


maria colurcio - massimo matera

due simpatici docenti dell'università di napoli raggiungono periodicamente i soleggiati prati di tor vergata, portando una ventata di esotismo tipico degli abitanti del golfo (non persico, ma di napoli). indubbiamente padroni della materia, hanno entrambi avuto le più disparate esperienze nelle più strane società italiane e non, ovviamente inerenti alla gestione aziendale.

i testi consigliati:

dispdoc, che solo il giorno della verbalizzazione ho capito cosa significasse...: sarebbero le dispense dei docenti, che vi saranno consegnate nell'ultima parte del corso per la gestione dell'impresa (massimizzazione dei costi e minimizzazione del profitto...aspetta, no, era il contrario...): il consiglio è di impararle a menadito (il 100% di quel che c'è scritto sarà nel compito finale);

thuesen fabrichy - "economia per ingegneri" (che tutti pronuniciano fabrinsky, per arcani motivi): il libro da cui sono tratti i lucidi, no comment;

h.r.varian: qui c'è il trick...la professoressa metterà a disposizione solo alcuni capitoli di questo libro (i cui argomenti sono trattati 2369832798 volte meglio che in "economia per ingegneri"). procuratevelo ad ogni costo: andate dalle vostra amiche di economia, e se non ce l'avete dagli amici, e se non ce l'avete comprateli, e fatevi spiegare gli esercizi che trovate. questo perchè...sapete, è capitato che nel primo esonero 4 esercizi fossero proprio uguali a quelli del varian. li avrà copiati? li sapeva a mente? vedete voi cosa vi conviene...

aneddoti d'esame:

la professoressa colurcio, che tra parentesi è proprio una simpaticona, riesce tramite esercizi con memory dei telefonini nokia a ricordare un bel pò di nomi dei suoi alunni, anche se sono 300...come faccia non si sa, però ci riesce: al secondo esonero mi sono sentito chiamare da dietro per nome e cognome e indovinate chi era? alla fine, visto che stavo in ultima fila (quando arrivi tardi e sono rimaste solo la prima e l'ultima fila che fai, vai a metterti davanti alla cattedra?!?), mi ha pure spostato all'altra aula,in cui c'era matera.

quest'ultimo, pur avendo un pò l'aria distratta, ci vede benissimo...non sopporta che gli alunni chiacchierino tra loro durante il compito, ma lascia copiare...dai, diciamolo! ho visto gente con il libro davanti, spudoratamente! e appena si girava un rumore generalizzato di pagine sfogliate...

c'è stato qualcuno che, avendo avuto la sfortuna di capitare in primissima fila, è riuscito a cavarsela grazie ai prodigi del telefonino...scrivendo i testi degli esercizi alla ragazza (studentessa di economia che se la cava pure...) è riuscito a completare perfettamente metà compito. peccato che dopo i soldi siano finiti...comunque almeno il 18 finale era assicurato, e così è stato.

la mitologia associata:

il trasformismo: la professoressa colurcio ha la peculiare capacità di cambiare dall'oggi al domani le seguenti caratteristiche: vestito (e ci mancherebbe dicono alcuni), pettinatura (fin qui nella normalità, anche se forse se ne và 1/3 dello stipendio), ma soprattutto, e qui c'è dell'incredibile, statura e addirittura faccia!!! that's incredible! se non credete...dovreste vederlo! complimenti! anche perchè è sempre impeccabile, diversamente da molti professori che si trascurano proprio! la bufala: sapete che un ditta italiana ha creato mozzarelle di bufala che si conservano per 28 giorni (...un ciclo!) e che ora può esportarle in arabia saudita scambiandole con lingotti d'oro e barili di petrolio?!? si alza "er daje": "e' una bufala!"...e anche la prof approva la battuta con un bell'applauso...cabaret in aula...

il rimborso dalla nokia: avendo comprato 5 telefonini nokia uguali (così, giusto per buttare un pò di soldi) e essendo il loro prezzo diminuito di 50.000 l (care vecchie lire!) il giorno dopo (per le politiche di mercato), la professoressa colurcio telefonò alla nokia per avere spiegazioni...e sapendo su quali tasti premere, è riuscita ad ottenere come rimborso 5 caricatori da tavolo, e 5 batterie di ricambio...che costano molto più di 50000 x 5 = 250000 £! customer care...chissà come c'ha sbroccato!


vittoria de nitto personè

de-litto passionale, o de nitto pandorina? programmare il dilemma in c++...

dietro un nome così aristocratico...si nasconde qualcuno che di informatica ne sa...eccome! con i suoi lucidi ci ha illuminato, fino a farci raggiungere la consapevolezza di essere portati unicamente a progettare in c++ funzioni che non avessero alcun significato logico né utilità pratica...

sempre attenti a lezione! è capitato che la prof sgridasse un ipotetico alunno x (ogni riferimento è casualmente voluto) - (tra parentesi per qualcosa di cui nemmeno avevo...l’alunno x aveva colpa)... assolutamente non rispondetele male e non fatele domande stupide: vi prenderà anche per il c**o davanti al silenzio gelido e basito dei vostri amichetti...e soprattutto non ditele che non avete la possibilità di utilizzare un computer perché c’è un centro di calcolo, dove ancora non si sa, ma lei dice sempre che c’è! ricordate che butterà qualsiasi vostra scusa sul personale dicendovi (in genere) "devo raccontarle dei miei problemi? ne abbiamo tutti, sta a lei risolverli!".

le sue dispense sono praticamente inutili per chi della materia non ha nemmeno la minima idea (quindi il 75-80 % delle ragazze...), ma spulciatele carpendone anche il più remoto significato e sarete pronti per un exploit al compito! cercate di risolvere tutti gli esercizi proposti nelle dispense e potrete andare tranquilli...l’unico vero consiglio è provare e riprovare i codici fino a quando non avrete dei borsoni neri sotto gli occhi; e non scoraggiatevi quando troverete che un programmino di 5 righe alla compilazione dà tipo 195 errori! sarà un tipico sintomo di personite bronco-spastica.

modalità 2 esoneri + scritto finale: se non passi l’esonero ci vediamo a fine corso, se vuoi fare l’esame finale annulli tutti i precedenti...(bello no?!?!). gli argomenti:

per la prima parte (approssimativamente):

- conversione numerica in binario e altre basi a caso, rappresentazione dei numeri in virgola mobile normalizzata, mantissa ed esponenti;

- domande a risposta multipla sulla sintassi dei costrutti while, for, if (attenzione perché in mezzo ci sono le tabelle di verità);

- cosa fa questo programmino? (c’è sempre una fregatura!): attenzione a quando chiede il numero di volte che avviene la lettura di una informazione: ricordate di aggiungere se c’è quella di ingresso (quindi n diventa n+1!);

- stato e ambiente, campo d’azione, variabili locali e globali;

- chiamate di funzioni con passaggio per valore e per riferimento (questo è fondamentale per capire tutti i cavilli del c++!);

- ricorsione e iterazione;

per la seconda parte:

- per quanto riguarda struct e class ci saranno solo esercizi sulla sintassi e sul significato logico di alcune chiamate a funzione;

- progettazione di un programma con chiamata di funzioni di vario tipo (media, swap, scroll, inserimento elementi, cout elementi e posizione): il programma utilizzerà degli array come argomenti di funzioni, non è richiesta maniacale correttezza sintattica.

ma se non sapete fare questo vi siete giocati l’esame perché quando l'ho fatto io chi non aveva fatto il programma nel secondo esonero veniva bocciato sistematicamente...

questi i testi che dovrete procurarvi (ma una prof come nella foto mai capita?!?):

domenici - introduzione alla programmazione ad elementi di strutture dati con il linguaggio c++ - franco angeli: il libro non è male...è solo che in alcuni casi è un po’ troppo sintetico, ma se riuscite a capire gli argomenti durante la lezione non vi sarà difficile fissare i concetti. comunque consiglio il libro deitel&deitel (detto anche hansel & gretel e che per caso trovai a casa di una mia amica... ma questo non vi interessa) per svariati importantissimi motivi: ha la copertina più colorata di tutti (arancione), perché ha il cd allegato in modo che non dovrete scaricare da internet 500 mega di files (tra programmi, template e librerie), perché ci sono un sacco di esempi simpatici e di programmini da studiare, copiare, modificare a piacimento (alcuni addirittura utili, e non è poco per fondamenti1), perché ci sono degli speciali indicatori (progetto compatibilità, portabilità, manutenibilità o cose del genere...che migliorano velocità di esecuzione ecc...) che vi faranno diventare dei programmatori esperti in tricks di vario genere ma soprattutto che vi aiuteranno a far girare i vostri programmini a meraviglia. e questo era solo il libro tecniche di base; in più, per i curiosoni o i piccoli bill gates, c’è qualcosa come "tecniche avanzate di programmazione in c++" che merita davvero di essere letto se si ha voglia di creare virus potenti come melissa, o crackare apache o a scelta utili euroconvertitori dalla simpatica interfaccia grafica... scegliete voi! quindi se ci volete capire qualcosa di c++ consiglio deitel & deitel.

sciuto, buonanno, fornaciari, mari - introduzione ai sistemi informatici - capitoli 1 e 2 - mc graw hill: dovrete fotocopiarvi (anche se non è il massimo della legalità...) questi 2 capitoli per entrare un po’ nell’ottica dei linguaggi di programmazione; è più un’introduzione al corso, quindi se già ci capite qualcosa di computer lasciateli tranquillamente marcire in una qualsiasi delle nostre care librerie universitarie (e per lo stesso motivo sono indicati per quel 75-80% di ragazze, ma se consideriamo che per canale ce ne sono al massimo 3...meglio che lo leggiate tutte).

de nitto personè: appunti per il corso fondamenti di informatica i - aa 2000/2001: già sapete di cosa si tratta e di come, soventemente, siano incomprensibili.

i programmi:

quello consigliato (nel senso che è gratuito e lo trovate anche su universitor) è devc++. tuttavia esiste di meglio:

microsoft visual c++ 4.0 o superiori è uno spettacolo (vabbè, forse per un prodotto microsoft stò esagerando...) perché, essendo un developers studio, vi dà la possibilità di creare qualsiasi cosa in c++ con qualsiasi funzionalità. in più ci trovate tante librerie, templates e una guida in linea ben realizzata. occupa un po’, costa un po’, è complicato un po’, ma io ce l’ho ed è il migliore. da avere assolutamente.

ovviamente noi onesti studenti alla fine lo troviamo crackato da qualche parte o lo compriamo dagli extracomunitari fuori dal supermercato a 2 scudi...ovviamente i programmi che originali costano 2 milioni tu li compri a 2 scudi no? apriamo un forum sulla questione pirateria...


fisica 1 - prof.g.balestrino

materia interessante...professore ok...esercitatore mitologico (grande piergianni!)...cos'altro dire, un modulo che ha funzionato veramente bene! il libro consigliato è il roller-blum, c'è scritto veramente tutto il necessario. cercate di studiarvi bene gli esercizi proposti, potrebbero comunque anche bastare gli appunti presi a lezione. l'esame è composto da 5 domande, di cui un paio a risposta aperta (di logica) e le restanti a risposta multipla (con tutti i trabocchetti del caso).

poi ci sono sempre tre esercizi, di difficoltà moderata, cioè non proprio impossibili...anzi, diciamo che ne ho visti alcuni in cui bastava fare un passaggio...c'è la possibilità di provare con i due esoneri, e per migliorare utilizzare l'esame finale, oppure semplicemente comunicare al professore la propria intenzione di volersi prendere un pò più di tempo, concludendo l'esame a settembre e conservando i voti ottenuti agli esoneri. peccato per la macchinosità del modulo di iscrizione al corso che avviene esclusivamente via internet, all'indirizzo (questo è importante) http://160.80.91.95/studenti/home.htm . attenzione: il sito è sempre affollatissimo, quindi armatevi di santa pazienza, per trascorrere simpatiche orette davanti allo schermo, leggendo sistematicamente il fatidico errore 404 (cannot load page) di internet explorer...anche se ci proverete la notte alle tre il risultato sarà lo stesso. rasenterete la depressione appena avrà caricato il sito...meno male che qualcuno ha la vaga idea di come le cose colorate siano più stimolanti (...eh,eh! ogni riferimento ad universitor è purameeente casuale!). altra pecca è la possibilità di avere chiarimenti dal professore, magari andandolo a trovare nel suo ufficio, il quale comunque dedicherà sempre una mezz'ora dopo la lezione ai volenterosi novizi della fisica.

il salernitano, rinomato per l'articolo comparso su quark sulle leggi fisiche che regolano la macchinetta per il caffè (la napoletana...), è un ricercatore nel campo dei superconduttori...cosa significa...in realtà sembra che non ci veda proprio bene, mentre il gran furbone è pressochè una lince, a distanze superiori ai 5 metri. attenzione durante gli esami, perchè ho visto annullare un bel pò di compitini...avete presente l'esperienza personale?!?

fondamenti di informatica 2 - prof.m.vindigni

un ex-alunno della nostra università ci insegna qualcosa! un gran simpaticone, con qualche chiletto di troppo, ma che gli dona un aspetto inconfondibile alla eddie murphy, tipo dottor dolittle...solo che lui (dicono) fa gli impicci con le carte di credito, le combinazioni e le banche, al posto di cercare la formula magica per dimagrire. da notare comunque nel suo ufficio il bidone di pesoformula, che fa molto 7 chili in 7 giorni. ci manca solo il vibromassaggiatore a 6 marce e la fascetta da tennista sulla fronte...grande michelone! lui che ha espresso chiaramente pareri postivi su questo sito. lui che anche dopo 12 ore di lezione riesce a risponderti con delle metafore che fanno ridere, e capire. lui che, anche per chi ha iniziato male con la denitto (non me ne voglia...), riesce a riportarti in carreggiata. lui che fa degli esami tutti a crocette con 10 domande (a punteggio variabile, con bonus-malus a seconda del numero di crocette segnate), ognuna con 6 risposte, ovviamente tutte simili, che più trabocchetto non si può! e vabbè, è un pò stretto di voti, i conti li fa il computer con excel e lui non ci mette più mano. ah, dimenticavo, un consiglio: andate sempre a controllare i compiti, perchè vengono corretti al computer. visto che dovrete mettere dei palloni (non pallini) su un foglio separato, che poi viene scansito, il sistema potrebbe sbagliarsi su alcuni palloni...io ad esempio ho scalato di 10 punti esatti...troverete il suo sito, con gli orari di lezioni ed esoneri, su www.uniroma2.it/didattica alla voce m.vindigni (c'è un piccolo motore di ricerca ad inizio pagina). chiedetegli di fare esercizi, perchè (chissà come...) se ne dimentica...avrete un libro fatto delle sue dispense in .pdf, quindi non vi servirà nessun testo, se vorrete potrete ampliare le vostre conoscenze su deitel&deitel, primo o secondo volume. that's all.


il test di idoneità all'inglese: sex, drugs and rock'n'roll!

dopo 1 mese di code e di attese per prenotarsi (dovete andare alla segreteria di lettere per iscrivervi, per poi tornarci ogni giorno per controllare le date) finalmente mi trovo in aula con bellissime ragazze al fianco...quasi un sogno...ma questa è l'esperienza di chi inglese l'ha passato al primo turno, senza corsi aggiuntivi. se avete la lingua sciolta, se avete superato la paura di pronunziare ad alta voce quegli strani versi e anzi, ci mettete anche delle parolaccie e degli intercalari in mezzo, e conoscete anche il dialetto yankee, questa prova sarà una passeggiata.

funziona così: una gentile signorina inglese vi consegnerà dei fogli (voi risponderete cortesemente "thanks...") e inizierà a parlare come una canzone di busta rhymes in cui si aumenti il pitch a +5/+6 (per chi non lo sapesse è una cosa velocissima...):

le prime 20 domande testano la capacità di comprendere il parlato; io ho fatto così: prima che lei parlasse ho letto le risposte tra cui scegliere, in modo da conoscere bene o male l'argomento, e avere degli indizi eventualmente sulle parole non ben comprese;

la seconda parte prevede 60 domande in cui si devono scegliere i vocaboli esatti: aggettivi, pronomi, verbi. ma soprattutto sono richiesti termini di vocabolario. l'ultima parte è quella che richiede più attenzione: si tratta di domande di logica in inglese, con sottigliezze di ragionamento e sfumature semantiche, ed è la parte per cui in genere si impegna più tempo.

ricordo che conclusi la prova con 1/4 d'ora d'anticipo...giusto in tempo per andare a seguire il professor sinestrari e le prime battute di analisi i...era il 25 ottobre.

giuseppe pareschi

algebra e geometria

matrici ed eliminazioni di gauss...pazzeschi!

in fin dei conti l’eliminazione di gauss, "spic e span d’inculambda”" (equivalente a span in q lambda), autovalori e autovettori non sono poi concetti così complessi...basterà svolgere tutti gli esercizi proposti. pareschi è solito utilizzare le proprie dispense durante lo svolgimento del corso, e vi assicuro che ci troverete veramente tutto quello che serve, in maniera chiara e con tanti esempi esplicativi.

peccato che in alcuni casi i caratteri cuneiformi del pazzeschi (di genesi assirio-babilonese sostengono alcuni) non siano di facile comprensione per noi esseri comuni abituati all’alfabeto latino, forse anche per via delle fotocopie un pò sbiadite del fecal-point (o del vostro rivenditore di fiducia...u o t? altro dilemma!): superato questo ostacolo sarete padroni della materia. in genere distribuisce anche dei fogli di esercizi durante le lezioni, e se troverete degli errori nei suoi testi (e ce ne sono...io ne ho fatti presenti 6 o 7) lui sarà ben felice di correggerli con voi. è uno dei professori più disponibili che abbia mai visto.

molta attenzione va dedicata alle dimostrazioni: non le ricorderete mai, ma servono a capire tutte le sottigliezze che valgono punti su punti nei compiti del pareschi: è un po’ pignolo, diciamolo...

le figure illustrano un paio di studi sulla conformazione fisica di pareschi.

il prof in questione, essendo di buon animo (diversamente da molti altri, ma non voglio fare polemica...), vi regalerà la fantastica possibilità di fare 2 esoneri, se si vuole il compito finale, e anche di scegliere quelli che sono andati meglio.

se poi non sarete sazi potrete risolvere tutto con una domandina pre-verbalizzazione. cos’altro dire...parliamo delle leggende su di lui!

troverete il suo studio nel corridoio di quello di sinestrari, quello con tutti i quadri delle costruzioni di un qualche architetto, al piano terra (dai, scherzo: è il palladio!). entrerete, e lui sorridente vi dirà "...sapete, sono un po’ disordinato...", e scoprirete un attaccapanni in un angolo dove in genere tiene le sue magliette boscaiole, a volte anche la scure e la legna ancora da spaccare. il fatto che sia disordinato si capisce anche da un desktop del computer con circa 12357 icone una sull’altra:

come fa a ritrovare i files è un mistero... nella ricerca le sposta sovrapponendole una all'altra. poi c’è la leggenda del "fornaro", che vuole pareschi propretario di un vapoforno come secondo lavoro...(ma queste sono storie già sentite) il gesso e le mitiche buste da lettera da 5 kg (piene appunto di gesso e suoi derivati) le troverete sparse un po’ dappertutto. altra narrazione tradizionale vuole il prof. (muscolosissimo a nostro avviso) reggere la lavagna, o meglio proprio il muro, mentre scrive, per evitare eccessive sollecitazioni strutturali e quindi il crollo dell’intero edificio di sogene (che non sarebbe poi così male...). infine mitologica è la velocità di scrittura e i suoi cambi di marcia, degni del paragone con carletto sinestrari: si dice che il carletto scriva di classe, tutto controllo, mentre il pareschi sia la versione di potenza...infatti vedrete come a circa 45 minuti dalla fine della lezione aumenterà la quantità di lavagne/secondo: vi volterete a guardare qualcuno che passa per un attimo e troverete 4 lavagne in più scritte in meno di 3 secondi !!!

un uomo, un perchè: la stirpe dei question-man.

sapete quegli alunni simpaticoni che devono per forza fare le domande, nel 99 % dei casi stupidissime, nel rimanente 1% proprio idiote, per farsi vedere dal professore? ebbene si, qualche professore ha avuto la faccia tosta di rispondere addirittura male...in genere svicolano o fanno finta di niente...ma quando il question man insiste...

un esempio calzante è rappresentato dall'unico vero originale inimitabile question-man, il nostro, di telecimunicazioni.

fase iniziale:timidamente si alza la mano e si approccia per la prima domanda; visto che il giochetto funziona, si passa ad altre 4783 stronzate...fase intermedia:il soggetto, in preda a complessi narcisistici di onnipotenza, va dicendo in giro "...ma sai, algebra e geometria è banale..."prendendo poi agli esoneri rispettivamente 1,5 e 0,5...essendo poi ovviamente bocciato anche negli altri esami...pensa poi anche di poter fare il comodo suo in aula (tipo fumare): ma visto e sgridato dal professore, arrossendo scappa; in questa fase non possono che partire le offese personali, quali: sei più brutto di un fr**io con le emorroidi...stadio finale: scatta la violenza, per il reiterato abuso di quel dono di dio che è la lingua...le botte, il secchione dell'immondizia rovesciato in testa, scappellotti e addirittura insulti alla famiglia e alla ragazza (che tra l'altro in genere è, scusate se sono troppo esplicito, un gran cesso...); in questa fase l'individuo inizia a reagire alzandosi ed andandosene, con un fare quasi titanico, peccato che si è messo oramai contro 638 studenti che, innervositi dai pessimi risultati, non hanno che voglia di spaccare tutto, o la faccia a qualcuno. così, con la coda tra le gambe, il question-man non può che dileguarsi e cambiare facoltà, o darsi all'ippica volendo.

una domanda stupida, idiozia ad alte concentrazioni, può essere: "ma se metto in palestra 2 pesi da 40 o 4 pesi da 20 cosa cambia?" o cose del genere...sopprimiamoli! la soluzione al problema dalla parte del soggetto: come non sentirsi umiliati in situazioni simili? beh, una soluzione c'è...basta una ragazza (molto carina...ma tanto pure se non è un granchè...massa di depravati!) che distragga i più accaniti punitori del question-man...potrà così questa specie salvarsi dall'estinzione, diventando alla fine anche molto amica dei suoi predatori, o meglio aguzzini.

un classico happy-end, in fin dei conti...volemose bbene!

[nota a posteriori: il question ha abbandonato gli studi in data 1 giugno 2003]


carlo sinestrari

analisi i

un simpatico ragazzetto, mingherlino, occhialetti circolari, si presenta il primo giorno di università spacciandosi per un professore di analisi. volano urli e aeroplanini in quantità industriale. si rivelò invece essere lui l’uomo dal velocissimo braccio destro, dalle meningi biturbo v6 aspirate intercooler 16 valvole che, nelle leggende suburbane, rispondeva al nome di carletto (ricordate la sigla "eeeeh...carletto chi è?"). la sua barbetta algebrica, immediatamente imitata da tutti gli alunni di sesso maschile che potevano permetterselo (compreso io...sapete, è cosi charmant...), dona a chi la porta un aspetto alla camillo benso conte di cavour, ma è così sexy che tutte le ragazze impazziscono, urlando regole di integrazione e derivate fondamentali, come possedute dallo spirito di pitagora.

al di là delle belle favole, il corso giunge fino allo studio delle derivate, per poi approdare (se ci si riesce senza affogare prima ovviamente...) ad analisi 2 con gli integrali (che tra parentesi arrivati alle serie diventa una cosa impossibile...con cui mi ci gioco la pasqua). il 99% di quel che dovete sapere viene applicato negli studi di funzioni, vi li ricordate dalle superiori no? i compiti di sinestrari, per rispettare il suo stile, sono "a crocette", quindi domande a risposta multipla con 6 alternative: 4 distrattori, una stupidaggine madornale e quella giusta...inutile dire che tantissimi errori avvengono solo perché, appunto, si è "distratti" da risposte che variano per delle sottigliezze (boh, io penso ancora che alcune fossero uguali...) e i punti se ne vanno! quindi metteteci veramente il cuore prima di segnare con una x a penna la risposta che per voi è la più esatta. a volte potrebbe anche essere utile motivare con qualche strano simbolo la risposta: non è del tutto lecito, ma vi può aiutare in fase di correzione, perché potrete dimostrare almeno di aver pensato giusto! negli esami ovviamente non vi conviene copiare dal vicino o da amici per 3 ovvi motivi: 1) sinestrari, in collaborazione con perfetti (e chi sennò...) è riuscito a dare ben 235 compiti diversi, spiegandoci anche che tu inserisci degli esercizi nel computer e lui te li divide e te li stampa in modo che nessuno possa copiare o possa trovare qualcuno che abbia un solo esercizio uguale nel raggio di 450 metri (quindi da aula t8 o pp1 agli edifici nuovi o alla romanina...); 2) sinestrari, in collaborazione con perfetti (e chi sennò...e sò 2!) ha un metodo per trovare chi copia, o chi detiene materiale illegale come foglietti o calcolatrici programmabili: quella della lince (detto anche dell’aquila), con i suoi occhiali bionici si dice che riesca a vedere anche nelle cartelle (che comunque vi farà lasciare all’ingresso, quindi doppia fregatura) o attraverso i muri (una specie di radar-sonar-metal detector integrato); 3) a volte il vostro vicino, essendo convinto di sapere, ma preso dal panico per non riuscire a completare un esercizio, vi darà dei suggerimenti a caso...ed è capitato che qualcuno abbia preso un numero che tende a zero (lim voto tende a 0).

il libro consigliato è bertsch - dal passo, che se non vado errato sono due docenti della nostra università; è un testo realizzato discretamente (per non dire che fa schifo, sapete...), certo non privo di errori, che tuttavia riesce nello scopo specialmente per le sezioni dedicate agli esercizi svolti. diciamolo, la teoria e le dimostrazioni sono le cose più "pallose".

viene consigliato di affiancare al questo libro il giusti, dove ci sono gli esercizi, ma se vi devo dire la verità io l’ho comprato e non l’ho mai aperto, anche perché il professore lascia dei fogli di esercizi da svolgere in aula e potrete trovare sul sito del professor perfetti dei file di esercizi in postscript (quindi scaricate 7-8 mega di programma, che poi manco funziona bene...lo odio ‘stò linguagggio! ma pdf no, eh?).

i consigli:

visto che per le leggi del mondo ci deve sempre essere qualcuno che rompe le scatole e fa casino in aula, cercate sempre di stare nelle prime file, visto che le ore di lezione con sinestrari sono utili: se riuscirete a stare attenti vi troverete già a buon punto.

carletto è un professore molto disponibile, se avete dei dubbi o delle domande, o volete semplicemente sapere il perché dell’esistenza (visto che lui conosce gente a tubinga, che se non mi sbaglio è il paese di william friederich hegel), andate nel suo studio.

durante le prove l’unica risposta che vi darà il professore sarà "...questo lo dovrebbe sapere lei..." quindi è pressochè inutile fare la fila e perdere tempo prezioso: gli esercizi in genere sono 9-10 e il tempo è poco (2 ore).

novella 3000: special sinestrari... questi i suoi tratti distintivi:

"l'idea della dimostrazione è..."

le sue dimostrazioni infinite

"carlè, cori... te stanno a rubbà la maghina!" e lui che corre a vedere alla finestra. si gira e dice: "possiedo una citroen ax". la volta seguente invece: "no ragazzi, tranquilli: son venuto in motorino..."


analisi 2 - prof.c.sinestrari

non c'è più che dire sul mio professore di analisi1. carletto ci manchi! chiaro, preciso, disponibile, simpatico, umano. unica pecca è stata l'organizzazione del corso, finita in mano a lele callegari, che (giustamente) negli esami ha inserito tipologie di esercizi da lui svolte nel suo canale. purtroppo noi dell'altro canale ne avevamo visti ben pochi, con risultati prevedibili...quindi consiglio: se le esercitazioni di callegari sono in orari in cui l'altro canale non ha lezione, beh non perdetevele! vi darà anche tonnellate di esercizi in più (riuscirete a costruirvi un bel librettino). se volete passare indenni questo esame vi basterà fare veramente tanti esercizi.

 


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this is copyrighted so you can really steal it.

eventually you will find some crap-pieces of code like "don't right-click" in my escaped! maze.
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an abused colophon - release notes - note di rilascio e sulla pubblicazione dei contenuti
hirudo:holter is technically based on some concepts:

a) a purposedly verbose interface

b) little isometric designs and typographical cameos

c) a fictitious character, website's engine [piko!], insulting the reader

but, what does hirudo mean? how about holter?! and what's the hidden message?

more about hirudo:holter...




InValid XHTML 1.0 / CSS
[piko!] scan rileva 357 utenti on line, tra i quali  663 + 1 cercano inutilmente di nascondersi nelle ultime file. forza, venite al primo banco per l'esame.
08/05/2024 @ 17:19:39
che velocità... [piko!] engine ha prontamente eseguito questo script in soli 88 ms


Titolo

this section contains all the things that made my life what it is.

songs, books, films, artworks, fonts i love, written as lists.

read more...




my delicious inutilities - link log ovvero quel che sto leggendo attualmente

questa funzione è talmente obsoleta che non ho più voglia di aggiustarla.
questa versione di hirudo:holter è in effetti chiusa al 31 dicembre 2011.




last but not least - citazioni ed aforismi
è assurdo classificare la gente in buona e cattiva. vi è gente piacevole, e la gente noiosa.

piko!



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complete online reference - apparatus criticus und catalogue raissonè
image gallery of 17k's works - chaotic colourful and full of remembrences
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